Silvio Baldini (foto LaPresse)

La Carrarese di Silvio Baldini, anarchico vero

Leo Lombardi

L'allenatore è tornato lì dove si era rivelato a metà degli anni '90. Non prende lo stipendio e la sua squadra, con Maccarone e Tavano, frequenta le zone alte nel girone A della serie C 

Se Gaetano Bresci li può osservare da qualche parte, sicuramente tifa per loro. Quando dici Carrara, dici anarchia. Quando dici anarchia, pensi subito a chi uccise re Umberto I a Monza a pistolettate. Carrara ricorda Bresci con un monumento davanti al cimitero e con una squadra di calcio che il suo allenatore definisce “una squadra operaia, che lotta contro il capitalismo moderno”. Parole di Silvio Baldini, tecnico che qui si è rivelato tra il 1995 e il 1997, quando si giocava in C1, e che qui è tornato all'inizio della scorsa stagione. Senza prendere uno stipendio e con la società che gli paga soltanto i contributi previdenziali, per obbligo di legge. Una scelta che ha fatto rumore, una conseguenza logica per una persona che ti spiazza sempre, ancora oggi a sessant'anni.

 

Una caratteristica comune agli allenatori passati da Carrara. C'è stato Marcello Lippi nel 1988-89, c'è stato soprattutto Corrado Orrico un decennio prima. Si fa notare nel 1979, l'Udinese lo trasporta direttamente dalla serie C alla serie A per un'operazione che appare ardita, tra carattere spigoloso del tecnico e metodi da verificare con il pallone delle grandi. Orrico fa più notizia per le dichiarazioni che per il gioco, dura ventidue giornate e dura ancora meno all'Inter, quando nel 1991 lo ripesca un Ernesto Pellegrini orfano di Giovanni Trapattoni, rientrato alla Juventus. I nerazzurri sono in sofferenza da quando al Milan è arrivato Silvio Berlusconi al comando. Impera la zona, prima all'Arrigo Sacchi e, in quella stagione, secondo Fabio Capello. Un sistema di gioco che Orrico prova a trapiantare all'Inter e che viene rigettato, per la presenza pesante dell'eredità del Trap. L'allenatore saluta dopo essere stato eliminato al primo turno (da detentori del titolo) in Coppa Uefa e dopo una sconfitta a Bergamo alla 17ª giornata per un rigore di Bianchezi (alzi la mano chi si ricorda il brasiliano, ma questa è l'Inter).

 

La Carrarese segna la vita di Orrico, con sei esperienze in panchina dal 1969 al 2006. Allo stesso modo accade per Baldini, di Massa come Orrico, che in Toscana torna dopo una promozione in serie A a Empoli nel 2002 ed episodi che passano alla storia: il primo allenatore squalificato per una bestemmia (accade nel novembre 2001, dopo un Empoli-Salernitana, e Baldini è credente…) e il calcio rifilato nel sedere a Mimmo Di Carlo in un Parma-Catania alla prima giornata di serie A nel 2007 (scuse immediate, ma un mese di squalifica). Lo accompagna una lunga serie di esoneri. Inevitabile quello di Palermo, dove entra nella lunga schiera dei tecnici divorati da Maurizio Zamparini, opinabili altri, discutibili alcuni. Colpa dei giocatori, come di un allenatore con cui è complicato interfacciarsi. Non perché sia un presuntuoso, ma perché fondamentalmente onesto e tremendamente diretto: “Il 90% dei dirigenti stanno nel calcio solo per soldi. Oltre a fare i loro interessi sono anche incompetenti. Non mi piace confrontarmi con un ladro, per questo ho rifiutato molte offerte”.

 

Dice di no in un primo tempo anche a quella della Carrarese, a febbraio 2017. La società si è salvata per un soffio dal fallimento, dopo l'infelice esperienza come proprietario del carrarino Gigi Buffon dal 2012 al 2016. Ha bisogno di ripartire e si rivolge a Baldini, a sua volta fermo dal 2011 dopo l'esonero a Vicenza. Inganna il tempo andando a caccia, guardando partite quanto basta e rifugiandosi nelle amate cave di marmo, mestiere duro e frequentato dal padre come cavatore. Marmo che ha salvato la Carrarese, visto che la società è in mano a un gruppo di imprenditori del settore. Si nega non per presunzione, ma per serietà: “Non conosco la categoria né i giocatori. Mi documento e, se mi volete, chiamatemi a giugno. Allenerò gratis”.

 

Una promessa mantenuta da entrambe le parti. Baldini torna nel 2017 e centra una salvezza tranquilla. Quest'anno frequenta le zone alte nel girone A di una serie C che ha trovato una relativa pace solo ora, dopo aver tenuto per mesi squadre in bilico tra ricorsi per mancati ripescaggi ed esitazioni della giustizia sportiva, con l'immancabile Tar del Lazio sullo sfondo. Baldini continua a non prendere un soldo, non c'è più neppure la penale da mezzo milione in caso di esonero. Intorno a sé ha ricostruito un pezzo dell'Empoli che allenò. Il direttore sportivo è Gianluca Berti, che stava in porta, il vice allenatore è Marco Marchionni: anche lui non riceve stipendio, segnale di stima verso una società che gli aveva regalato l'anno scorso un ultimo ingaggio e che il centrocampista non aveva potuto onorare sul campo per infortunio.

 

Il campo, per l'appunto. Squadra poco sopra i vent'anni di media, fino a quando non ci si sposta in attacco. La coppia è formata da Massimo Maccarone e Francesco Tavano, prossimi quarantenni nel 2019. I due erano con Baldini a Empoli nell'anno della promozione, in una prima linea formidabile che comprendeva anche Tommaso Rocchi e, soprattutto, Antonio Di Natale. Maccarone è tornato da un'esperienza in Australia con i Brisbane Roar per provare a rimettersi in gioco. Fatica, finora ha segnato un solo gol. Tavano si diverte come se il tempo si fosse fermato: 18 reti lo scorso campionato, già 10 in questo. Difficile dire se la Carrarese ritroverà una serie B che manca dal 1948. Di sicuro ha restituito un allenatore che mancava al calcio. Uno che ti dice che “settantamila euro di stipendio non mi cambiano la vita: abito a quattro chilometri dallo stadio ed è un'emozione vedere sugli spalti le persone che incontro per strada. Mi sembra di essere tornato agli inizi, quando vivevo il calcio come gioia e non come ossessione. Voglio essere libero e non rendere conto a nessuno”. Un anarchico vero.

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