crisi catalana

Perché i tifosi del Barcellona vogliono (e possono) cacciare il presidente Bartomeu

Federico Giustini

Sono state raccolte e, successivamente, validate 3mila firme in più delle 16.520 necessarie per votare di sfiducia a tutta la Junta Directiva. Le ragioni della protesta

Se poco razionale e lungimirante si è rivelata la strategia di Lionel Messi, e di suo padre Jorge, per riuscire a liberarsi dal Barcellona con l’invio del burofax del 25 agosto scorso, appare invece lucida la disamina del fuoriclasse argentino sull’attuale situazione del club presieduto da Bartomeu. In occasione dell’intervista in cui dieci giorni dopo ha annunciato la sua permanenza forzata, Messi ha spiegato ai microfoni di goal.com che “non c’è un progetto, non c’è nulla, ci si muove solo per tappare i buchi e tirare avanti”. Quel giorno Josep Maria Bartomeu pensò di aver ottenuto un successo, o quantomeno una boccata d’ossigeno per gestire con calma gli ultimi mesi del suo mandato in scadenza a giugno 2021, ma non aveva fatto i conti con la mobilitazione dei soci del club, delusi dalla sua gestione, per destituirlo. Tre precandidati alla presidenza (Farré, Font, Fernandes Ala) e otto gruppi di tifosi hanno dato vita alla piattaforma “Més que una moció”, organizzando sul territorio, non solo catalano, la raccolta e la consegna delle “papeletas”, le schede da firmare.

  

In poco più di due settimane sono state raccolte e, successivamente, validate 3mila firme in più delle 16.520 necessarie (il 15 per cento dei soci aventi diritto di voto) per la celebrazione del voto di sfiducia a Bartomeu e a tutta la Junta Directiva: un referendum che vedrebbe la giunta decadere con il 66 per cento dei voti favorevoli.

  

  

Sembrava una missione impossibile, vista l’emergenza sanitaria in corso e l’impossibilità di sfruttare le occasioni solitamente destinate alla raccolta delle firme e alle votazioni: le partite del Barça al Camp Nou. Solo altre due volte, nel 1998 e nel 2008 quando ancora bastava l’appoggio del 5 per cento dei soci, si erano ottenute le firme sufficienti per convocare la votazione, che adesso dovrà essere celebrata entro fine mese. L’obiettivo era, ed è, quello di estromettere l’attuale dirigenza dalla gestione del club e dalla pianificazione della prossima stagione sportiva, anticipando le elezioni per la presidenza.

 

Bartomeu e i suoi sembrano voler continuare a tirare avanti, tra dichiarazioni risibili – quella del vicepresidente Jordi Cardoner: “Ci sono 19mila soci che si sono pronunciati, ma anche 90mila che non lo hanno fatto” – e tentativi di allungare i tempi come con la denuncia presentata alla Guardia Civil per trecento (poi diventate cinque) presunte firme false. Concludere il mandato lasciando delle perdite prevede, per le associazioni sportive senza scopo di lucro come Barça, Real Madrid, Osasuna e Athletic Bilbao, che a pagare sia il presidente o la giunta direttiva: Bartomeu e i suoi si vedrebbero costretti a versare di tasca loro il 15 per cento del fatturato previsto (al netto degli utili effettuati negli ultimi otto anni). Il tempo allora diventa denaro, dal momento che è al vaglio del Consiglio Superiore dello Sport la possibilità di cambiare la legge, esentando per quest’anno i responsabili dei club dal pagamento a causa del coronavirus. 

 

L’ora più buia del Barcellona non sembra essere ancora terminata. Una settimana fa si è conclusa una delle più deludenti sessioni di calciomercato degli ultimi anni, contrassegnata dalla volontà di abbattere i costi legati agli ingaggi e dalle cessioni, poco remunerate, di Vidal, Suarez e Rakitic. Il club non è riuscito a regalare al suo nuovo allenatore Koeman il centravanti di cui aveva bisogno – l’olandese Depay – per problemi di bilancio. Il consolidarsi del talento del diciassettenne Ansu Fati, in questo momento, rappresenta forse l’unico squarcio di luce tra tante nubi. La pandemia ha inciso molto su una situazione già critica: 192 milioni di mancati introiti rispetto alle previsioni, per un debito complessivo che si attesta sui 488 milioni.

 

Per non riunire 500 persone nello stesso spazio, il club ha chiesto e ottenuto dalle istituzioni catalane il rinvio dell’assemblea dei soci, con annessa votazione del bilancio. Dalla Generalitat fanno però sapere che per quanto riguarda il voto su Bartomeu non esiste “nessun argomento giuridico che impedisca lo svolgimento di elezioni e voti di sfiducia: potranno essere organizzati, seguendo le restrizioni vigenti, purché si eviti di convocare i votanti in un’unica sede e in un solo giorno”. Anche se, secondo più di un organo di stampa vicino al club, Bartomeu e la giunta starebbero pensando alla possibilità di dimettersi nei prossimi giorni, quando i vertici del club si riuniranno per discutere della consultazione e metterla in calendario.

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