Il dipinto “Sunderland vs Aston Villa” di Thomas M. M. Hemy (anche noto come A Corner Kick), 1895 (Wikipedia)

palloni paralleli

Tra polemiche e scissioni, non solo la Superlega

Maurizio Stefanini

Nel 1908 in Italia si tennero ben tre campionati, e solo per cinque squadre

Campionato ginnastico contro campionato dei club all’inglese. Campionato italiano contro campionato federale. Campionato “decauville” contro campionato della Confederazione Calcistica. Futebol varzeano contro Futebal oficial. E, ovviamente, Football Association contro Rugby Football Union, all’alba di tutte le cose. Furono per problemi di durata delle partite, di nazionalità dei giocatori, di formula dei gironi, di tipo di campo da gioco, e - prima di tutto - per un problema di calci negli stinchi. Però il fantasma dei campionati paralleli, oggi evocato per l’imbroglio della Superlega, in passato fu realtà, in vari paesi. Il calcio moderno nacque appunto dal superamento di queste scissioni.

 

Ma iniziamo con una domanda: chi ha vinto il primo campionato italiano? Il Genoa nel 1898!, è la cosa che risponderanno quasi tutti in automatico. E invece no: fu l’Udinese, l’8 settembre 1896. A Treviso, dopo tre giorni di un torneo interprovinciale ginnastico in cui è compreso per la prima volta un campionato di football. In finale, la Società Udinese di Ginnastica e Scherma batte la Società Ginnastica di Ferrara per 2-0, e riceve un gonfalone di seta ricamato a mano, in oro, con sul labaro la scritta: “Prima gara nazionale di giuochi ginnasti, campionato nel giuoco del calcio (Foot Ball)”.  Secondo La Patria del Friuli del 9 settembre 1896 “alle partite, bellissime e interessantissime, assisteva molto pubblico che plaudì ai bravi e forti giocatori”.  Partecipanti al torneo anche la Società Ginnastica Velocipedistica Trevigiana, il Pio Istituto Turazza e il Vittorio Veneto. Formazione vincente: Giovanni Bissatini, Gino Chiussi, Giovanni Battista Kösnapfel, Ugo Pellegrini, Emilio Milanopulo, Luigi Del Negro, Gino Plateo, Friulano Spivach, Antonio Dal Dan, Augusto Tam, Efisio Tolu.

 

Informazioni più scarse ci sono sul torneo del 1897. La “Storia sociale del calcio in Italia” di Antonio Papa e Guido Panico si limita a ricordare che “fu proclamata campione d’Italia di calcio la Società Ginnastica di Torino”. Ma un articolo della Stampa del 19 settembre 2003 riferiva invece di una vittoria dell’Alessandria. Il 15 agosto del 1898 si tiene poi a  Torino il IV° concorso nazionale della Federazione Ginnastica. Papa e Panico riferiscono di quattro partecipanti e della Società Ginnastica di Torino che sconfigge in finale la Palestra Ginnastica Ferrara. Sul “Corriere dello Sport” del giorno si parla invece di soli tre partecipanti (il terzo è la Società Udinese di Ginnastica e Scherma) e di una vittoria ferrarese.

 

L’8 maggio la stessa Società Ginnastica di Torino ha partecipato a una competizione a Torino con Genoa, Internazionale Torino e Foot-Ball Club Torinese. Vincitore il Genoa, è registrata come primo campionato ufficiale. In realtà non dà uno scudetto ma una Coppa duca degli Abruzzi, da assegnare in via definitiva dopo tre vittorie. Il Genoa infatti se la porta a casa dopo aver prevalso anche nel 1899 e 1900.

