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Cari juventini, facciamocene una ragione: Sarri è il conducator perfetto

Andrea Sarubbi

L'arrivo dell'ex tecnico di Napoli e Chelsea sulla panchina dei bianconeri è la rivincita della gavetta sulla cooptazione

"L’ultimo mister che ha vinto la maledetta era toscano, fumava, indossava la tuta, non aveva vinto nulla e aveva allenato il Napoli”: nelle chat bianconere ci consoliamo così, dalle 15 di domenica, e qualcuno non si è ancora ripreso. Io sì, e ci ho messo poco: il tempo di ricordarmi del messaggio di sfottò inviatomi dal mio amico milanista quando prendemmo Allegri (“Siete davvero presuntuosi: volete dimostrare di saper vincere senza allenatore”) e di farlo girare immediatamente sui social, per ridare un po’ di buonumore a una combriccola – la nostra, quella dei malati di Juve – che lo perde troppo in fretta. Avremmo firmato col sangue, a metà luglio 2014, per ritrovarci in queste condizioni. E invece piangevamo per Iturbe, soffiatoci dalla Roma. E per Conte, che pure due mesi e mezzo prima insultavamo per lo squallido zero a zero col Benfica che ci costò una finale di Europa League: quell’Europa League che allora ci sembrava un sogno, visti i precedenti in Champions, e che oggi ci pare un portaombrelli. E invece al Chelsea sono contenti, e ringraziano Sarri che gliel’ha fatta vincere, e addirittura c’è chi lo loda per la finale di Carabao Cup persa solo ai rigori e per il campionato finito dietro ai marziani di Pep e ai vincitori della Champions League, ma davanti all’altra finalista.

 


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Non prendiamoci in giro, fratelli bianconeri: l’unico motivo della vostra delusione per l’ingaggio di Sarri è quel nome proprio maschile catalano di tre lettere, diminutivo di Josep, contenuto nella frase precedente. Perché ci avevamo fatto la bocca, inutile negarlo, da quando a marzo cominciarono a uscire le prime voci sui contatti: le verifiche su Transfermarkt sulle scadenze dei contratti del suo staff al City, il licenziamento in massa di tutti gli allenatori delle nostre giovanili, l’idea che la Masia al completo si stesse ormai trasferendo tra Vinovo e la Continassa. Magari con l’aiuto della sentenza Uefa, che avrebbe inchiodato l’emiro Mansur bin Zayed come Guido Rossi inchiodò noi quando Ibra se ne andò all’Inter con Vieira per un pugno di noccioline. Non è successo, amen. Facciamocene una ragione. Anzi, fatevela voi, perché io me la sono già fatta: Maurizio Sarri è il migliore degli umani, il totem, il conducator, il maestro sommo di calcio, il rivoluzionario. E’ la rivincita della gavetta sulla cooptazione, dei nerd sui figli di papà, dei Milli Vanilli veri sui modelli che facevano finta di esserlo e nel 1990 salivano sul palco del Grammy al posto dei cantanti poco fotogenici. Si mette le dita nel naso? Trapattoni se le metteva in bocca, fischiando alla pecorara pure per richiamare l’aristocratico Platini, e non mi pare che nessuno di noi all’epoca se la prendesse più di tanto. Se volete un lord andate a Teheran dal presidente Fathi e portategli via Stramaccioni, che dopo i trionfi all’Inter e all’Udinese ha appena firmato per l’Esteghlal: io mi tengo Sarri, la sua tuta e le sue parolacce, purché faccia rinascere Dybala e Douglas Costa (se non li vendiamo prima) e non costringa Ronaldo a dirgli pubblicamente che siamo usciti ai quarti di Champions perché ci siamo cagati sotto contro una banda di ragazzini. Finché era l’erba del vicino, e quel vicino era il Napoli, Sarri ci sembrava un fenomeno. I capiscers dei forum bianconeri lo paragonavano ad Allegri (naturalmente per sfottere Max) e si chiedevano quali vertici avrebbe mai potuto raggiungere la Juve se, con la qualità della nostra rosa, avesse avuto un allenatore come lui. Bene, quel momento è arrivato e ora siamo tutti curiosi di scoprirlo. Conoscendo benissimo i limiti dell’uomo – che non potrà più addurre scuse su penombra, calendario e rigori per chi ha le maglie a strisce, neppure se le nostre le abbiamo tolte – ma anche gli enormi pregi dell’allenatore, che merita questa opportunità e che se l’è guadagnata tutta.

 

Certo, non è facile dimenticare certe uscite. E resta qualche dubbio anche sulla capacità di Sarri di gestire una pressione così grande. Ma chi era Conte prima di venire alla Juve? E chi era Allegri? E chi era Lippi, l’uomo dell’ultima Coppa, se non appunto un toscano in tuta che veniva dal Napoli?

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