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Il calcio in cerca di salvezza tra danni economici e rischi per la salute
In Francia Canal+ ha già fatto sapere che non pagherà l’ultima rata dei diritti televisivi ai club. In Inghilterra i calciatori hanno rifiutato il taglio degli stipendi. In Italia la proposta della Lega, -30 per cento dei salari, ha scatenato la protesta dell’AIC
Diritto alla salute, diritto al lavoro e diritto a fare impresa. Tre diritti costituzionali che di fronte alla pandemia di Covid-19 sono entrati in collisione, pure nel calcio dove si sta ragionando se e come terminare la stagione; alla luce di un evidente contraccolpo economico. “Ci sarà una contrazione dei ricavi, dai diritti televisivi agli sponsor, e resisteranno meglio quei club che hanno una struttura azionaria stabile. Non tutte le società di serie A sono uguali, come in B o in C, quindi da questa condizione il nostro sistema calcio ne uscirà rafforzato solamente con una visione solidaristica, considerando che due terzi dei calciatori professionisti in Italia guadagna meno di 35mila euro l’anno”, sottolinea Vittorio Turinetti di Priero, socio, insieme con Ranieri Romani, dello studio milanese LCA, specializzato, tra le altre cose, in diritto sportivo. “Tutte le questioni contrattuali, da quelle con soggetti terzi ai calciatori, sono civilisticamente risolvibili, il diritto trova sempre una soluzione, bisogna vedere, però, se le parti sono d’accordo. Il giocatore potrebbe rifiutarsi di perdere soldi ma la società a sua volta potrebbe risolvere il contratto per impossibilità sopravvenuta o eccessiva onerosità. Prevedo una riduzione dei rapporti di lavoro, rose più asciutte, ma i club perderanno comunque valore dell’asset, alla fine, quindi, si dovranno accordare”, aggiunge Ranieri Romani.
In Francia Canal+ ha già fatto sapere che non pagherà l’ultima rata dei diritti televisivi ai club, mentre in Inghilterra i calciatori hanno rifiutato il taglio degli stipendi e in Italia la proposta della Lega, meno 30 per cento dei salari, ha scatenato la stizzita risposta dall’AIC: “Mi pare che ci sia superficialità nell’affrontare il tema, così come nell’ipotesi di ripresa delle competizioni. Considerando che la Juventus, poiché quotata in Borsa, è obbligata a dare notizie sui propri tesserati, siamo sicuri che il numero dei calciatori contagiati sia quello emerso? Noi riteniamo che sarà difficile portare a termine la stagione e non vorremmo essere nei panni di chi dovrà decidere su classifiche e qualificazioni alle coppe europee. Comunque vada sarà un campionato monco, senza contare che i calciatori che sono tornati in patria potrebbero non ritornare perché impediti dalle direttive dei rispettivi paesi”, dice Vittorio Turinetti. “Credo che anche il fair play finanziario vada sospeso, rivisto e poi riattivato quando si potrà. Gli stessi cartellini dei giocatori, stando fermi, si stanno deprezzando, questa crisi, infatti, dimostra, anche se non ce n’era bisogno, che i valori economici del calcio sono strettamente legati all’evento sportivo. Serve, comunque, un intervento della Fifa, perché le regole siano uguali per tutti, visto che il football vive di competizioni internazionali, come le coppe europee”, aggiunge Romani. Fifa che sembra avere ascoltato i due avvocati e che ha pubblicato, proprio in queste ultime ore, un memorandum che recita così: proroga dei contratti in scadenza al 30 giugno, ritardare l’entrata in vigore per quelli firmati a partire dal 1° luglio, flessibilità sulle finestre del calciomercato, invito alle varie leghe, ognuna per le sue competenze e secondo le rispettive legislazioni, e ai calciatori di trovare accordi economici solidaristici per salvare il salvabile. “Bartali e Coppi sono conosciuti ancora oggi non solo per le loro imprese sportive ma anche per ciò che hanno rappresentato nel secondo Dopoguerra. Per fortuna non siamo in guerra, ma dal punto di vista economico servirà una ripartenza. Il calcio, malvisto dall’opinione pubblica per certi guadagni, ha quindi una grande occasione di riscatto, mediatico e sociale, dimostrando che può sopravvivere senza aiuti di stato, utilizzando risorse proprie”, conclude Vittorio Turinetti. Sopravvivere economicamente rispettando il diritto alla salute. Questa è la sfida che lo attende. Che ci attende.
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