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Quando la Generazione di fenomeni conquistò il mondo

Giovanni Battistuzzi

Trent'anni fa la Nazionale di pallavolo guidata da Julio Velasco vinse il suo primo Mondiale della storia

Non sono passate nemmeno le 22 di quel 28 ottobre del 1990 che al Maracanazihno di Rio de Janeiro la bella avventura dell'Italia di Julio Velasco sembrò evaporare in un nulla di fatto. Essere lì a giocarci la finale del campionato del mondo era qualcosa di incredibile, vincerla sembrava qualcosa di impensabile per una nazionale che solo nel 1978 era riuscita a salire sul podio iridato.

 

Il primo set si era appena concluso e Cuba se l'era aggiudicato 15-12. L'Italia faticava in ricezione, riusciva a contenere a fatica la forza del Diablo, Joel Despaigne. Il solo Andrea Zorzi sembrava essere in palla, a mettere in difficoltà i cubani.

 

A fine set Julio Velasco iniziò a parlare ai suoi ragazzi, provò a convincerli che nulla era perso, che nulla era facile certo, ma che tutto poteva essere diverso, che quello era il luogo e il momento giusto per iniziare una nuova storia. E quello fu davvero il luogo e il momento nel quale una nuova storia iniziò. Perché l'Italia nel secondo set iniziò a giocare come era solita giocare, in quel modo che sbaragliò le avversarie agli Europei dell'anno precedente e nelle partite di World League tra aprile e luglio.

 

Il secondo set fu pazienza, il terzo perfezione, il quarto dominio che sembrò tramutarsi in resa trasformandosi in battaglia. Dal 10-5 per gli azzurri al 14-13 per i cubani trascinati da Despaigne. L'Italia attacca, Cuba risponde punto su punto annullando otto matchball. Poi Andrea Lucchetta salva sull’ennesimo attacco di Despaigne, Paolo Tofoli alza, Lorenzo Bernardi schiaccia. La palla tocca il campo. L'Italia della pallavolo è campione del mondo. Il primo mondiale della "generazione di fenomeni".

 


 

"Velasco è stata la fortuna di quel gruppo di giocatori, esattamente come quel gruppo di giocatori è stata la fortuna di Velasco. Quel circolo virtuoso che si è innescato, forse irripetibile, ha generato un effetto che si potrebbe definire win-win-win. Ne hanno trovato giovamento i singoli, la squadra e lo sport italiano intero", scrisse Mauro Berruto ricordando quella squadra sul Foglio sportivo.

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