Icardi, Higuain: il coccodrillo e l'ospite d'onore
Il primo si diverte a nascondersi per poi sbucare all’improvviso, il secondo partecipa alla festa al centro della sala. Chi sono i due attaccanti simbolo del derby di Milano
Uno gioca sospeso, l’altro ben piantato a terra. Il primo si diverte a nascondersi per poi sbucare all’improvviso come un coccodrillo nel fiume, il secondo partecipa alla festa al centro della sala, posizionato in modo tale da essere guardato da tutti, come se fosse il primo degli invitati, il più ambito. Icardi e Higuain, e si fa presto a dire tango. I due ballano una danza molto diversa.
E’ sincopato Icardi, che gioca aritmico, rubando il tempo per meglio dire. Si infila tra le parole, negli spazi di una frase, se vogliamo paragonare l’azione del calcio a una frase. Potremmo non vederlo mai per tante pagine e poi d’un tratto, accorgerci di lui. Segna con la testa e con i piedi. Ma detta così è semplice. Con l’esterno del piede, l’interno, il collo del piede, la punta. Segna di fronte e di nuca, a volte di naso e di orecchio, di occhio. E poi di anca, di petto, di stinco e di coscia (e non siamo dal salumiere). Dipende da come il coccodrillo si è messo rispetto alla preda, cioè il pallone. Azzanna con violenza e stacca a brandelli, non mastica, letteralmente strappa e deglutisce esattamente come il rettile re dei predatori. Contro il Tottenham, si era posizionato fuori dallo stagno, mimetizzato da erba. Con tutti i ciuffi ancora addosso si è palesato dal niente, avventandosi con violenza sulla palla e l’ha colpita in una maniera impossibile, flesso sulle zampe, più storte che mai. Coccodrillo danzante che con una mezza piroetta ha giocato e poi sorriso (coccodrillo buono).
Dall’altro lato c’è l’ospite d’onore. Higuain si fa bello e riceve le più importanti signore della festa, le quali impazziscono per lui. E’ il contrario del suo avversario, tanto nascosto da sembrare invisibile. Lui, Higuain, si vede eccome e partecipa al chiacchiericcio della serata, la quale diventa un film, la sua personale partita. Ne è protagonista, regista e sceneggiatore. Ama il dialogo ma si esalta anche in monologhi di straordinario effetto. Scambia la palla, di prima e scappa. Oppure la controlla, la prende e la fa sua. Gira come un compasso, piede perno che nemmeno un play del basket, e fila via verso la porta. Ha uno scatto che sul breve ti lascia fermo, messo in moto dai coscioni grossi “come due tinozze”. E quando la scena si fa scura, la festa abbassa le luci e la musica sfuma, piano piano si defila e abbandona dal retro. E’ successo alla Juventus e prima ancora al Real Madrid. Nessuno può prendere il suo posto di ospite d’onore. Non fa strano che due così diversi abbiano in comune l’Argentina, un paese forte e debole, fiero e ferito, aperto e claustrofobico insieme. Triste e allegro, come lo è il tango. Che dunque sì, li tiene insieme. Uno porta l’altro, alternandosi. Il tango originale, tra il coccodrillo e l’ospite d’onore.
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