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Il Foglio sportivo

Walem mette le mani avanti: “Il Belgio non è favorito”

Francesco Gottardi

Intervista all’ex di Udinese e Parma: “Temo Spinazzola. Mancini ha portato identità agli Azzurri, ma noi stiamo sognando: ora o mai più”

Johan Walem è talmente legato al nostro paese da stoppare subito l’incipit di intervista in inglese: “Italiano, prego. Ho ancora casa laggiù”. Ci mancherebbe. Quattro stagioni nella Serie A più bella di sempre non si dimenticano, “che fantastica cavalcata, quel terzo posto con Zaccheroni”. Oggi l’ex centrocampista di Udinese e Parma ha 49 anni, è diventato allenatore – fino al 2020 sulla panchina del Belgio U21, ora guida le ragazze dell’Anderlecht – e da Bruxelles racconta al Foglio Sportivo la grande attesa. Per lui, una partita speciale: “E per entrambe le squadre, quanto sarà delicata. La gente da queste parti è entusiasta: non abbiamo mai avuto una Nazionale così forte. Ma il Belgio ha sempre sottovalutato gli Azzurri”, memorandum 2016. “Toccherà fare i conti anche con le condizioni di Eden Hazard e De Bruyne, mentre questa Italia fisicamente sta bene. È un gruppo giovane, in fiducia, con tanto ritmo e voglia di imporre il proprio palleggio. Ci metterà in difficoltà”.

 

La chiave del match? “L’identità portata da Mancini. Sarà una spina nel fianco”, letteralmente, Leonardo Spinazzola, “per tutta la difesa belga: calcio veloce, con movimenti difficili da seguire e sovrapposizioni continue sugli esterni. Non so se siamo noi i veri favoriti”. Mani avanti, anzi no. “Gli Azzurri oggi hanno qualcosa in più, ma in partita secca può succedere tutto. Romelu e compagni restano micidiali in contropiede. E hanno imparato a soffrire: con il Portogallo è stata una vittoria cinica anche se poco brillante. Finora il bel gioco ci aveva portato grandi complimenti. Ma nessun trofeo”. Sassolone nella scarpa. “Tutti stiamo sognando, ora o mai più: è una delle ultime occasioni per veder vincere questa generazione d’oro”.

 

Perché di questo si sta parlando. Vertonghen, Witsel, Alderweireld, Hazard, Mertens, Lukaku: i sei giocatori più presenti nella storia della Nazionale sono tutti in attività. Rovescio della medaglia: gli undici scesi in campo agli ottavi hanno oltre 30 anni di media. Nella lista dei convocati infatti non c’è traccia delle nuove leve, che sotto la guida di Walem avevano giocato l’Europeo U21 nel 2019: “Due o tre di loro potrebbero esserci benissimo”, spiega l’allenatore. “Ma a parte Jérémy Doku”, promettente 19enne del Rennes, “il ct Martinez ha deciso di puntare tutto sull’esperienza. Lo posso capire: l’abbondanza è il dilemma che vorremmo avere sempre. E il ricambio generazionale prima o poi ci sarà. Su questo il Belgio può stare tranquillo”.

 

Questione di metodo. A Bruxelles l’hanno capito sulla propria pelle, dopo un decennio abbondante di vacche magrissime fino al 2014. “Come abbiamo fatto a ricostruire? È un po’ un miracolo, perché certi talenti sono fuori dal comune. Ma dietro c’è tanta programmazione. I club stanno facendo un lavoro importante e di impronta internazionale, spingendo i giocatori a fare esperienza all’estero. Mentre la nostra Federcalcio ha iniziato a investire sistematicamente nelle infrastrutture e nei settori giovanili. Poi c’è un valore aggiunto: la multiculturalità, finalmente accentuata e valorizzata. Abbiamo due lingue e messo da parte i vecchi dualismi”. Il nucleo di origine extracomunitaria è ormai la maggioranza relativa dei 26. E quasi un cuscinetto benefico fra valloni e fiamminghi: nove calciatori a Euro 2020, i soli fratelli Mpenza ai tempi di Walem. “Vero”, sottolinea lui, “oggi il popolo belga si ritrova nella sua Nazionale senza distinzioni. Ma dentro allo spogliatoio, anche noi come spirito non avevamo nulla da invidiare”.

 

Flash: Johan in Giappone, Mondiale 2002. La 10 sulle spalle, punizione all’incrocio più assist contro la Russia, Diavoli rossi agli ottavi: “Il massimo che si può sognare da calciatore. Eravamo un bel gruppo, senza particolari individualità. E grazie al lavoro di squadra siamo anche riusciti a dare filo da torcere al Brasile di Ronaldo”, con tanto di gol di Wilmots inspiegabilmente annullato. Vendetta servita da De Bruyne nel 2018. “Già. Mica avevamo i fenomeni di oggi”. Attenta, Italia. Parola di un vecchio amico.

 

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