L'eccezionalità di Ronaldo, il Fenomeno (a 18 anni dal secondo Pallone d'Oro)

Giovanni Battistuzzi

Il 16 dicembre 2002 l'attaccante brasiliano venne premiato come miglior giocatore al mondo, un ricordo che oggi diventa maggiorenne

Se, come sosteneva Rinus Michels, l’allenatore olandese che rese grande l’Ajax negli anni Sessanta, la differenza tra un ottimo giocatore e un campione sta nella capacità del secondo di essere unico, di reinventare qualcosa nel calcio, Luiz Nazario da Lima, per tutti semplicemente Ronaldo, appartiene alla seconda categoria. Perché esiste un prima e un dopo Ronaldo. L'attaccante brasiliano è stato una cesura calcistica tra il doppio passo e il suo doppio passo. 

  

Il doppio passo, ossia il roteare le gambe attorno al pallone più volte per non far capire all’avversario la direzione nella quale si vorrà spostare la sfera, è una finta antica quanto il calcio. Leggenda, ma documentata, vuole sia invenzione argentina, di Pedro Calomino, ala destra del Boca Junior tra gli anni Dieci e Venti del Novecento. In Italia lo portò Amedeo Biavati, anche lui ala destra, ma del Bologna e della Nazionale campione del mondo nel 1938. 

 

Il doppio passo l’hanno fatto in tanti, Cristiano Ronaldo lo fa in punta di piedi, Luis Figo l’aveva reso elegantissimo. Ronaldo, il Fenomeno, è però riuscito a farlo diventare vortice. Perché prima di lui e dopo di lui nessuno lo ha mai fatto lanciato a oltre venti all’ora. 

 

Anni fa, il dipartimento di Fisica dell’università di Stanford, California, studiò per divertissement i movimenti dell’attaccante brasiliano, stabilendo che nel 1997 con la maglia del Barcellona Ronaldo riuscì a eseguire un doppio passo a 28 chilometri all’ora e che questo era stato possibile solo grazie alla sua struttura fisica: anche larghe, piedi in fuori, esplosività muscolare. 

  

Il 16 dicembre del 2002 l’eccezionalità di Ronaldo venne premiata con il Pallone d’Oro, il secondo della sua carriera. Arrivò al termine di un anno che lo vide passare dall’Inter al Real Madrid e durante il quale condusse il Brasile a vincere la Coppa del Mondo, la quinta della storia, la sua seconda personale, la prima da protagonista (nel 1994 non scese mai in campo).

 

Foto Ansa
   

È un ricordo che oggi diventa maggiorenne quello del sorriso di Ronaldo con il Pallone d’Oro in mano. Era un Fenomeno diverso da quello degli anni del Barça e dell’Inter, più robusto, che già iniziava a prendere peso. Nei successivi tre anni continuò a segnare moltissimo e a vincere, un po’ meno, in Spagna. Il suo doppio passo progressivamente rallentò, lasciando spazio alla sua grande tecnica, ma senza più l’eccezionalità che l’aveva reso unico. 

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