Foto di Christian Bruna, via Ansa 

Consacrazione non scontata

Perché Jacobs deve dimostrare di essere il re ogni volta

Fausto Narducci

Nell'atletica non conta nulla avere le medaglie a casa: devi continuare a vincere. Così il campione mette da parte le nuove scarpe e indossa ancora una volta quelle vecchie. Consapevole (si spera) che l'unico da cui dovrà guardarsi sarà se stesso 

Ci sarà pure una ragione se il direttore tecnico della squadra azzurra Antonio La Torre, uno che misura i risultati come le parole, nel valutare la squadra impegnata fino a domenica agli Europei indoor di Istanbul ha presentato Marcell Jacobs così: “È qui per ribadire che il King è lui, correrà con il coltello fra i denti”. Possibile che l’uomo più veloce del mondo, l’uomo che in due sole stagioni ha costruito un impero mediatico e anche economico, a pochi mesi dall’ultimo titolo europeo di Monaco (che confermava quello olimpico e quello mondiale indoor) non sia ancora un re riconosciuto, che debba mettere da parte lo scettro per impugnare un coltello con cui combattere all’arma bianca in pista? 

 

Signori, è l’atletica: uno sport in cui non ci si adagia mai sugli allori, dove le gerarchie cambiano di anno in anno o addirittura nel passaggio fra la stagione indoor e all’aperto. E soprattutto Jacobs, in quanto sprinter, la sua superiorità deve giocarsela in meno di 10” sui 100 metri e addirittura in meno di 7” in questi 60 metri con cui si chiude la stagione indoor prima di preparare l’assalto al titolo mondiale di Budapest all’aperto, l’unico che ancora gli manca. 

 

Quindi nessun allarme. È semplicemente successo che il più tormentato (muscolarmente) sprinter mondiale si presenti ai 60 indoor di Istanbul di oggi (batteria alle 7,20 e finale alle 18,55 italiane) con alle spalle due sconfitte, contro il keniano Ferdinand Omanyala a Lievin (6”57 contro 6”54) e soprattutto contro il “Carneade” Samuele Ceccarelli agli Assoluti di Ancona (6”55 contro 6”54). Dopo aver malcelato la delusione ai tricolori ammettendo di aver perso l’assetto giusto al punto che “se fossero stati 100 metri anziché 60 mi sarei fermato”, dopo essersi sottoposto a due test tecnici ravvicinati a Francoforte per collaudare le nuove scarpe legate al cambio di marchio, Marcell è sbarcato martedì in Turchia con un gran sorriso ma poca voglia di parlare. Ma guarda caso, alla viglia, ha deciso di tornare alle vecchie scarpe... 

 

Nessuno ha sottolineato però che la sua stagione indoor è stata comunque in crescendo e che, pur lontano dal suo record europeo di 6”41 stabilito l’anno scorso con l’oro ai Mondiali di Belgrado, ha pur sempre il terzo tempo degli iscritti. Davanti, oltre al sorprendente toscano  – che dovrà dimostrare quanto è solido mentalmente in questo primo impatto internazionale assoluto – c’è il 27enne britannico Reece Prescod che sembra rinato a Padova sotto le cure del coach italiano Marco Airale al punto di aver corso in 6”49 a Berlino proprio davanti a Ceccarelli (4° in 6”58). Per il resto, in assenza del tedesco Hartmann (6”53), si dice un gran bene dell’altro britannico Azu e dell’irlandese Olatunde che quest’anno hanno corso in 6”57. 

 

Ma, verrebbe da dire, di cosa parliamo? L’uomo che ha battuto gli americani alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e ai Mondiali indoor di Belgrado 2022 potrà mai preoccuparsi di qualche europeo senza pedigree? Ed ecco la verità: a Istanbul, come in tutte le gare delle ultime due stagioni, Marcell dovrà guardarsi soprattutto da se stesso o meglio da quei fasci muscolari così potenti ma anche così vulnerabili che ci mettono in ansia ogni volta che lo vediamo partire. 

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