 

Qual era la differenza? Quelli iniziati nel 1896 erano organizzati dalla Federazione Ginnastica Nazionale Italiana; quelli iniziati dal 1898 erano organizzati dalla Federazione Italiana Football, poi divenuta nel 1909 Federazione Italiana Giuoco Calcio. L’attuale Figc, che pur venuta dopo si considerava già allora l’ortodossia. Era stata infatti fondata attorno a quello che Papa e Panico definiscono “calcio dei consolati”: squadre create da residenti inglesi. Come è noto la decana ne fu nel 1893 il Genoa Cricket and Athletic Club, poi diventato Genoa Cricket and Football Club. Caratteristica di queste squadre era di avere spesso nomi inglesi: non solo il Genoa ma anche il Milan, il Naples o il Roman.

 

  

Il Genoa primo vincitore del neonato campionato italiano di « football » nel 1898 (Wikipedia)

 

Il “calcio ginnastico”, come lo definiscono Papa e Panico, nasceva invece all’interno della fitta rete di società ginniche che si era diffusa in Italia secondo una moda dell’epoca. Alcune di queste società avevano pubblicato manuali, in cui però le regole del calcio erano spesso modificate. In particolare, il calcio ginnastico si articolava in due tempi di 30 minuti l’uno, con un supplementare di 10 minuti in caso di parità. Il calcio di inizio si poteva poi battere in ogni direzione. Il fallo di mano veniva punito con un goal contro: così fu segnato il primo dell’Udinese alla finale del 1896. Le porte erano larghe circa quattro metri e non erano delimitate da pali, ma da bandiere. Le dimensioni del rettangolo di gioco erano ridotte. Gli arbitri erano due e intervenivano solo qualora non ci fosse accordo fra i due capitani delle squadre.

 

La Ginnastica Torino dimostra che chi vuole può partecipare a tutte e due le varianti. Nel 1899 e 1900 si fa solo il campionato della Fif, in entrambe le edizioni vinto dal Genoa. Ma dal 1901 si ricomincia con due campionati paralleli: quello della Fif, con la nuova Coppa Fawcus, lo vince il Milan; quello della Fngi la Società per l’Educazione Fisica Mediolanum. Nel 1902 vincono da una parte il Genoa e dall’altra ex aequo Andrea Doria e Milan. Nel 1903 c’è il solo campionato Fif, vinto dal Genoa. E quell’anno l’accettazione del regolamento standard da parte della Fngi lascia intendere una volontà di confluenza.

 

Nel 1904, però, si riprende con i campionati paralleli, sia pure ormai a regolamento comune. Vincono Genoa (che con il terzo successo si porta a casa la Coppa Fawcus) e Milan. Nel 1905 la Juventus vince la nuova Coppa Spensley della Fif e il Milan il campionato Fgni. Nel 1907 e 1908 il Milan fa due doppiette. Da notare che mentre il campionato Fif è però tutto incentrato su squadre di Piemonte, Liguria e Lombardia nella Fgni per due volte arriva secondo il Vicenza. E nel 1908 arriva prima il Venezia: seconda la Pro Vercelli, che però vince il suo primo campionato Fif.

 

Questo passaggio di mano tra squadre “inglesi” e una “ginnica” è significativo, e infatti c’è sotto la decisione della Fif di italianizzare il campionato, escludendo i giocatori stranieri. All’assemblea del 20 ottobre 1907 il presidente dell’Andrea Doria Oberti ha presentato l’idea di due competizioni parallele: una “italiana” riservata ai soli giocatori nazionali, cui assegnare il titolo di campione d’Italia e la nuova Coppa Romolo Buni; una “federale” aperta anche agli stranieri e da premiare col titolo di Campione Federale e con la Coppa Spensley. Torino, Milan, Libertas, Genoa e Naples protestarono. Quando si tiene l’assemblea ordinaria Genoa, Milan e Torino non partecipano. Al campionato italiano si presentano solo Pro Vercelli, Juventus, U.S Milanese e Andrea Doria, con la già citata vittoria della Pro Vercelli. Al Campionato Federale il Milan prima si iscrive ma poi si ritira, e restano solo Juventus, che vince, e Andrea Doria. Insomma, nel 1908 in Italia si tengono ben tre campionati paralleli. Poiché il campionato “ginnastico” non menziona una terza classificata, può voler dire che c’erano solo Venezia e Pro Vercelli. Insomma, tre campionati con in tutto cinque squadre!

