Luna Rossa che sorge

La Coppa America e la vela al popolo, le regate della gara che trasforma uno sport elitario in fenomeno di massa. L’imbarcazione italiana al varo. Può vincere?

Stefano Vegliani

La vela al popolo. È quella della Coppa America, che in Italia ha un suo vissuto tutto particolare. Azzurra, il Moro di Venezia, Luna Rossa, con qualche contorno più o meno importante come Mascalzone Latino e Più 39, hanno regalato stagioni esaltanti. La vela, nonostante D’Alema, o forse anche per D’Alema, in Italia non è uno sport di massa, nonostante gli 8 mila chilometri di coste adatte a ogni tipo di navigazione. Eppure nel 1983 decine di migliaia di persone hanno accolto in Sardegna i biondi marinai di Azzurra al ritorno da Newport. Nel 1992, l’allora Telemontecarlo (proprietà Montedison) fece il botto con le imprese del Moro di Venezia (proprietà Montedison) a San Diego. Nel 2000 le notti di Luna Rossa hanno tenuto sveglie centinaia di migliaia di telespettatori connessi con il Golfo di Hauraki in Nuova Zelanda. Nel 2007 una moltitudine di aspiranti skipper ha invaso Valencia per vedere le regate, per comprare un giubbotto e poter raccontare di esserci stato. La città ne ha sicuramente beneficiato dal punto di vista turistico, proprio grazie al tifo italiano. Perché le regate della Coppa America hanno avuto tanto successo è presto detto: corrono due barche alla volta, una vince l’altra perde, “non c’è secondo” come fu risposto alla Regina Vittoria nel 1851. Sono facili da capire anche per chi non è esperto.

  

Dopo Valencia 2007, la Coppa America ha perso molto del suo fascino. E così l’evento sportivo per cui si bruciano milioni di euro – per definire gli armatori si dice infatti “Big Guys Big Toys”, e anche aggiungerei Big Ego – è stato travolto da diatribe legali, continui cambi di barche e di campo di regata. Del giocattolo si era impossessato Larry Ellison, (cofondatore di Oracle) in combutta con Russel Coutts, neozelandese, una sorta di mercenario della strambata che il trofeo l’ha vinto tre volte con tre bandiere differenti. Ellison e Coutts hanno cambiato le regole a ripetizione pensando di poter vincere per l’eternità, ma non avevano fatto i conti con la perizia e la genialità dei neozelandesi che nel giugno 2017 a Bermuda hanno stravinto le regate che si correvano sui catamarani volanti (il principio è quello dell’aliscafo).

 

Laggiù, dall’altra parte del globo terracqueo, la vela è veramente sport popolare, Auckland è la città delle vele, c’è un’imbarcazione ogni sette abitanti, i bambini invece che giocare con il Lego costruiscono la prima barchetta nel garage di casa. Da quando hanno cominciato ad affacciarsi al magico mondo della Coppa America (gli intimi la chiamano “La Vecchia Brocca”) i Kiwi hanno avuto idee geniali, hanno sempre recitato la parte di Davide contro Golia, vincendo nel 1995 e nel 2017 contro gli americani. Sono stati i primi a presentarsi con uno scafo in vetroresina quando tutti erano di alluminio, hanno spesso disegnato barche con soluzioni mai pensate prima, hanno portato a bordo i ciclisti che pedalavano invece che girare le braccia all’impazzata sui verricelli.

 

La vittoria neozelandese del 2017 è stata sostenuta abbondantemente dagli italiani. Luna Rossa ci ha messo alcuni dei suoi uomini migliori, a cominciare da Max Sirena, riminese, quarantasei anni, lo skipper venuto dal basso: ha cominciato nel 2000 come uomo delle manovre all’albero per diventare il Grande Capo: skipper e team director. Pirelli poi ha sponsorizzato il catamarano Kiwi.

 

In cambio il team italiano si è seduto nella stanza dei bottoni per l’edizione numero 36 in programma nel 2021 ad Auckland. Luna Rossa è infatti Challenge of record, il primo degli sfidanti, quello che ha deciso le nuove regole assieme ai vincitori; perché una delle particolarità del più antico trofeo sportivo del mondo (nato nel 1851) è che chi vince può cambiare i regolamenti, il tipo di barca, il percorso di regata. Non solo, Prada ha sostituito lo storico sponsor Louis Vuitton che dava il nome alle regate di selezione.

 

Quindi stiamo entrando nel vivo di una nuova primavera. Con il varo della nuova Luna Rossa previsto a Cagliari il 2 ottobre la vela italiana inizia una nuova difficile avventura. Difficile, soprattutto perché per l’ennesima volta ci saranno nuove barche: dal 2013 al 2017 gli americani avevano imposto i catamarani che proprio i neozelandesi avevano (sfruttando un buco del regolamento) fatto diventare volanti, ma per molti appassionati non si potevano definire “barche”. Soprattutto in Italia (Bertelli e Tronchetti Provera in testa) c’è stata una forte spinta per tornare a una barca di tipo tradizionale, con un solo scafo, ma oggi tutti vogliono volare sull’acqua. E così sono stati progettati questi mostri di 75 piedi (22 metri e 86 centimetri) con due enormi bracci laterali che quando si abbassano permettono allo scafo di sollevarsi dall’acqua. Quelli americani del New York Yacht Club e neozelandesi già navigano e le immagini che circolano sono spettacolari. Di fatto è molto probabile che si possa arrivare a superare il muro dei 100 all’ora a vela.

 

Il varo di Luna Rossa inizialmente previsto a fine agosto era stato poi spostato al 9 settembre, quindi rinviato ancora a data da destinarsi fino all’annuncio recente per il 2 ottobre. Motivo? Difficile dare una risposta certa. Sicuramente il primo rinvio è arrivato perché lo scafo non era pronto a lasciare il cantiere Persico di Nembro, l’eccellenza mondiale bergamasca per la realizzazione di barche da regata. Sul secondo spostamento ci sono solo illazioni.

 

Due tra i team più forti già navigano (mancano gli inglesi e il secondo gruppo americano con base in California), e ogni uscita in mare è circondata da curiosi con potenti binocoli e teleobbiettivi. Più che curiosi potremmo definirli spioni perché lo spionaggio tra i team è uno tra i temi più cari ai narratori della Coppa. La novità di queste barche mai viste prima è un’incognita per tutti. In tanti anni se ne sono viste di tutti i colori, compresi i finti radar giusto per mettere un po’ di agitazione agli avversari. Tra le indiscrezioni che trapelano sul rinvio c’è anche quella che lo scafo sia stato riverniciato perché il colore non piaceva a Patrizio Bertelli. Bertelli, marito di Miuccia e ceo di Prada, vale la pena di ricordarlo, dopo sir Thomas Lipton è l’unico ad essere arrivato a cinque sfide alla Coppa America. Il magnate del tè non vinse mai contro gli americani, ma invase gli Stati Uniti con le sue bustine. Patrizio Bertelli nel 2000, ai tempi della prima sfida, ha fatto delle scarpe da barca grigie un oggetto di culto, ma ora vuole portare la Vecchia Brocca nelle sale del Circolo Vela Sicilia a Palermo che sostiene la sfida.

 


 

Stefano Vegliani, per 29 anni volto di Mediaset sport per gli sport olimpici e la vela. Una stagione con Eurosport. Diciassette Olimpiadi da inviato. Sei presenze alla Coppa America di vela, raccontata nel libro “La Storia Infinita”. Sci e nuoto gli altri sport più seguiti. Ha scritto per le biografie di Alessandra Sensini e Tania Cagnotto

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