Un secolo di frenate. La lunga strada dei freni Universal

Fu grazie a un cliente moroso che ripagò il suo debito con alcuni macchinari per la stampa dei freni che i fratelli Eugenio e Carlo Pietra iniziarono a rivoluzionare il frenare in bicicletta

Gino Cervi

Dal 39° piano di palazzo Lombardia si vede Milano dall’alto, la Milano del 2019. La “nuova città che sale” tra luci e grattacieli. Cento anni fa ancora esisteva la “servitù del Resegone”, ovvero quel vincolo urbanistico imposto che impediva, a nord dei bastioni, la costruzione di edifici oltre i tre piani. Il comune di Milano all’epoca aveva a cuore che i cittadini a passeggio sui bastioni, o verso lo stradone di Loreto,  potessero ammirare da lontano della chiostra dentata della ben nota montagna  lecchese. Il vertiginoso palazzo Lombardia, sfida architettonica del nuovo millennio, come pure il Pirelli e tanti altri svettanti torracchioni della modernità novecentesca, ancorché lontanissimi a venire, non sarebbero stati per nulla desiderati.

 

Ma è proprio dall’alto del 39° piano del palazzo della Regione che ieri si è festeggiata una storia milanese nata cento anni fa. Quella della ditta Fratelli Pietra, nata nel novembre del 1919 e che a lungo ha rappresentato l’eccellenza nel settore della meccanica ciclistica, producendo i freni scelti dai grandi campioni per le loro biciclette da corsa: i Freni Universal.

   

La storia imprenditoriale dell’azienda della famiglia Pietra la si può oggi ripercorrere, quasi come sfogliare le pagine di un avvincente romanzo generazionale, grazie alla splendida mostra allestita presso lo Spazio N3 di Palazzo Lombardia per tutto il mese di ottobre e fino a domenica 3 novembre (apertura dalle 10 alle 18). Un percorso espositivo agile ma esaustivo al tempo stesso che racconta l’avventura industriale e tecnica, ma soprattutto sportiva dell’azienda di via Gassendi, 9.

 

Tutto incominciò all’indomani della Grande Guerra, quando Milano, tra enormi difficoltà, tornava a essere il fervido centro produttivo che aveva segnato a cavallo del Novecento la prima grande stagione industriale del Paese. Le stesse difficoltà che trovarono Eugenio e Carlo Pietra nell’avviare la loro prima officina meccanica per la costruzione di stampi e ferri da trancia. Nel 1923 il giro di affari si allargò e venne aperta una nuova sede alla Bullona. La produzione era diversificata: dai cancelli per ascensori ai radiatori per automobili; di questi anni anche la produzione di automobiline a pedali per bambini, che riproducevano in scala le monoposto Alfa Romeo, sulle quali ai tempi correva il primo Campionato mondiale marche Antonio Ascari, il padre del grande Alberto. Oggi, all’inizio della mostra, si può vedere una foto di clamorosa bellezza. Una bimba con una testa piena di riccioli da fare invidia a Shirley Temple, è intenta a guidare un modellino di questo tipo. È Preziosa Pietra, la figlia di uno dei fratelli titolari della ditta.

   

Dalla Bullona l’officina, che ormai era uno stabilimento, passò al Portello, non lontano dai grandi impianti dell’Alfa Romeo. Tra le due guerre la bicicletta era il mezzo di trasporto più popolare e comincia a godere anche della straordinaria pubblicità delle grandi corse ciclistiche e del riscontro pubblicitario dei grandi campioni del pedale (Girardengo, Binda, Guerra). Ma fino al 1928 la produzione di freni per biciclette fu soltanto un segmento della linea produttiva della Società Collettiva Fratelli Pietra. È nel 1928 che avvenne la svolta. Un cliente moroso assolse al suo debito cedendo alla ditta alcuni macchinari per la stampa dei freni per biciclette. I fratelli Pietra intuirono che quello sarebbe stato l’investimento su cui puntare. Infatti, le grandi marche italiane, come la Legnano, la Bianchi, l’Atala, dovevano ai tempi rifornirsi all’estero, in Inghilterra o in Svizzera, per acquistare la componentistica meccanica necessaria all’allestimento della macchina. La sincera amicizia dei due fratelli imprenditori con Ugo Bianchi, storico meccanico della Legnano, fece sì che l’azienda di via Gassendi si trasformasse in uno straordinario laboratorio di ricerca e sperimentazione per le migliori soluzioni meccaniche per freni da bicicletta. Come al solito, le corse ciclistiche furono un efficace campo di prova della bontà dei nuovi brevetti e dei nuovi materiali e nel giro di pochi anni, la Fratelli Pietra diventò il marchio di riferimento, al punto che nel 1931 la ditta assunse la nuova, e di successo, denominazione di FRENI UNIVERSAL.

