Foto LaPresse

Euro 2020

Un altro 3-0 per l'Italia di Mancini, Svizzera ko e ottavi in tasca

Piero Vietti

La serata di Roma è tutta di Manuel Locatelli: doppietta. Ciro Immobile chiude una partita finita già dopo 55 minuti. La Nazionale è bella, quasi noiosa nel suo sapere gestire il vantaggio senza soffrire

Italia-Svizzera finisce già dopo 55 minuti, i 35 restanti sono accademia, bel gioco, occasioni sprecate e aneddoti dei telecronisti sul caldo che fa (qui si è vista su Sky, con Caressa e Bergomi, non sappiamo quanti nomi ha sbagliato Paola Ferrari in Rai). Intervistato dal Foglio a inizio Europeo, Giaccherini aveva detto che il Giaccherini di quest’anno sarebbe stato Berardi. Vero, l’attaccante del Sassuolo conferma quanto di ottimo visto contro la Turchia, ma la serata è tutta di Locatelli, la cui famiglia era stata intervistata quasi per intero la sera prima a Calciomercato l’Originale (da qui la prova scientifica che Alessandro Bonan porta fortuna). Doppietta del centrocampista, un gol per tempo, uno a conclusione di un’azione iniziata da lui e conclusa a un metro dalla porta, e un altro con un tiro da fuori area basso all’angolino, bravissimo ma lasciato più solo di uno studente in dad durante il lockdown dalla difesa svizzera.

L’Italia di Mancini è bella, quasi noiosa nel suo sapere gestire il vantaggio senza soffrire. Eppure la partita era iniziata con la Svizzera all’arrembaggio, Caressa che parlava della circonferenza dei polpacci di Shaqiri e Chiellini infortunato dopo essersi visto annullare un gol (giustamente, giocava a palla avvelenata più che a calcio). “E’ un gruppo molto unito” è la frase di rito che si dice quando non si sa che cosa dire quando si parla degli Azzurri, e come per ogni luogo comune che si rispetti è vero.

Nel primo tempo Acerbi non fa rimpiangere il capitano infortunato, Spinazzola corre più delle azioni della Coca Cola il giorno dopo la scenetta di Ronaldo, la Svizzera ci impensierisce solo sulla corretta pronuncia di Embolo (con l’accento alla fine o senza?). Siamo talmente sicuri di noi stessi che ci permettiamo di giocare quasi con sufficienza a fine primo tempo - un esterno di Insigne in attacco e una finta di Di Lorenzo in difesa farebbero bestemmiare in altre circostanze, oggi fanno sorridere.

Il secondo tempo è una fotocopia del primo, la Svizzera prova ad attaccare, noi segniamo. Caressa usa la metafora dell’Emmenthal per dire come il gioco dell’Italia ha tagliato la difesa, noi lo perdoniamo perché quello che vediamo in campo è troppo bello. L’allenatore della Svizzera, Petkovic, è rosso in tinta con la sua cravatta, Beppe Bergomi sintetizza il gioco di Mancini così, “Pum pum palla avanti palla dietro”, poi ci spiega che “Locatelli è anche un bravo ragazzo” perché una volta è andato a salutarlo. La partita si addormenta, non corriamo pericoli, Donnarumma ci ricorda che esiste e ha un senso con due parate al 62’, l’unico brivido è un tiro di Shaqiri, ma poi l’arbitro ferma tutto per un fuorigioco di un quarto d’ora prima.

Immobile sbaglia due gol alla Immobile, gente con parrucche improbabili smoccola in tribuna, e appena i telecronisti iniziano a parlare di afa e cielo coperto Ciro fa il 3-0. Siamo già qualificati agli ottavi, domenica con il Galles capiremo se da primi o da secondi. Siamo forti, presto vedremo se all’altezza delle più forti.

Di più su questi argomenti:
  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.