 

  

 

La situazione è manifestamente assurda, e così già a settembre le società di Milano si riuniscono per discutere sui due campionati. L’idea è di chiamarli  Campionato Italiano Nazionale e Campionato Italiano Federale. All’assemblea de novembre 1908, però, si lascia la denominazione di Campionato Federale, tacitando il Milan col dargli la Coppa Spensley pur con due sole vittorie. Indignati per il “tradimento” della squadra, alcuni soci del Milan favorevoli alla libera presenza di stranieri il giorno dopo  se ne vanno sbattendo la porta, e fondano un nuovo club che proprio per questo si fa chiamare Internazionale.

 

L’Inter si iscrive dunque al campionato federale: con Milan, U.S Milanese, Genoa, Andrea Doria, Torino, Juventus, Pro Vercelli e per la prima volta una squadra veneta. Proprio il Venezia vincitore l’anno prima del campionato ginnastico, e che quell’anno invece non si disputa. Vince la Pro Vercelli, che però ha partecipato con una formazione tutta di italiani. La stessa Pro Vercelli assieme a Genoa, Milan, Torino si ritirano dal successivo Campionato Italiano a calendario già compilato, mentre l’Inter non si iscrive proprio. Partecipano solo U.S. Milanese, Andrea Doria, Juventus, Piemonte e Vicenza e vince la Juventus. Ma poiché  la Pro Vercelli  ha giocato con soli italiani, si decide che è il suo l’unico titolo valido.

 

Nel 1910, spiega il Corriere della Sera, “un’altra novità di quest’anno è l’abbinamento del campionato federale con quello italiano in un solo ed unico campionato: ogni squadra, all’atto dell’iscrizione ai campionati federali, indica se intende concorrere anche a quelli italiani. Così se una squadra, composta esclusivamente di campioni italiani, riuscisse a classificarsi in testa ai prossimi campionati, verrebbe ad esser detentrice di entrambi i titoli di Campione federale e campione italiano 1910. La medesima squadra, classificandosi p.e. sesta, dopo battute le altre squadre italiane concorrenti, sarebbe sesta classificata nei Campionati federali e prima in quelli italiani”. Il girone unico vede in effetti la prima vittoria dell’Inter, mentre campione ginnastico è l’Andrea Doria.

 

Nel 1910-11 il campionato della Fgci ridiventa anche formalmente unico: lo vince la Pro Vercelli. Campione ginnastico è la Istituzione comunale Marcantonio Bentegodi di Verona. Nel 1912 vincono Pro Vercelli e Andrea Doria. E ancora nel 1913 Pro Vercelli e Andrea Doria. Ma tra 1900 e 1907 la Fngi aveva perso Nuoto e Atletica Leggera, che erano diventate federazioni autonome.

 

Il 15 maggio 1910 la Figc fa esordire la Nazionale. E nell’agosto di due anni dopo viene approvata la riforma per cui al campionato della Figc vengono fatte partecipare anche squadre del centro-sud, facendolo diventare per la prima volta davvero nazionale. A questo punto la Fngi getta la spugna. I suoi titoli non sono riconosciuti dalla Figc, come d’altronde non sono riconosciuti i due campionati vinti dalla Juventus nel 1908 e 1909.

 

Ma il campionato nazionale iniziato nel 1911-13 col tempo si fa sempre più pletorico: nel 1920-21 si sfidano 88 squadre, di cui 64 del Nord e 24 del Sud, attraverso gironi regionali, semifinali interregionali e finali, e finalissima tra i vincitori delle due zone. Oppresse dalle troppe trasferte e da un calendario interminabile, gli “squadroni” incaricano Vittorio Pozzo, futuro grande allenatore degli Azzurri, di studiare una nuova formula. La sua idea è quella  di dividere le squadre del Nord tra quattro serie in base a “valore tecnico del momento, anzianità, saldezza finanziaria”, con retrocessioni e promozioni, provoca la rivolta di 40 club “piccoli”, che bocciano la riforma. A quel punto sono i 24 squadroni a votare la secessione.

