Le quattro giornate di Milano capitale del calcio

Pierluigi Pardo

Dal 26 al 29 settembre alla Triennale c'è la seconda edizione di Milano Calcio City

Football and the City. Già, perché mai come stavolta si deve partire dal luogo. La città in questo momento più viva e internazionale d’Italia e il palazzo che più di tutti da quasi novant’anni è capace di esprimerne la weltanschaaung più aperta e sperimentale. Qui Muzio negli anni Trenta costruì questo edificio gioiello con il Parco Sempione visibile da ogni finestra. Qui tra poche settimane siccome ci sono dei lavori da fare hanno deciso di chiamare un’artista potentissima Koo Jeong A e invece di chiudere trasformano Triennale in una grande pista da skate, aperta a tutti. Genio e provocazione, insomma. Qui dal 26 al 29 settembre il calcio tornerà protagonista per il secondo anno consecutivo. Io sono orgoglioso di aver affiancato Stefano Boeri e Alessandro Riccini Ricci nella direzione artistica. Franco Piantanida mi ha dato una grande mano, ci siamo divertiti a organizzare e sarà ancora più bello viverla.

 

Capello e Moratti, Cassano e Allegri, Zanetti e Mancini e poi gli intellettuali, i tifosi, le storie. Il calcio del resto è cultura, ce l’ha spiegato Nick Hornby a metà anni Novanta. Non supereremo mai questa fase. Vale per tutti. Papa Francesco non fa mistero del suo amore profano e umanissimo per il San Lorenzo. I figli dei capi di stato giocano alla playstation, Rem Koolhaas, per rimanere in tema, uno dei massimi maestri dell’architettura mondiale, al quale chiedevo adorante qualche dettaglio sulle sue opere più iconiche (se passate a Porto non perdetevi Casa Da Musica a Boavista) rimandava la palla nel mio campo con curiosità pallonare e il cuore trepidante per il suo acciaccato Feyenoord. Le geometrie di Pirlo, i dribbling di Cristiano Ronaldo, le traiettorie di Messi e i lampi di genio di Maradona sono del resto pezzi di design, di arte. Il pallone riproduce perfettamente i meccanismi di quei mondi. Non è blasfemo affermare che Arrigo Sacchi e Pep Guardiola stiano al calcio come Le Corbusier all’architettura e che quelle loro squadre abbiano riprodotto meccanismi perfetti, concettuali e aritmetici vicini al grande architetto francese. Il Tikitaka e il 442 come il béton armé, il calcestruzzo armato, con la medesima idea di organizzazione urbanistica, spaziale, coordinata del campo.

 

La Citè Radieuse del calcio per quattro giorni sarà Milano, celebrando passioni molto tecniche oppure più larghe e laterali. Il film su Maradona di Asif Kapadia sarà l’occasione per commentare con chi, come Ciro Ferrara e Massimo Mauro, ha avuto la libidine di giocarci il talento meraviglioso e ribelle di D10s.

 

Non mancheranno gli ex di Inter, Milan e Juve, il derby di Roma visto da Nord, il Grande Torino, Italia Brasile 3-2. E ancora i media con la lezione del professore Aldo Grasso, e le periferie, perché se Triennale è il luogo simbolo, il centro di Calcio City, l’evento abbraccia tutta le città, si spinge negli oratori, tocca le Colonne che per un romano come me sono un meraviglioso surrogato di città eterna con quel pavé livido che mi ricorda tanto casa.

 

Ci sarà una presenza forte (evviva!) delle donne, il Ct Milena Bertolini e le raggianti ragazze della Nazionale perché questo gioco è davvero di tutti. E Triennale con la sua vocazione sperimentale mi sembra un luogo ideale. Nato per proporre ogni tre anni un’esposizione internazionale (quest’anno dedicata al rapporto fragile e a tratti interrotto tra uomo e natura) ospita anche il primo museo permanente del design italiano. Vi consiglio di visitarlo tra un evento e l’altro di Calcio City. Troverete pezzi della vostra infanzia, espressioni assolute del genio creativo italiano (da Bellini a Gio’ Ponti, da Castiglioni a Magistretti).

 

Io mi sono commosso davanti a un vecchio televisore Brionvega che mi ha riportato inesorabile agli anni da bambino, alla camera da letto dei miei genitori. Subito nella mente (aridaje) le partite in bianco e nero, la voce di Martellini. E se quei pomeriggi di maggio, come dice Nanni Moretti, non torneranno più, ci rimarrà comunque questo. La nostra intatta e personale idea del Gioco. Il confine artistico. Il rumore del pallone potente proprio come un grattacielo di Isozaki. E languido come i ricordi. Rifugio e bellezza. La nostra migliore Madeleine.

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