  

Il Modello 31 segnò un’importante rivoluzione tecnologica, fissando le pinze nella testa della forcella tramite un dado centrale. I successi sportivi non tardarono ad arrivare, con la vittoria di Giuseppe Olmo, su Bianchi, ad esempio, alla Milano-Sanremo del 1935, e poi con il felicissimo connubio col marchio Legnano, per le straordinarie vittorie in Italia e in Francia di Gino Bartali e, nel 1940, dell’emergente campione Fausto Coppi, trionfatore al Giro al suo esordio.

 

La Freni Universal sopravvisse anche ai terribili anni della Seconda guerra mondiale, quando lo stabilimento di via Gassendi subì la distruzione a causa dei bombardamenti. Ma la solidità imprenditoriale mostrò il meglio di sé anche in questi drammatici frangenti: la straordinaria solidarietà tra proprietari e maestranze consentì una pronta ripresa nel dopoguerra, anche grazie al contributo della seconda generazione, rappresentata dai figli dei due fratelli fondatori, Felice e Luciano. La Universal divenne nel dopoguerra quello che, nel campo del cambio di velocità, era diventata la Campagnolo: una garanzia di qualità di materiali – sono tra i primi a sperimentare il ricorso alle leghe leggere – e di continua inventività nella ricerca tecnologica delle migliori soluzioni da offrire sul mercato. Nel 1950 venne brevettato, ad esempio, lo sgancio rapido con l’apertura a leva della ganasce freno che consentivano il rapido cambio di ruota nel caso di rottura o foratura. Montando Freni Universal, vinsero Coppi e Bobet, Magni e Van Steengergen, Poblet e Van Looy, e poi Gimondi, Merckx, fino ai campioni degli anni Settanta e Ottanta, aprendosi anche ai nuovi scenari produttivi dei modelli di BMX e di mountain bike.

 

Ma la bellezza intrinseca di questa storia d’impresa, che è durata dal punto di vista industriale fino alla seconda metà degli anni Ottanta, è che, contrariamente a quanto spesso è successo per altre storie aziendali di lunga durata, la famiglia Pietra, soprattutto anche grazie all’ultima generazione rappresentata dai cugini Maurizio, Giancarlo e Marina, ha conservato con cura e intelligenza la testimonianza materiale di questa decennale attività. Ancora oggi in via Gassendi si conservano diversi tesori: stampi, modelli, brevetti, documentazione commerciale, amministrativa e pubblicitaria, addirittura due furgoni attrezzati con i quali l’azienda seguiva le corse ciclistiche fino agli anni Settanta. Proprio questa cura del proprio passato ha consentito oggi di poter allestire un percorso illustrativo di quasi cent’anni di storia d’impresa e di sport. La lungimiranza degli eredi ha fatto sì, oltretutto, che questa passione venga oggi a trovare nuovo motivo di continuità e di fascino grazie al mondo delle ciclostoriche, l’ormai diffuso movimento che ha riportato in vita migliaia e migliaia di modelli di biciclette d’epoca. Da qualche anno il calendario degli eventi che hanno rimesso in strada biciclette storiche, alcune vecchi di cent’anni, altri appartenenti all’epoca d’oro di Coppi e Bartali, fino ad arrivare alle stagioni scintillanti dell’ultimo ciclismo moderno dei grandi maestri telaisti italiani – da Colnago a Pinarello, da De Rosa a Masi – è diventato talmente fitto da raddoppiare gli appuntamenti nei weekend. Ma intorno alla passione, forse un po’ modaiola del vintage, c’è la riscoperta e la valorizzazione di storie sportive e artigianali o industriali che hanno contraddistinto per molti anni il genio tecnico e l’economia del nostro paese. Non è quindi un caso che il connubio tra le celebrazioni per i cento anni della Freni Universal e il riconoscimento del valore di movimento sportivo e culturale delle Ciclostoriche di Lombardia, riunitesi in un’Associazione che raccoglie una dozzina di manifestazioni ormai consolidate durante l’anno.

 

Tra le tante colorate locandine pubblicitarie in esposizione alla mostra ce n’è una, forse del secondo dopoguerra, che rappresenta un ciclista lanciato in discesa tra le curve di una strada scolpita tra la montagna e il mare. Mani basse sul manubrio, sguardo attento sulla linea della curva da affrontare. Dietro di lui, distanziati, un corridore caduto in curva e un altro incerto nella guida. Il claim è “CICLISTI, CORRIDORI! PER LA VOSTRA SICUREZZA MONTATE SOLO FRENI UNIVERSAL”.  Il ciclista in fuga è incorniciato dalla morsa di un freno Universal Extra Brev. 453949. La discesa come campo di prova e di valore; la sicurezza come valore aggiunto al coraggio di sapere frenare non meno degli altri, ma al momento giusto; il controllo del mezzo meccanico come ideale propaggine della propria forza atletica. Anche la lunga storia della Fratelli Pietra è stata un esempio di come determinazione e lungimiranza ha saputo tenere in vita la memoria di un’impresa fatta di forza, coraggio e fiducia nei propri mezzi.