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Lasciate stare il calcio: il continente più popoloso aspetta il Mondiale di cricket

Giulia Pompili

La prima volta dell’Afghanistan, nonostante il terrorismo

Roma. “Suggeriamo alla Fifa di limitare l’accesso alla prossima Coppa del mondo a dieci squadre”, ha scritto l’account ufficiale della nazionale di cricket tedesca su Twitter. La Germania, campione del mondo di calcio in carica, non ha preso bene la sconfitta dell’altro giorno contro la Corea del sud che le è costata l’eliminazione. Ma l’orgoglio nazionale è ancora più ferito dal Consiglio internazionale del cricket, che per la prossima Coppa del mondo ha deciso di far accedere alle fasi finali del torneo esclusivamente dieci squadre, e non più quattordici. Significa che per i più forti arrivare ai quarti di finale è decisamente più facile, mentre per le squadre minori (tipo la Germania) arrivare a eliminare i campioni in carica è pressoché impossibile.

 

La retorica della geopolitica applicata allo sport, tirata fuori a ogni grande manifestazione sportiva, ci ha un po’ annoiati. Eppure per noi europei, sempre col naso all’ingiù a osservarci l’ombelico, è importante notare anche quel che succede oltre i campi da calcio. E da seguire nei prossimi mesi ci sono due cose: i Giochi asiatici di Giacarta e Palembang che si terranno dal 18 agosto al 2 settembre e poi i prossimi Mondiali di cricket – lo sport anglosassone per eccellenza, fatto di mazze palle e guantoni, esportato dai britannici nelle colonie asiatiche – si terranno dal 30 maggio al 15 luglio del 2019 in Inghilterra e Galles. A poco meno di un anno dalla cerimonia d’apertura, Steven Elworthy, manager dell’edizione della Coppa del mondo 2019, ha fatto sapere con un comunicato stampa che quella del prossimo anno si preannuncia l’edizione più seguita di sempre, e la partita tra India e Pakistan che si terrà all’Old Trafford di Manchester ha ricevuto una cosa come 180 mila richieste di acquisto di biglietti da parte di spettatori da ogni parte del mondo – ma sarebbe meglio dire: da ogni parte dell’Asia. Secondo il Consiglio internazionale del cricket, i fan dello sport sarebbero un miliardo: il 90 per cento di questo miliardo, però, si trova in India e Pakistan, e quasi tutti vorrebbero vedere lo sport alle Olimpiadi. Per capire quanto l’India pesi sul business sportivo, basti pensare che tra le partite di calcio dei Mondiali e la Premier league di cricket che è finita a maggio, i fornitori di pizza e birra ad aprile hanno fatto tra il +19 per cento (Jubilant Foodworks Ltd., il franchise di Domino’s Pizza) e il +25 per cento (United Breweries Group). Secondo gli analisti, riporta Bloomberg, la lunga stagione sportiva che culminerà con la Coppa del mondo di cricket continuerà a far salire i guadagni delle aziende di food delivery.

 

Naturalmente non si tratta solo di soldi. Quest’anno, infatti, è stato il grande anno dell’Afghanistan. Un paio di settimane fa, per la prima volta nella storia, la nazionale afghana è scesa in campo contro l’India per il Test match, entrando a far parte ufficialmente delle grandi squadre competitive. Subito prima della partita, due comunicati, uno del primo ministro indiano Narendra Modi e l’altro del presidente afghano Ashraf Ghani, hanno reso l’ingresso dell’Afghanistan ancora più significativo. “L’India è fiera di essere fianco a fianco con spirito degli atleti afghani, che hanno dimostrato un grande spirito”, ha detto Modi, riuscendo a mettere in piedi una squadra competitiva nonostante le difficoltà. Perché è stato proprio grazie alla guerra, quella dei russi contro Kabul, che negli anni Ottanta gli afghani impararono a giocare nei campi profughi allestiti in Pakistan. “C’era poco altro da offrire nei campi profughi, e fu così che lo sport prese rapidamente piede”, ha scritto Tunku Varadarajan sul Wall Street Journal. La nazionale afghana, fondata nel 1995, da sempre combatte contro chi vorrebbe fermare il cricket: il 19 maggio scorso una serie di bombe ha colpito uno stadio durante una partita a Jalalabad, uccidendo otto persone. L’attentato non è stato rivendicato ma nel settembre del 2017 un altro attacco a una partita di cricket, rivendicato dallo Stato islamico, fece tre morti.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.