 

Nel 1921-22, dunque, ci sono due campionati. Da una parte quello della Figc, con le 40 squadre del Nord  più sei toscane. Sfottuto come “campionato decauville”, paragonato ai trenini a scartamento ridotto, è vinto dalla Novese. I 24 club maggiori del Nord più 31 meridionali fanno invece il campionato della Confederazione Calcistica Italiana, vinto dalla Pro Vercelli. Il 6 novembre 1921 la Nazionale va in campo solo con giocatori Figc, ma presto le trattative iniziano, in modo da integrare nelle tre partite successive rispettivamente 7, 6 e 8 giocatori della Cci. La Figc inventa anche una Coppa Italia, che viene vinta dal Vado. Ma il netto successo di pubblico e incassi è degli scissionisti, e favorisce infine il rientro della Cci su una formula per il Nord di 36 squadre su 3 gironi, di cui però solo 11 del “campionato decauville”. E’ l’inizio del processo che per il 1929-30 porterà al Girone Unico. La Coppa Italia tornerà solo nel 1935.

 

   

Lo Sheffield Fc (qui in una foto del 1876) è il più antico club di calcio tuttora attivo, fondato nel 1857 (Wikipedia)

 

Questa è la storia italiana, ma non è una storia solo italiana. Nei Paesi Bassi, ad esempio, a inizio Novecento tra le squadre dilettantistiche c’era una netta divisione tra cattolici che giocavano di domenica e protestanti che giocavano il sabato. E in Brasile il calcio nacque con una distinzione tra un circuito “normale” e uno “varzeano”, così chiamato in quanto i campi di gioco erano ricavati nelle várzeas, le spianate ai bordi dei fiumi che attraversavano la città. E naturalmente, all’origine di tutto c’è il Football: gioco inglese di origine medioevale, in cui i palloni potevano essere presi in mano o a calci, e  in cui era ammesso non solo il placcaggio (tackling), ma pure i calci negli stinchi (hacking). Fino a quando la scoperta della gomma vulcanizzata a metà 800 non permise di realizzare palloni regolari che, se rotondi, potevano essere calciati con precisione; se ovali, potevano essere afferrati con altrettanta precisione. Ogni college nel tempo aveva sviluppato una propria interpretazione. Man mano che i palloni si precisavano, qualche scuola iniziò a trascrivere le proprie regole. Nel 1846, in particolare, le “Trentasette Regole del Football giocato nella Scuola di Rugby”, che teneva alla tradizione più dura. Nel 1861 un opposto regolamento di Charterhouse, che avendo campi in pietra e non in erba consigliava di evitare il contatto fisico e di colpire la palla col piede.

 

Il 23 ottobre 1863 i rappresentanti di undici squadre londinesi si riuniscono presso la Freemason’s Tavern del quartiere di Holborn, per tentare un ennesimo accordo. Fra di essi, i capofila delle due correnti opposte: il Blackheath e il Forest. Viene fondata una Football Association, che però il 24 novembre si riunisce di nuovo per decidere sul punto più controverso: calcio negli stinchi si o no?  La maggioranza dice di no. Indignati per quell’innovazione che rischia di snaturare lo spirito di uno sport che non è “né per francesi e né per signorine”,  i partigiani dell’hacking fanno scissione.

 

Qualche anno dopo, nel 1867, il Richmond Fc spedisce agli altri club non conformi una lettera in cui dichiara di rinunciare allo hacking. A sorpresa, arriva l’adesione del Blackheath. Ne viene un movimento con cui il 26 gennaio 1871 venti club fondano la Rugby Football Association: senza più calci, ma con placcaggi e palla in mano. Da federazioni parallele ne sono così venuti addirittura due sport diversi.

 

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