Intitolare l'Olimpico a Paolo Rossi "sarebbe giusto". Parla Marco Tardelli

Massimiliano Vitelli

“Paolo merita qualcosa di importante" per questo “ogni iniziativa volta a ricordarlo, grande giocatore e grande uomo merita il nostro plauso", ci dice l'ex centrocampista della Nazionale campione del mondo nel 1982

Hanno convissuto il campo, gli spogliatoi di mezzo mondo, le gioie (tante) e i dispiaceri (pochi, ma qualcuno pesantissimo come la drammatica notte dell’Heysel) di due carriere che si sono incontrate sia con la maglia della Juventus sia con quella della Nazionale italiana. Ed ora che Paolo Rossi non c’è più, Marco Tardelli sente terribilmente la sua mancanza. In questi giorni si parla molto dell’idea di intitolargli lo stadio Olimpico di Roma, l’ex-centrocampista bianconero ed azzurro che inventò l’urlo più famoso della storia del calcio mondiale non ha dubbi. “Paolo merita qualcosa di importante – ci dice rispondendoci al telefono da Dubai – lo stadio Olimpico è la casa della Nazionale ed intitolarlo a lui sarebbe non solo bellissimo ma anche giusto”.

 

Quando c’è da parlare di Paolo Rossi, Marco non si tira mai indietro. “Era un ragazzo di una semplicità disarmante, simpatico, ironico, divertente. E poi non alzava mai i toni, non ricordo di averlo sentito dire qualcosa che potesse offendere o far rimanere male qualcuno”.

Tra i mille episodi che hanno vissuto insieme, Marco ce ne racconta uno che porta nel cuore più degli altri. Stiamo parlando di cosa fecero dopo la finale del Campionato del Mondo conquistato in Spagna nel 1982 battendo 3-1 in finale la Germania Ovest. “Devo dire che quella sera fu davvero memorabile. Eravamo euforici, capivamo di aver fatto qualcosa di sportivamente fantastico. Eravamo campioni del mondo, ma faticavamo a crederlo. Quello che però mi colpì fu la sensazione di patriottismo che vivemmo. Pensavamo allora, e lo penso ancora, che avevamo risvegliato l’Italia, l’avevamo unita e resa felice. Credo che quella vittoria sia andata ben oltre il risultato sportivo, fu un passaggio fondamentale per la nazione”. 

 

E Paolo Rossi era uno spasso. “Si, davvero. Non ricordo di chi fu l’idea, ma tra le pazzie che facemmo quella notte ce ne fu una proprio senza senso. Iniziammo a chiamare in Cina fingendo di parlare cinese! Paolo si divertiva come un matto”.

Il rapporto tra i due, compagni nella Juventus per cinque stagioni, divenne così solido che oggi Tardelli parla di Rossi come di “un fratello”. E proprio Dubai, dove si trova Marco in questo momento, fu teatro di una serata davvero unica. “Qualche anno fa ci ritrovammo qui con Paolo e Francesco De Gregori. Improvvisammo una specie di concerto, fu davvero fantastico. Ma la verità è che di storie ed episodi vissuti con lui ne potrei raccontarne centinaia. Tutti bellissimi, solo uno è triste, cupo e bruttissimo: quello in cui ci ha lasciato”.

 

Intanto, a Prato, in piazzale della Cipresseta, lo scorso 8 novembre è stata posizionata una statua in onore e memoria di Paolo Rossi. Realizzata dall’artista Elisa Morucci, la scultura è alta circa due metri ed è composta da un basamento in marmo verde delle Alpi e un mezzobusto che raffigura il Pablito nazionale. “Ogni iniziativa volta a ricordare Paolo, grande giocatore e grande uomo merita il nostro plauso. Certo, intitolargli lo stadio Olimpico sarebbe il massimo. Spero davvero che questa idea possa presto diventare realtà”.

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