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Giro d'italia. Vince Giacomo Nizzolo dopo un'attesa di 139 tappe

Giovanni Battistuzzi

Il velocista milanese dal 2012 a ieri aveva collezionato 11 secondi posti e 5 terzi posti. È riuscito a vincere oggi recuperando negli ultimi metri Edoardo Affini che oggi ha provato a beffare i velocisti nella maniera più coraggiosa e scriteriata, quella tipica dei finisseur

Una rincorsa di centotrentanove tappe, per trovarsi pronto alla centoquarantesima. Tanto ha dovuto aspettare Giacomo Nizzolo prima di vincere una tappa al Giro d’Italia. C’è riuscito a Verona, al termine della tredicesima tappa dell'edizione 2021.

Tra la prima e la centoquarantesima si sono sommati 11 secondi posti e 5 terzi posti. Fosse il Giro una gara di regolarità il velocista milanese sarebbe da primato.

A contare però, almeno per la memoria storica, sono i successi. Gli albi d’oro riportano i primi, degli altri si perdono spesso le tracce, chi ha visto da vicino le spalle dei vincenti viene offuscato. Passa in secondo piano, indipendentemente da quanto lo abbia fatto dannare sui pedali.

 

Sarebbe stato un peccato che l’abilità nelle volate di Nizzolo si fosse perduta nei rivoli del ciclismo. Non è successo. La casella affianco alla dicitura “Numero di tappe vinte al Giro d’Italia” non sarà più zero, ma uno. Questo basta per garantire a chi verrà tra molti anni di indagare sul corridore, di accorgersi di quante volte abbia sfiorato la vittoria senza coglierla, delle due maglie ciclamino conquistate sinora in carriera.

La felicità di Nizzolo è però il rammarico di Edoardo Affini. Secondo secondo posto per lui in questa corsa rosa. Ma se il primo era prevedibile, a cronometro va forte ma Filippo Ganna di più, questo non lo era altrettanto. Il corridore mantovano lo ha conquistato nella maniera più coraggiosa e scriteriata, quella tipica dei finisseur, quel genere di corridori sempre a rischio d’estinzione che ogni tanto provano a rendere reale l’improbabile, seguono la matta idea di fregare i velocisti. Funziona quasi mai. Ma quando accade è un colpo gobbo storico, l’evidenza che nulla è davvero impossibile, neppure andare più veloce dei corridori più veloci in gruppo.

Edoardo Affini ha superato lo striscione d’arrivo qualche metro dopo Nizzolo, la mattata non è riuscita, ma per un soffio. Quello che però è riuscito a scombussolare i piani di molti velocisti. Dallo stupore del materializzarsi del rischio della beffa, il corridore del Team Qhubeka ASSOS e Peter Sagan sono stati i più lesti a destarsi. Gli altri ci hanno messo qualcosa di più, abbastanza per perdere il momento giusto per accelerare.

Domani tempo di stupirsi non ce ne sarà. Lo Zoncolan non è luogo per assopimenti.

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