L'arbitro iraniano Alireza Faghani (foto LaPresse)

Il favorito per arbitrare la finale è un argentino col riporto, ma qui si tifa per l'iraniano Alireza

Quarantino Fox

Se a comandare la Fifa ci fosse ancora Sepp Blatter si saprebbe già il fischietto per l'ultima gara del Mondiale. Invece comanda Infantino

Se a comandare la Fifa ci fosse ancora Sepp Blatter, si saprebbe già l’arbitro della finale, probabilmente l’iraniano Alireza Faghani (sarebbe dura per qualche africano, tipo il gambiano Gassama o il senegalese Diedhiou, che pure sono encomiabili nella loro serietà, visto che arbitrano in campionati paragonabili ai nostri tornei amatoriali). Il vecchio colonnello Sepp ha sempre amato le sorprese, le strizzatine d’occhio ai paesi del terzo mondo calcistico, fondamentali per espandere il business e garantire voti alle elezioni.

 

Blatter ha sempre fatto così, nel 1998 impose il marocchino Said Belqola per Brasile-Francia, quando tutti pensavano al più noto svizzero Urs Meier – un azzardo ben ripagato, Belqola arbitrò benissimo. Nel 2006 decise che semifinali e finali sarebbero andate a terne sudamericane, nel 2010 si dice che mandò a casa il favorito Busacca reo di aver espulso un sudafricano facendo piangere i locali suonatori di vuvuzela. Ma ora alla Fifa comanda Infantino, che calcoli ne fa (Mondiali a quarantotto squadre, per esempio) ma sugli arbitri è più distratto. Così al bravo Alireza Faghani, che arbitra come un fischietto degli anni Ottanta e mette le mani addosso ai giocatori facendo capire che lui comanda e gli altri devono accettare in silenzio quel che lui decide – probabilmente sarà preferito qualche altro buonuomo. Tipo l’argentino dal riporto invidiabile Néstor Pitana o l’uzbeco Ravshan Irmatov, che però ha diretto così così Argentina-Croazia. Irmatov era l’enfant prodige del 2010, dal nulla arrivò a dirigere una semifinale, poi si è progressivamente spento. Intanto i primi bocciati: l’impresentabile colombiano Roldan e il polacco Marciniak, autore di una prestazione oscena in Germania-Svezia. Peccato.