Marco Cattaneo e Sara Brusco conducono su Sky Sport 1 “Sky Sport Quiz Reward”. Oggi, alle 21, la finale (credit: @julehering)

il foglio sportivo

È ora di studiare un po' di storia dello sport, anche per capire chi siamo

Umberto Zapelloni

Idee, libri, programmi, serie tv e account da seguire per imparare a conoscere i grandi campioni del passato (e magari vincere al quiz di Sky)

Marco Cattaneo non è Mike Bongiorno e Sara Brusco non è Sabina Ciuffini, ma il quiz sportivo di Sky Sport, un po’ come lo storico Rischiatutto degli anni Settanta, ci racconta una piccola parte d’Italia dei giorni nostri. Quella che ama lo sport e i suoi campioni. Che sa tutto dei calciatori e dei protagonisti di oggi, da Hamilton a Nadal, dal Milan di Sacchi alla Juve del Trap o all’Inter del Triplete, che ricorda come prosegue una telecronaca di Marianella o di Meda, ma poi cade quando compare in video una vecchia figurina Panini. Chi è? Di Biasi o Cagnotto? Berruti o Fiasconaro? D’Inzeo o Mancinelli? Paola Pigni o Sara Simeoni? Toni Sailer o Zeno Colò? Più facile ricordare se un tiro di Curry finisce a canestro o colpisce il ferro. “Siamo ragazzi di oggi. Pensiamo sempre all’America”, canterebbe Ramazzotti. Basterebbe cambiare colonna sonora e mettersi magari nelle cuffiette il De Gregori de “Il bandito e il campione” la storia di Girardengo. “Di cui nei giorni nostri si è persa la memoria. Una storia d’altri tempi, di prima del motore. Quando si correva per rabbia o per amore”.

 

Sky Sport Quiz Reward è il prodotto che mancava in una tv come la nostra che ha sempre cercato di intrattenerci con giochi e quiz. Marco Cattaneo e Sara Brusco lo conducono con simpatia, ironia e garbo formando una bella e inedita coppia. Forse andrebbe premiato chi arriva in testa prima del gioco finale del caveau e non azzerare tutto prima dell’ultima corsa contro il cronometro, ma magari ci ripenseranno per la prossima edizione (oggi alle 21 c’è la finale). Le loro domande e soprattutto certe mancate risposte di ragazzi che sanno tutto della loro materia, ma poco, se non pochissimo della storia del nostro sport, fanno riflettere. Lo sport ha milioni di storie da raccontare, lo sport italiano ha migliaia di campioni le cui vite sono state un esempio. Adesso che siete costretti in casa, in crisi d’astinenza da Premier League e Nba, non avete bisogno di un abbonamento a Sky per farvi una cultura sportiva. Ci sono i libri, ci sono i social, c’è RaiPlay che è una miniera d’oro: Bartali, Coppi, Mennea, Loi, Nuvolari, la raccolta di Sfide. “Ho dedicato anni della mia vita alla ricerca di immagini di sport rare. Le teche Rai sono un patrimonio ancora in parte inesplorato, ma ritrovare un filmato a colori fatto dall’Agfa al Giro del 1940 con Coppi gregario di Bartali è stato come recuperare il Sacro Graal del ciclismo”, racconta al Foglio Sportivo Auro Bulbarelli, che oggi è il direttore di Rai Sport e in questo periodo sta lavorando molto sulla storia dello sport per intrattenere i telespettatori.

 

Chi è abbonato a Sky può scegliere tra le storie di ieri di Federico Buffa e Matteo Marani e tra le storie di oggi di Giorgio Porrà e Paolo Condò, oltre a fare l’abbuffata dei ritratti dei campioni di motori o tennis. Non solo calcio, ma soprattutto calcio, qualche racconto degli Owens italiani non stonerebbe. Le storie della famiglia Mangiarotti, di Antonio Maspes, di Alberto Ascari, di Ondina Valla, di Eugenio Monti, di Livio Berruti, di Dino Meneghin e Sandro Gamba potrebbero raccontare tanto ai ragazzi di oggi. “In un momento in cui gli sportivi non possono produrre ‘performance’, intesa come intrattenimento, possono senza dubbio produrre cultura”, racconta Mauro Berruto che i lettori del Foglio Sportivo conoscono e possono leggere anche oggi proprio in questa pagina, e che consiglio vivamente di seguire su Twitter per ascoltare i suoi ritratti quotidiani. “Mi auguro che tutto ciò resterà nella sua evidenza a emergenza terminata – aggiunge l’ex ct della Nazionale di volley – Cosa era l’irredentismo a inizio Novecento? Ce lo può raccontare Giovanni Raicevich, triestino e campione del mondo nella lotta greco-romana. L’ascesa e la propaganda fascista? Ci resteranno senz’altro in testa dei concetti se sapremo fonderli nel racconto delle imprese di Tazio Nuvolari, Primo Carnera, Luigi Beccali, Ondina Valla. Il clima nel paese appena terminata la Seconda Guerra mondiale? Proviamo a scoprire cosa successe nel Giro d’Italia del 1946? La rinascita dopo quella guerra, beh ce la racconta il Grande Torino. E si può, naturalmente allargare l’oggetto all’Europa o al mondo. Muhammad Alì o Emil Zatopek sono stati ‘solo’ atleti? No, certo…”.

 

“Carnera, The Walking Mountain”. Andate a rivedervi il film di qualche anno fa. Servirà a capire quell’Italia. Anche su Nuvolari non è uscito da molto un docufilm (“Quando corre Nuvolari”) che oltre a raccontare l’eroe, il papà di tutti i piloti di oggi, serve a comprendere l’Italia degli anni Trenta e Quaranta. “Pietro Mennea, la Freccia del Sud”, ci porta in un’Italia più vicina a noi, ma ci racconta anche le differenze di un paese ancora diviso tra nord e sud.

 

La rete oggi ci aiuta a imparare. Il tempo per colpa dell’isolamento non ci manca. Questo periodo di clausura forzata ci sta raccontando un nuovo approccio all’insegnamento, dimostrando che ci sono tante meravigliose possibilità accanto alla didattica tradizionale per spiegare storia, letteratura, geografia, scienze. E anche lo sport può aiutare.

 

Sfogliate i cataloghi di 66thand2nd, di Absolutely Free, i vecchi libri Limina. Storie di pugni e di uomini, di pedali e di anime.
Seguite i post di Valerio Bianchini, grande allenatore di basket su Facebook, le microstorie di Dan Peterson sui social di SuperBasket, i racconti di Nicola Sbetti che sul suo blog entra a gamba tesa nella storia nella politica e nella cultura dello sport. Vi faranno sentire meno soli. E la prossima figurina Panini del passato non sarà più un mistero.

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