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Turchia-Italia, l'inutile partita che serve solo all'inamovibile Mancini

Giovanni Battistuzzi

Nella ricerca del capro espiatorio per l'eliminazione dal Mondiale di Qatar 2022, il calciofilo italiano si è dimenticato della professionalità dei calciatori che giocano in Nazionale. La partita a Konya può essere l'occasione per capire di chi si può fare tranquillamente a meno

Avessero potuto evitare di giocare, Italia e Turchia l'avrebbero fatto volentieri entrambe. Che una partita così, dopo quello che è successo la scorsa settimana, serve a nulla. Il Mondiale in Qatar è andato, non ritornerà, nonostante il pissipissi di improbabili ripescaggi buoni solo per non chiudere del tutto la porta all'impossibile. D'altra parte il morale è quello che è, ossia sottoterra, e i pensieri girano altrove, agli obbiettivi di chi paga ogni mese lo stipendio, non certo alla Nazionale.

Perché è in fondo questo la Nazionale. Un qualcosa buono per raccimolare gloria ogni tanto, quasi sempre un intralcio. Non paga la Nazionale, dà lustro quando si vince, ma solo ogni due anni, Europeo o Mondiale poco cambia. Anzi dà lustro se va benissimo, se si vince che altrimenti sono soltanto rogne e seccature. Certo può essere una vetrina buona per raccimolare un nuovo contratto, una nuova squadra, magari di quelle forti, tuttalpiù per ritoccare al rialzo il compenso annuale.

Certo non per tutti è così. Di professionisti seri e inappuntabili fortunatamente ne esistono ancora. Ne giocherebbero anche cento di partite inutili come questa e tutte con la tigna giusta di chi sa che per rispetto della professione deve scendere in campo e fare del suo meglio.

Quanti ne sono rimasti però?

 

In questi giorni di ricerca del colpevole, di individuazione spasmodica del capro espiatorio il calciofilo italiano se l'è presa un po' con tutti. Dai settori giovanili, agli stranieri in Serie A, dal format delle qualificazioni alla Coppa del mondo, ai vertici Uefa. Mancavano Soros, il Gruppo Bilderberg, i vaccini e gli ufo e il quadro era completo.

Nel calderone dei colpevoli c'era finito soprattutto Roberto Mancini, al centro di un altalena di giudizi che andavano dalla dannazione totale alla beatificazione completa - ricordando Wembley - senza passaggio dal via. Non è santo né diavolo il ct. Ha avuto i suoi meriti e i suoi demeriti, primo tra tutti non riuscire a cavare una vittoria tra Svizzera, Irlanda del Nord e Macedonia del Nord, non certo l'èlite del calcio europeo.

Il fatto che c'abbiamo un problema con il "del Nord", tipo Corea ai Mondiali 1966, non è e non può essere una giustificazione, spiace per Mancini.

Non era così semplice fallire una qualificazione con un girone del genere, che a sorteggio appena eseguito venne considerato ottimo - le preoccupazioni ex ante sui sorteggi dovrebbero essere vietate - e da campioni d'Europa. L'Italia c'è riuscita. Poco male, vorrà dire che si farà altro questo inverno, c'è mica solo il calcio.

Per il patatrac azzurro Roberto Mancini ha certamente le sue colpe. Ma non per questo aveva l'obbligo di dimettersi. La Federazione non gliel'ha chiesto, lui ha preferito restare. Se non si caccia un commissario tecnico, non si può pretendere che se ne vada in autonomia. C'è un contratto e un contratto prevede che una delle due parti decida di troncare, altrimenti si va a scadenza.

Le colpe di Roberto Mancini sono altre e riguardano il fatto di aver fatto prevalere l'aspetto tecnico alla serietà professionale. Perché era evidente dalla partita con la Bulgaria (2 settembre 2021) che più di un giocatore aveva inteso la vittoria dell'Europeo come un passaporto universalmente riconosciuto che doveva far scansare gli avversari, lasciando agli Azzurri il pass per i Mondiali di Qatar 2022. Non è andata così. Si è scansato nessuno e la Coppa del mondo toccherà vederla dalla televisione.

La Macedonia del Nord è stata solo l'ultima recita di un teatrino che andava avanti da mesi sotto il maquillage del belgiocobelgioco.

È per questo che Turchia-Italia è tutt'altro che inutile nella sua completa inutilità. Non serve. E proprio perché non serve è fondamentale. Come la bellezza, si direbbe. Come ogni vizio che ci ricorda che siamo vivi.

Turchia-Italia per Mancini è l'occasione di capire chi è un professionista serio (almeno per quelli che sono rimasti sia chiaro, per gli altri vabbé, qualche domanda ce la dovremmo fare e soprattutto il Mancio se la dovrebbe fare) e chi invece è meglio che se ne resti a giocare esclusivamente per lo stipendio. C'è nulla di male a giocare solo ed esclusivamente per chi versa in conto ogni mesi il pattuito. Sarebbe però corretto ammetterlo, farsi da parte ed evitare di propagandare in giro sentimenti patriottici e azzurri assolutamente non richiesti. 

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