Messi Maradona, Picasso Botticelli

Alessandro Bonan

Nessuno è più grande dell’altro eppure questa gara insulsa continua. Affinità e differenze tra il Lionel e Diego

Messi e Maradona, uniti dal genio, divisi dalla morbidezza. Diego contro Lionel, nessuno è più grande dell’altro eppure questa gara insulsa continua, come paragonare Picasso al Botticelli e stabilire chi dei due fosse più bravo. Messi è Picasso, per come scompone l’azione, ne ribalta i principi di base. Sterzate come nasi fuori posto, incongruenti e per questo inaspettate. Finte come sorrisi enigmatici della donna seduta con il vestito blu. Messi trafigge gli avversari, li attraversa come il pittore spagnolo solcava la tela con le sue linee impossibili, “squadrettando” l’immagine, inventando, senza saperlo, l’era digitale con i suoi pixel. Le azioni del 10 barcellonese sono un labirinto di impulsi, semafori rossi, verdi, partenze e frenate, giravolte e cadute “in piedi”, linee tonde e quadrate. Messi che scatena le corte gambe in contropiede è Guernica, il capolavoro del pittore di Malaga, soffermandoci sull’immagine senza per questo trascurare il significato dell’opera. Semina distruzione, macerie, lascia dietro di sé devastazione, facce incredule. Messi rappresenta la gioia di chi lo sostiene e la frustrazione di chi lo subisce. Eppure, nonostante questa potenza del dominio, come in Guernica raffigurata con una lampadina, c’è sempre una speranza accesa: quella di poterlo prima o poi arginare. Messi il cubista che balla sul cubo, la palla che per gli altri è quadrata e che invece per lui è tonda e gigante al cospetto di un uomo oggettivamente basso ma che sembra ancora più piccolo perché enorme è ciò che combina. Come un bambino prodigio nella fiaba.

 

 

E lo stesso fu Maradona, cinque centimetri sotto, solo più morbido come un’opera di Botticelli. Maradona era elegante ed energico, sapeva fondere lo stile al contenuto. Fisicamente era come un bambolotto, con il busto corto, la testa incassata nel collo, una cascata di riccioli che ne faceva un bonsai dalla grande chioma. Eppure con il pallone addosso si trasformava in una Primavera. Se Messi è moderno nella sua espressività, secco e pungente, Maradona è senza tempo, un fluido magico, un ricordo che si perpetua. Maradona aveva la capacità di donare gioia senza essere felice. Il suo gioco cambiava a seconda del tempo, come i capelli con l’aria umida. Maradona era volubile in quanto inconscio, giocato, illuso e illusionista. Sapeva andare dove lo portava il cuore senza sapere di quale battito morire. Come il Botticelli, incredibile a dirsi, è stato vittima di crisi mistiche di ogni tipo, che ancora oggi lo catturano facendoci conoscere un uomo diverso ogni volta che appare. Come furono le sue finte e i tiri a rete. Maradona è stato il migliore mentre Messi superiore. Come Picasso e Botticelli, una partita senza senso, l’immenso assoluto.

 

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