Foto LaPresse

Il giorno nel quale la Juventus perse due volte

Giovanni Battistuzzi

Il 22 dicembre 2020 è il giorno dell'anniversario della morte di Beckett. Ed è stata un teatro dell'assurdo la giornata di ieri per i bianconeri: prima la decisione del Collegio di garanzia dello sport che toglie la vittoria a tavolino contro il Napoli, poi lo 0-3 contro la Fiorentina

Fu nel dicembre del 1987 che Osvaldo Soriano si accorse che a unire la Spagna non era il re o la bandiera, ma un diffuso e sentito spirito anti madridista. Madridista nel senso di Real Madrid. Lo scrittore in quel periodo girovagava per la penisola iberica per una serie di conferenze e presentazioni del suo libro “A sus plantas rendido un león” (che in italiano è “La resa del leone”), e tra un impegno e l’altro aveva trovato il tempo di curiosare per gli stadi spagnoli, chiacchierare in bar e circoli dei tifosi. “Sembra assurdo ma l’unione vera delle tante anime della Spagna l’ho trovata nell’avversione nei confronti dei Blancos. Catalani, baschi, galiziani, andalusi, estremegni e così via hanno una cosa e una sola cosa in comune: provano un sincero piacere nel vedere e sentire perdere il Real”.

  

Che il calcio sia più o meno uguale in tutto il mondo e che le dinamiche pallonare siano le stesse ovunque è qualcosa di assodato. Ogni paese ha il suo Real Madrid, e di solito è sempre la squadra con più vittorie in bacheca. E spesso anche quella con più tifosi, perché si sa che la vita è complessa e non sempre fantastica, complicarsela pure nel calcio è qualcosa che a molti non piace.

  

In Italia la Juventus è quello che è in Spagna il Real Madrid, la società più vincente e più tifata lontano dai confini cittadini, quella che avvicina gente in luoghi distantissimi e che fa festeggiare, spesso, a Torino come a Brindisi, a Trieste come a Reggio Calabria. Una passione maggioritaria in termini relativi, la squadra con più tifosi, ma non in assoluto: sono il 29 per cento dei calciofili italiani, ossia circa nove milioni.

  

Un 29 per cento di appassionati che esulta e ha esultato parecchio nel corso dei centoventitré anni di storia bianconera. E sempre alla faccia del restante 71 per cento. Un’intera generazione di giovani appassionati di calcio non ha poi visto nessun’altra squadra vincere lo scudetto dalla stagione 2011-2012 in poi. Le uniche eccezioni sono state quando Napoli e Lazio hanno alzato la Coppa Italia. Così nelle rare sconfitte della Juventus di questo ultimo decennio i tifosi di tutta Italia non colorati di bianconero si sono sentiti partecipi di una strana unione calcistica determinata dalle sfortune juventine. Mera consolazione e ben lontana da quello che dovrebbe essere il senso dello sport. Ma che c’è, e di cui non bisogna vergognarsi come non si vergognò colui che due anni fa attaccò un bigliettino all’albero di Natale nella stazione Termini di Roma con su scritto “Caro Babbo Natale per quest’anno ti chiedo solo un regalo: fa che la Juve non vinca lo scudetto”. Babbo Natale non esaudì la richiesta. Forse non lo ha letto, forse non l’ha ritenuto corretto. Forse aveva semplicemente altri piani. Forse aspettava l’anno della pandemia per fare trasformare un giorno qualsiasi, il 22 dicembre, in un giorno storico: il giorno nel quale la Juventus perse due volte.

  

Perché forse la Juventus di quest’anno non è più la macchina da vittorie di quella degli anni scorsi; perché forse Andrea Pirlo ha bisogno di tempo per trasformare un manipolo di campioni e ottimi giocatori in maglia bianconera nel suo manipolo di campioni e ottimi giocatori; perché forse la società perfetta di questo decennio ha iniziato anch’essa a essere perfettibile (si veda il caso Suarez). Ma ieri, nel giro di poche ore, tutto si è ribaltato, la logica si è presa una vacanza e l’assurdo ha preso il potere. E non poteva essere altrimenti visto l’anniversario della dipartita di Samuel Beckett.

  

Nel pomeriggio il Collegio di garanzia dello sport aveva ribaltato completamente la sentenza del Giudice sportivo che concedeva la vittoria a tavolino alla Juventus dopo che il Napoli non si era presentato a Torino domenica 4 ottobre 2020 per la 3a giornata di campionato di Serie A a causa di due positività al Covid: partita da giocare, sentenza, quindi tre punti in meno per i bianconeri in classifica e nessun punto di squalifica per gli azzurri.

  

In tarda serata poi è arrivata la sconfitta per 0-3 in casa contro la Fiorentina a sancire la giornata nera della Juventus. Altri tre punti in meno, quelli che chiunque juventino aveva già messo in conto dato il momento a dir poco difficile nel quale versava la Viola. Poche ore nelle quali dal possibile meno 1 dal Milan capolista i bianconeri si sono ritrovati a meno 7.

 

      

Chissà se il tifoso che appese all’albero di Termini quella letterina si è rimesso a posto con Babbo Natale. 

Di più su questi argomenti: