tifare contro – il foglio sportivo

Vietato avere dubbi sul caso Speziale

Giovanni Francesio

Perché dubitare della colpevolezza del tifoso non vuol dire insultare la memoria di Raciti

L’esempio forse più eclatante di come, quando ci sono di mezzo gli ultras, molti e autorevoli personaggi del mondo dei media e delle istituzioni tendano a perdere completamente il lume della ragione, è dato dalle reazioni che si scatenano ogni volta che qualcuno osa mettere in discussione la sentenza di condanna di Antonino Speziale per l’omicidio – preterintenzionale – del commissario di polizia Filippo Raciti, durante gli scontri che precedettero il Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.

 

Non c’è spazio, qui, per ripercorrere la vicenda processuale ed elencare le ragioni di chi ritiene che ci siano molti dubbi sull’effettiva colpevolezza di Speziale (ci sono state in questi anni alcune inchieste giornalistiche, una trasmissione televisiva della Rai, ed è stato pubblicato un libro, “Il caso Speziale. Cronaca di un errore giudiziario”, di Simone Nastasi, che ben ripercorre tutta la vicenda). Ma il punto non è questo: ormai si è arrivati a una verità giudiziaria definitiva, e Speziale – minorenne all’epoca dei fatti – sta scontando la pena nel carcere di Caltanissetta, dove rimarrà fino al 2021. Quello che è significativo è che – in un paese dove spessissimo si contestano apertamente e ferocemente le decisioni dei magistrati – questa è l’unica sentenza a proposito della quale è vietato avere dubbi, e peggio ancora manifestarli. “Speziale libero” non si può dire, non si può scrivere, non si può pensare. Del surreale dibattito intorno alle famigerate magliette, andato avanti per anni, ci ricordiamo bene, così come di alcuni autorevoli giornalisti che con la consueta spensieratezza mettevano tutto insieme, equiparando l’espressione (ancora legittima, ci risulta) di un’opinione al razzismo e al peggior becerume da stadio.

 

E nemmeno il passare degli anni è servito a riportare un po’ di lucidità: ancora poche settimane fa, quando fuori dallo stadio di Palermo è stato appeso uno striscione pro Speziale, abbiamo assistito alla solita reazione, tanto furibonda quanto sconclusionata: la Digos ha aperto un’inchiesta, non avendo, evidentemente, a Palermo, altre priorità, e il sindaco Leoluca Orlando ha usato parole di fuoco: “Lo striscione apparso all’esterno dello stadio Barbera è un insulto alla memoria di Filippo Raciti, e contro tale atto vanno assunti provvedimenti sanzionatori”.

 

Quale sia il nesso logico per cui, se si dubita della colpevolezza di Speziale, si insulta la memoria di Raciti, non è semplicissimo da capire. O forse no, forse è facile. Forse è lo stesso per cui in alcuni stadi è vietato indossare una maglietta col volto di Federico Aldrovandi, perché ritenuta “provocatoria nei confronti delle forze dell’ordine”.