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Il caso “Maurizio Stirpe”, l'uomo che esporta nel mondo Frosinone

Marianna Rizzini

Chi è e che cosa fa il presidente della squadra di calcio tornata in serie A. Imprenditore e vicepresidente di Confindustria

Roma. Tutte le strade portano in questi giorni a Frosinone, città la cui squadra di calcio è tornata in serie A al termine della rocambolesca finale playoff con contestazione del Palermo, palloni un po’ grossier volati in campo dalla panchina, arbitro contestato, ricorso respinto, guerra verbale e di querela tra il presidente della squadra Maurizio Stirpe, imprenditore e vicepresidente di Confindustria, e il patron del Palermo Maurizio Zamparini – e con intervento (addirittura) del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che, in virtù dell’origine ciociara, non l’ha mandata a dire ai siciliani: “Se qualcuno ha sbagliato deve essere sanzionato ma non credo che due palloni abbiano cambiato il corso delle cose o che l’arbitro abbia deciso in base alle proteste del Frosinone. Bisogna saper vincere ma anche saper perdere”.

 

La rocambolesca finale playoff con il Palermo (con polemiche, palloni volanti e querele) e la storia di un defilato ex aspirante giurista con genius loci ciociaro, poi creatore di un piccolo impero di componentistica in plastica per auto ed elettrodomestici con radice locale e spirito da “Tex Willer”

Più che altro, tutte le strade da Frosinone partono dal pensiero del collaterale schiaffo d’immagine proveniente dalla Ciociaria e gravante sulla Roma immersa nel pasticciaccio dello stadio, ché a Frosinone, a differenza che a Roma, il nuovo stadio c’è: sedicimila e cinquecento posti con Cittadella dello Sport e progetti di espansione anche musicale (Enrique Iglesias in una sera d’estate, tanto per cominciare), e c’è perché l’ha voluto lui, Maurizio Stirpe figlio di Benito (cui lo stadio è intitolato). E si dà il caso che Maurizio, che al padre ha fatto dedicare un libro biografico in onore dell’“imprenditore e gentiluomo”, sia uscito ora, obtorto collo, dal cono d’ombra che felicemente ricopriva nelle giornate di campionato, quando, racconta un testimone oculare, cercava con precisione calvinista di capire perché il sole non battesse bene su quel determinato spicchio di tribuna, e guardava la partita da solo, nell’angolo più defilato della nuova costruzione, foriera di grandeur per i tifosi felici di non doversi più recare, d’inverno, sugli spalti del cosiddetto “Matusa”, stadio precedente e mezzo cadente. E insomma – anche se Stirpe è noto in Ciociaria per essere, dice un concittadino, “pazzescamente schivo”, nonostante l’attività imprenditoriale del suo gruppo Prima Sole Components, fiorente nella componentistica in plastica per auto, moto ed elettrodomestici, con nove stabilimenti in Italia, quattro all’estero e più di tremila dipendenti – a Stirpe la città di Frosinone guarda per esportare oltreconfine quello che Tajani chiama “orgoglio ciociaro”, tantopiù che Stirpe, quando non è sul territorio e riveste il ruolo di vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro (e febbrile attività, nei mesi scorsi, per la firma del “Patto della fabbrica” con i sindacati), è anche noto per il tenace radicamento alle abitudini dei giorni trascorsi nel frusinate, prima tra tutte quella di mangiare a mensa con una decina di sconosciuti e non al settimo piano della foresteria silenziosa a lui riservata.

 

E c’è chi, tenendo a mente tutti i borghi dell'"anomala guida illustrata IAM Ciociaria", bibbia del ciociaro emigrato a Roma, vede nel carattere dell’uomo lo zampino del genius loci, ché Stirpe è originario di Torrice (Ciociaria pura). La moglie invece è di Cassino. Ma la squadra è stata una volta in ritiro a San Donato Val di Comino, ex “Terra di Lavoro”, antica zona di confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli – e il particolare non è indifferente per l’imprenditore cattolico dagli studi giuridici e dalle iniziali ambizioni accademiche, poi accantonate per l’impiego nell’impresa paterna (ma con rapida azione di diversificazione), e dalle amicizie non mondane in senso classico, vedi quella con il vescovo di Frosinone Ambrogio Spreafico (“unico vescovo magro”, scherza un concittadino, sottolineando la vena “frugale ed ecologista” dell’alto prelato). Fatto sta che Stirpe, collezionista di dischi in vinile e fumetti, con predilezione per Tex Willer, l’eroe di un West che, narrano le leggende, “ricordava al presidente del Frosinone le terre aspre del frusinate”, è anche imprenditore di frontiera (Brasile), stimato da Sergio Marchionne, Emma Marcegaglia e Vincenzo Boccia, ed è da sempre convinto che l’impresa debba “superare i limiti di chi l’ha creata”, che i tifosi siano i veri “proprietari della squadra” e che il calcio sia “il volano della crescita dell’intera provincia”. Tutto il resto è relazione d’impresa con colossi dell’auto (all’origine Fiat, poi, Audi, Daymler, Volvo e Volkswagen, destinatarie della componentistica “low cost di lusso” di Stirpe, come dice Stirpe) e colossi dell’elettrodomestico, tra cui Whirlpool (e se chiedi a un concittadino di Stirpe che cosa faccia Stirpe ti elencherà l’infinita serie di accessori in plastica che rendono un frigorifero un frigorifero e un microonde un microonde). Ma ci sono giorni in cui il vicepresidente di Confindustria, come in maggio durante una lectio magistralis al Politecnico di Milano, così descrive quello che la classe dirigente ciociara chiama il “miracolo frusinate”: “Lo spirito col quale ci siamo avvicinati è stato quello di sviluppare una cultura di riscatto del territorio partendo dallo sport”. A volte, invece, anche se non è Tex Willer, Stirpe viene assimilato a una sorta di “gentile giustiziere”, con un aneddoto vincente su tutti: l’imprenditore che, da capostipite dell’unica multinazionale con sede a Frosinone, e dopo un incendio in uno dei suoi stabilimenti in quel di Salerno, si mette personalmente all’opera per ricollocare uno per uno tutto e trenta i dipendenti. Qualcuno lo definisce “esponente della classe dirigente che manca al Sud”, altri evocano (leggenda o verità) i trascorsi di famiglia nel settore idrico: pare che a Capri ci siano tombini con sopra scritto “Stirpe”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.