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Le porte girevoli di Euro 2020. Un anno dopo

Federico Giustini

Protagonisti che potevano non esserci e assenti che invece ci sarebbero stati. Così la pandemia ha cambiato i piani nel calcio continentale

La notizia dello slittamento di Euro 2020 all’anno successivo arrivò negli stessi giorni in cui tra i calciatori iniziò a dilagare la challenge dei palleggi con la carta igienica. Quei brevi video girati nelle loro abitazioni invitavano la gente comune a rimanere a casa, in attesa di momenti migliori. Lo spostamento della competizione al 2021 sembrò a tutti una decisione ovvia, ma le conseguenze pratiche della decisione dell’Uefa si sono rivelate meno scontate e alcuni potenziali protagonisti degli Europei si sono trovati di fronte a delle porte scorrevoli.

Il caso più eclatante è quello di Sergio Ramos, sceso in campo soltanto cinque volte nel 2021 con la maglia del Real Madrid dopo che nella precedente stagione aveva messo assieme 44 presenze e segnato 12 gol. In lockdown il difensore andaluso aveva compiuto 34 anni e l’idea di un calo di rendimento non lo sfiorava nemmeno. Ma nelle recenti settimane si è visto chiudere in faccia le porte del Santiago Bernabeu dopo 16 anni e ora sta seguendo gli Europei da casa. Il ct spagnolo Luis Enrique non se l'è sentita di portarlo con sé, visto lo scarso minutaggio accumulato dal suo capitano. L'ex allenatore di Roma e Barcellona ha fatto scelte drastiche, escludendo tutti i madridisti e l’acclamato - da media e tifosi - Iago Aspas, decidendo di puntare su alcuni giocatori che un anno fa non facevano parte del giro della sua nazionale. Del resto il talento cristallino del 2002 Pedri, al termine della stagione 2019/20, si era manifestato soltanto sui campi di Segunda División. Il fantasista del Barcellona è sin qui partito sempre titolare ed è il faro del gioco della Roja. Altrettanto decisivo è il contributo di Azpillicueta, campione d’Europa in carica con il Chelsea e assente in nazionale dal novembre 2018, ma l’eroe nazionale in questi giorni è il portiere Unai Simon, il cui debutto con la nazionale maggiore è datato 14 novembre 2020.

Per superare la Spagna Roberto Mancini molto probabilmente non impiegherà dall’inizio Locatelli e Pessina, a cui comunque potrebbe affidarsi a gara in corso. Sebbene il loro 2019/20 si sia rivelato positivo, difficilmente i centrocampisti di Sassuolo e Atalanta avrebbero trovato spazio tra i 23 (ora 26) del ct. Un anno in più ha giovato anche a Berardi, sparito dai radar azzurri dopo l’amichevole di novembre 2018 contro gli Stati Uniti e ricomparso con tutt'altra consapevolezza a ottobre 2020. La sfortuna si è abbattuta nuovamente su Zaniolo, quasi sicuramente assente se si fosse giocato un anno fa e fiducioso per un po' di esserci nel 2021 dopo un finale di stagione convincente. Il trequartista della Roma però si è infortunato di nuovo a settembre ad Amsterdam contro l’Olanda e si spera torni a disposizione di Mancini per le qualificazioni a Qatar 2022 e per le Final Four di Nations League.

Le buone performance della nazionale inglese non stupiscono vista la quantità di ottimi giocatori a disposizione di Southgate. Lo spostamento dell’Europeo ha però consentito a Phillips, Shaw e Grealish di ritagliarsi un ruolo da protagonisti: a marzo 2020 il primo si accingeva a guadagnare la promozione in Premier con il Leeds; il terzino del Manchester United poteva, con uno sforzo di ottimismo, al massimo sperare di ritrovare la forma dei tempi migliori e la fiducia del ct; l’irregolare fantasista dell’Aston Villa non era ancora il beniamino dei tifosi inglesi, in grado di scatenare il boato di Wembley una volta inquadrato sui maxischermi del leggendario stadio. Ora contenderanno un posto in finale alla Danimarca, che se si fosse giocato nel 2020 avrebbe avuto Hareide come ct e non il suo successore già annunciato Hjulmand. Tra i danesi né Maehle, né Damsgaard, oggi insostituibili, avevano mai indossato la maglia della nazionale maggiore prima di settembre 2020.

Allargando il discorso alle squadre eliminate, viene difficile pensare che Gosens un anno fa potesse diventare argomento di una conversazione tra Mario Draghi e Angela Merkel, indipendentemente dalle vicissitudini politiche italiane, per cui magari l’esterno tedesco nutre anche un sincero interesse: il debutto dell’atalantino agli ordini di Löw è datato 3 settembre 2020 e il passaggio al 3-4-2-1, a lui più congeniale, non era ancora definitivo. Della pace tra Deschamps e Benzema, e della conseguente convocazione del centravanti del Real Madrid, invece non è dato sapere se esistessero già i presupposti. Le prestazioni dell’attaccante francese erano tuttavia di alto livello già da parecchio tempo.

Oltre al già citato Sergio Ramos, problemi di natura fisica non ci hanno permesso di godere della classe e dell’energia dello spagnolo Fati, della forza imperturbabile del difensore olandese Van Dijk, del piede destro particolarmente educato dell’inglese Alexander-Arnold, dell’opportunismo sotto porta del belga Origi.

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