Reisinho con la maglia del Boavista (foto Epa, via Ansa)

Gerard Lopez ha fatto fallire anche il Boavista

Marco Gaetani

L'imprenditore ispano-lussemburghese nel suo curriculum ha già messo a referto un altro fallimento dalle dimensioni epocali: quello del Bordeaux (che tuttora si trova alle prese con i debiti lasciati dalla sua gestione)

“Certe cose succedono soltanto in Italia”, è il ritornello, spesso corretto ma decisamente abusato, che viene intonato nel momento in cui nel nostro sistema calcio qualcosa non va come dovrebbe andare. La realtà è che tutto il mondo è paese. Non si spiega altrimenti l’incredibile parabola di Gerard Lopez, imprenditore ispano-lussemburghese che è appena diventato il volto di copertina del tracollo del Boavista, vale a dire l’unico club portoghese capace di inserirsi nel dominio del terzetto Porto-Sporting-Benfica dal 1947 a oggi, grazie al titolo nazionale vinto nel 2001 con una squadra decisamente operaia ma illuminata dal talento di Erwin Sanchez, trequartista boliviano ribattezzato, per via della sua classe, Platini.

 

Già da qualche tempo, l’aria che si respirava attorno alla situazione finanziaria del Boavista non era delle migliori: dalle notizie delle bollette del centro sportivo non pagate a quelle che riferivano di uno stadio inagibile, anche per via di un mancato pagamento di 7 milioni di euro nei confronti della società che si era occupata della ristrutturazione dell’impianto. Mesi in cui Lopez è rimasto sostanzialmente in silenzio fino alla svolta degli ultimi giorni, l’esplosione finale di una miccia accesa di fatto nel 2021, anno in cui Lopez aveva rilevato i due terzi delle quote del club. Alla retrocessione in seconda divisione, infatti, si è aggiunta la tegola di alcune scadenze bucate in maniera rocambolesca. I giornali locali hanno riportato l’esistenza di un profondo rosso nei conti e del ritardo di un bonifico dall’entità tutto sommato contenuta (2,5 milioni di euro) che rischia di far saltare in aria il club, che negli anni ha accumulato debiti di dimensioni ben più alte. Servivano intanto questi 2,5 milioni per garantire l’iscrizione entro mercoledì, ma non sono arrivati.

 

Fin qui, sarebbe una storia di ordinaria mala amministrazione. Se non fosse che Lopez, nel suo curriculum, ha già messo a referto un altro fallimento dalle dimensioni epocali, quello del Bordeaux, nobile decaduta del calcio francese che tuttora si trova alle prese con i debiti lasciati dalla sua gestione. Un’esposizione che riguarda qualsiasi tipo di creditore: da una celebre catena di alberghi alla società che si occupa di raccolta di dati statistici, dai club che non hanno incassato il pattuito per il passaggio del cartellino dei calciatori fino a società di trasporti, stazioni, radio, studi legali e, a quanto pare, persino viticoltori e panetterie della zona, oltre ai debiti nei confronti di Bordeaux Métropole, la realtà che si occupa del governo cittadino e dell’hinterland.

  

Sul Boavista pende un pignoramento per sette milioni di euro accordato da un tribunale portoghese alla società che ha ristrutturato il Bessa-XXI, il tesseramento dei giocatori è bloccato dalla Fifa per almeno tre sessioni e il presidente Faye, che non ha potere economico, si è trovato di fronte al fatto compiuto. Stava lavorando per costruire la squadra con cui affrontare la seconda divisione, ma pare che il club non disponga dei requisiti nemmeno per l’iscrizione alla terza. La situazione, insomma, non può che peggiorare. Nella speranza che Lopez abbia finito il suo particolarissimo tour europeo.

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