Mondiale leggero
Danimarca-Australia è argilla espansa, Francia-Perù come in un film di Fantozzi (con applausi finali)
Danimarca contro Australia, l’argilla espansa, la mia vita e un presente che non è mai stato. Non fosse stato per le palline di terra e per la storia industriale della mia famiglia, in Australia ci sarei restato. Nel Duemila ero a Sydney e la Ernst & Young mi aveva offerto un lavoro, avevo una terrazza sulla baia e un’amica che sognava di piantare gli alberi nel deserto australiano. Ogni mattina andavo in spiaggia a correre e non sono mai stato così in forma perché in Australia sono tutti come Mooy, Leckie, Milligan, Ryan, è un popolo sportivo e spensierato e lo sei per forza se sei lontano dall’Europa. Sono tornato per combattere, se fossi rimasto a Sydney di certo non sarei qui a lavorare per l’azienda e a scrivere per il “nostro fogliuzzo einaudiano” e la partita starei a guardarmela a Bondi Beach. Invece la guardo di corsa a Gabicce Mare, non posso perderla perché si gioca a Samara, città sul Volga che sogno di vedere da sempre perché è lì che Nikolaj Kostyrko, genio del calcestruzzo, ha inventato l’argilla espansa negli anni Venti. E’ stato lui il Gagarin dell’argilla, è arrivato appena prima degli occidentali, ha battuto sul tempo proprio i danesi, quelli che qualche anno dopo a Sydhavnen hanno iniziato a produrre lo stesso materiale, che poi dalla Danimarca è arrivato in Italia. E’ leggero e isolante e non è un caso se i danesi corrono rapidi e leggeri e segnano subito con Eriksen, l’unico della squadra dai piedi buoni.
Per fortuna ho trovato questa trattoria sul porto, hanno la tv, i danesi vanno alla grande, se non fosse per un rigore che porta gli australiani al pareggio. Jedinak lo segna senza colpo ferire e prepara l’assalto dei compagni, sono forti e rocciosi e qualche buon tiro lo fanno pure ma Schmeichel non è certo un pivello e viene fuori un pareggio, per fortuna la grigliata di pesce è abbondante e c’è pure il sorbetto al limone e il vino rosé. Per digerire faccio due passi al Condominio Paradiso, da tempo volevo vedere questo capolavoro di BBPR, non c’è un posto più bello sul mare e poi è a cinquanta metri dalla Baia imperiale, per vicinanza tra mare e divertimento non c’è niente di più comodo. Come l’Adriatica che mi porta a Bologna in un baleno, devo arrivare a Parma per le cinque perché inizia Francia-Perù e soprattutto l’Assemblea degli Industriali, arrivo giusto in tempo per la relazione del presidente, tutta sull’innovazione e io benedico la tecnologia e scarico l’app dei Mondiali e la partita la sento nell’iPhone, altro che Fantozzi, è una vera goduria sentire il gol di Mbappé mentre Alberto Figna legge una frase di Franco Modigliani sulle capacità degli imprenditori italiani e sulle incapacità del sistema politico.
Si parla di banche, di Quantitative easing, di debito pubblico, di riforma del sistema bancario, insomma di cose avvincenti. Mi distraggo pensando a quanto starà soffrendo la mia cameriera peruviana mentre la sua squadra attacca alla ricerca del pareggio. Le sue preghiere non bastano, Hernandez tira alto, Aquino prende l’incrocio, Advíncula tira largo e Farfán appena fuori, ci sarebbe anche una palla buona per Guerrero ma è in fuorigioco, alla fine alla Francia è andata bene, se i peruviani avessero tirato dritto sarebbe stata una Beresina e invece sul fischio finale scattano gli applausi e si alzano tutti in piedi, non per la Francia ma per la nuova presidente Annalisa Sassi, è una mia amica, è brava, preparata e ha una bella azienda, roba di maiali e di prosciutti, che ogni giorno gioca i suoi Mondiali sui mercati internazionali. Con un bicchiere di lambrusco brindiamo alla sua prossima vittoria.
Il Foglio sportivo
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