Antonelli al lavoro con i ragazzi del Tam Tam basket ammessi nel campionato under 17 eccellenza 

il foglio sportivo

Tam Tam, il basket fa rumore

Bernardo Cianfrocca

Le squadre della società di Castel Volturno sono formate da figli di immigrati. Tutti ragazzi nati in Italia, ma stranieri secondo la legge italiana, ispirata allo ius sanguinis. Proprio per questo non era stata ammessa al campionato. Poi è arrivata l'ennesima deroga

Mazzate pazzesche, un impatto durissimo”. Massimo Antonelli, fondatore della società di basket Tam Tam, non usa mezzi termini per commentare l’esordio della squadra under 17 nel campionato di Eccellenza. Una netta sconfitta, 84 a 22. Se in questi casi il motto di De Coubertin diventa la più banale delle autoconsolazioni, una frase insopportabile da sentire, per la Tam Tam partecipare è davvero più importante che vincere. Perché è stato possibile solo dopo un calvario di sentenze, ricorsi e deroghe concluso il 15 novembre.

La Tam Tam ha sede dal 2016 a Castel Volturno, città in provincia di Caserta con un’alta incidenza di extracomunitari sulla popolazione residente, soprattutto di origine africana. Le sue squadre sono formate da figli di immigrati. Sono tutti nati in Italia, ma stranieri secondo la legge italiana, ispirata allo ius sanguinis. Inoltre, i regolamenti dei campionati giovanili di basket prevedono che le squadre non mandino a referto più di due giocatori stranieri a partita. Una norma pensata per tutelare i settori giovanili, impedendo l’eccessiva compravendita di giocatori all’estero delle società più ricche. In questo caso però, non si tratta di diseguaglianze economiche da arginare, ma di un progetto di riscatto sociale che impedisce a ragazzi in realtà disagiate di essere assorbiti dalla criminalità locale. 

 

Una missione riconosciuta da Gianni Petrucci, presidente della Fip (Federazione Italiana Pallacanestro), che ha concesso alla Tam Tam la deroga per iscriversi per “l’unicità del contesto operativo e riaffermare il valore dello sport come strumento di inclusione e superamento di ogni barriera razziale”. La stessa Federazione aveva però trascurato questo valore, estromettendo la società dal campionato, decisione poi confermata anche dal Tar. Sembrava la fine di ogni speranza, ma la mobilitazione sociale, mediatica e politica ha rovesciato la situazione: “Eravamo scoraggiati, è stata la vicinanza delle persone a tirarci su di morale”, spiega Antonelli, ex giocatore con in bacheca uno scudetto con la Virtus Bologna. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, quello della Camera Roberto Fico e il premier Mario Draghi, passato da aspirante cestista a livelli più ludici, si sono dichiarati felici e soddisfatti per una scelta di buonsenso. “Ci tengo a ringraziarli pubblicamente ma”, insiste Antonelli, “il vero obiettivo è lo ius soli sportivo”.

Uno ius soli sportivo esiste già, ma non dà cittadinanza italiana. Permette ai giovani residenti dal decimo anno di età in Italia di essere iscritti alle federazioni e di partecipare ai campionati ma, se meritevoli, non possono essere selezionati in Nazionale. “Siamo i portabandiera di persone silenziose. Lo sport è un pilastro per i ragazzi, al pari della famiglia e della scuola. Non può essere una fonte di discriminazione”. La missione di Antonelli non pretende di essere esclusiva per la Tam Tam, ma vuole avere una valenza induttiva, dal particolare al generale. Modificare lo status quo per tutti, non restare un’eccezione: “La deroga è stata bella, ma anche i ragazzi la percepiscono come un privilegio”. La stessa dinamica era stata vissuta già nel 2017, quando nella legge di bilancio del governo Gentiloni sbucò la “norma salva Tam Tam”, che permetteva di tesserare giocatori senza cittadinanza italiana. Valeva solo per i campionati regionali: il salto in Eccellenza, competizione di livello nazionale, ha vissuto questo nuovo intoppo burocratico. Il segnale che i princìpi per cui si batte Antonelli non sono ancora radicati: “Per questo non chiederemo più deroghe, il sistema deve essere riformato alla base. Parliamo di ragazzi che hanno sempre vissuto in Italia, destinati a diventare italiani”.
Il 17 novembre Draghi, Petrucci, Malagò e Valentina Vezzali, sottosegretario con delega allo sport, si sono incontrati auspicando uno sport più inclusivo. Troppo presto per capire se possa essere la base di un cambiamento. Nel frattempo la Tam Tam cercherà di vincere la prima partita e, soprattutto, continuerà a far rumore.

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