Michael Regan/Pool via AP 

In Premier c'è Manchester City-Liverpool, in Italia al massimo il calciomercato

Jack O'Malley

La Serie A ormai si è trasformata in una gara di “segnerei, ma non tiro, tirerei, ma non segno”

L’appeal di un campionato si capisce anche da cosa scelgono di scrivere i giornali sportivi quando le giornate che mancano alla fine sono poche. In Italia ho notato che il calciomercato occupa praticamente lo stesso spazio degli articoli dedicati all’entusiasmante lotta scudetto tra Milan, Napoli e Inter. Dico “entusiasmante” cercando di non rovesciare la birra per le troppe risate. In Serie A c’è una corsa al titolo per sottrazione, una gara di vorrei ma non riesco, segnerei ma non tiro, tirerei ma non segno.

Li capisco, i colleghi che si buttano sul calciomercato: meglio inventare una realtà che non esiste, magari caricando di aspettative messianiche un trasferimento di Raspadori, piuttosto che raccontare una realtà mediocre come l’ultimo Juventus-Inter. Il derby d’Italia, con “Imagine there’s no country” cantata prima della partita per chiedere la pace in un paese dove la gente muore per la propria country – si può essere più sentimentalmente idioti? Domanda retorica, la risposta è no – sarebbe stato un perfetto spot per una delle serie minori del campionato inglese, polemiche sull’arbitro a parte.

 

Buon per voi che potete accendere la tv – fino a che Draghi non la userà per un ricatto morale sulla guerra, of course – e domenica alle 17.30 avete la possibilità di rifarvi gli occhi guardando Manchester City-Liverpool di Premier League, quella sì una sfida per il titolo che vale la pena di non perdere. Citizens e Reds sono reduci da due vittorie nell’andata dei quarti di finale di Champions League, la coppa senza le italiane, e voi mi siete testimoni che ho detto che un’inglese andrà in finale (o avevo detto che vincerà la coppa? Non ricordo). Nell’Europa che conta (come dicono a Rai Sport) ne sono rimaste tre: il Manchester United è stato eliminato agli ottavi da una squadra che rischia di far fare la stessa fine al Bayern Monaco, mentre per fare fuori i campioni in carica del Chelsea sono dovuti intervenire con le sanzioni di guerra, altrimenti col cavolo (Jack aveva usato un’altra parola ndr) che i Blues avrebbero preso le tre pears che hanno preso dal Real Madrid di Benzema e Ancelotti. Lo so, adesso sono saltate fuori email che proverebbero dei pagamenti effettuati da Abu Dhabi verso il Manchester City, ma se fossi in Guardiola starei tranquillo: gli arabi non sono più i cattivi di una volta, adesso anzi si portano un sacco, persino il Qatar non appena aprirà un po’ di più i rubinetti del gas verso l’Europa diventerà buono, e quei divieti di sventolare bandiere arcobaleno e fare effusioni gay in pubblico durante i Mondiali non indigneranno più nessuno. Scommettiamo una pinta?

 

A proposito di pinte, ho segnato nella mia lista dei posti da evitare lo Sports Bra di Portland, in Oregon (e dove se no?), un locale che ha aperto lo scorso primo aprile e che trasmette soltanto sport femminili, e quando non ci sono competizioni sportive femminili non trasmette niente. Un bar che apre non per fare bere la gente ma per lanciare messaggi non è un bar, al massimo è un tweet o una story su Instagram. Il Guardian ovviamente ha dedicato all’inaugurazione un lungo reportage con tanto di foto in cui sui tavoli si vedono molti cocktail, troppe bottiglie d’acqua e una bandiera di Black Lives Matter appesa a una parete. "In realtà mi sono emozionata e ho pianto quando sono entrata”, ha detto una delle prime clienti. Ci credo, avrei pianto anch’io.

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