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Lunga vita agli arbitri donna più bravi di tanti maschietti

Quarantino Fox

Quanto urlato ai microfoni dal giornalista Sergio Vessicchio di Agropoli è una scemenza da bettola di periferia e non serve neppure cercare qualche razionale spiegazione

Il mondo è bello perché è vario, recita l’abusato adagio e la frase s’adatta bene anche al mondo dello sport. A uno può piacere l’ultimo acquisto estivo della propria squadra e al vicino di seggiolino in curva, no. Pazienza, si va avanti lo stesso. Così come si va avanti se una nicchia un po’ retrò alza il sopracciglio davanti al calcio femminile, con motivazioni anch’esse abusate quali “corrono di meno” o “non vanno allo scontro fisico”. Punti di vista. Su una cosa però c’è poco da discutere, e sono gli arbitri donna. Ragazze che si allenano come i colleghi maschi, studiano il regolamento (forse più dei colleghi, consapevoli del pregiudizio secondo il quale il calcio non è roba di donne che pende sulla loro testa), arbitrano tanto quanto i maschi. Ecco allora che quanto urlato ai microfoni dal giornalista Sergio Vessicchio di Agropoli – “Io prego la regia di seguire l’assistente donna, è una cosa inguardabile. E’ uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro è una barzelletta” – è una scemenza da bettola di periferia e non serve neppure cercare qualche razionale spiegazione.

 

 

Sapesse, Vessicchio, quante donne arbitrano meglio dei maschi! Basterebbe che uscisse da Agropoli e valicasse le Alpi, dove su queste cose non si scherza. In Germania fischia in Bundesliga la mitica Bibiana Steinhaus, commissario di polizia che i calciatori in campo li mette in riga come pochi. Uno dei più temuti osservatori arbitrali dell’Uefa è la ceca Dagmar Damkova, maestra del regolamento. Il record di presenze ai Mondiali (maschili e femminili) è detenuto ancora dall’americana Kari Seitz, ritiratasi nel 2013 dopo 28 anni di carriera. In Italia queste vette non si sono ancora raggiunte, ma quando accade qualcosa di storico – il quarto di finale Cina-Stati Uniti arbitrato ai Mondiali del 2015 da Carina Vitulano – non se ne parla. L’Aia batta un colpo e valorizzi come meritano questi giudici in campo vittime di un pregiudizio antistorico.

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