Foto tratta dalla pagina Facebook di Diego Godín 

A Cagliari Diego Godin ha riallineato le lancette

Marco Mazzetti

A 34 anni il difensore uruguiano ha iniziato a vestire il rossoblù che fu di suo suocero Jose Herrera che in Sardegna giocò per cinque stagioni condividendo lo spogliatoio con Daniel Fonseca e El Príncipe Francescoli

Ci sono distanze che si accorciano, colori che sfumano, tradizioni che si mischiano. Tra l’Uruguay e la Sardegna corrono più di 10mila chilometri. Un fuso di cinque ore che scandisce però lo stesso tempo. Montevideo e Cagliari. Est e Ovest. Due città attraversate da un filo che sembra non spezzarsi mai. Lo deve aver pensato anche Diego Godin mentre muoveva i primi passi all’areoporto di Elmas. Quando si guardava intorno e iniziava a respirare l’aria di chi si sente a casa. Perché in fondo apparteneva già a questa terra. Qui trent’anni fa, a qualche chilometro di distanza, correva un altro uruguagliano speciale con la maglia rossoblu addosso.

 

Si chiamava Jose Herrera, per tutti “Pepe”. Si fermerà sotto i Bastioni per cinque stagioni condividendo lo spogliatoio con Daniel Fonseca e El Príncipe Francescoli. Nostalgie che scaldano il passato. A Cagliari nascerà sua figlia Sofia, futura moglie di Godin. Se è vero che le coincidenze sono stimoli da intercettare, “el Faraón” non ci ha pensato due volte e ha scelto con il cuore. Le lancette tra Montevideo e Cagliari si sono riallineate e il tempo azzerato.

  

“Sono orgoglioso di indossare questa maglia. Vengo qui per imparare, con l'umiltà di lavorare” ha rivelato ai microfoni del suo nuovo club. Con quel sorriso che infonde simpatia e un filo di ammirazione per uno dei più grandi difensori degli ultimi dieci anni. Assieme a Giorgio Chiellini uno degli ultimi superstiti di un modo di difendere ormai annacquato dalla pulizia tecnica che si richiede oggi a chi interpreta quel ruolo.

  

Arriva in un contesto nuovo, con un allenatore in rilancio e un presidente ambizioso di elevare lo status Cagliari. Ingredienti di un cocktail tutto da gustare. L’ultima sfida di una carriera prestigiosa con i picchi all’Atlético Madrid. Sponsor principale di quel “Si se cree y se trabaja, se puede” (se ci credi e lavori, si può). Il mantra del Cholo che l’ha schierato per nove stagioni di fila facendolo diventare lo straniero con più presenze nella storia dei Colchoneros. L’addio e l’esprienza in Italia a tinte neroazzurre. L’incontro con Antonio Conte. L’umiltà di rimettersi in gioco e imparare a difendere con un modulo nuovo. L’esordio proprio contro il Cagliari in quella che sarà da quest’anno la sua nuova casa. Una cessione dopo solo una stagione che ha lasciato perplessi i tifosi.

 

A 34 anni una nuova sfida. L’ennesimo uruguagio che si colora di rosso e blu e sbarca nell’isola. La Garra Charrúa che rimbomba per i vicoli della città. C’è chi ha coniato addirittura il termine “Garra Sardúa”. Legami che si rinforzano, storie che si riscrivono.

 

Suo genero “Pepe” qualche tempo fa in un’intervista disse che “l’Uruguay ha 19 regioni interne più la Sardegna”. Godin non avrà bisogna di ambientarsi. L’orologio segna già l’ora esatta.

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