Marco Cecchinato (foto LaPresse)

Cecchinato e la dura legge del tennis: le vittorie non durano niente

Giorgia Mecca

Il tennista italiano dimentica presto l'euforia per il successo contro Novak Djokovic. In semifinale al Roland Garros gioca senza paura ma Dominic Thiem è più forte. E vince

Nello sport le vittorie non durano niente. Un giorno Adriano Panatta ha provato a misurare la durata del suo sollievo dopo una partita conquistata: cinque minuti esatti, non uno di più. Subito dopo l’euforia sparisce, l’adrenalina lascia il posto alla stanchezza, alla schiena a pezzi, alla preparazione del prossimo match. Si ritorna sempre in campo e il campo tira una riga sopra a tutti i successi e a tutti gli avversari. Ogni partita è un mondo nuovo e non importa se hai appena battuto l’ex numero uno al mondo Novak Djokovic, il punteggio comincia sempre nello stesso modo, zero a zero.

 

Oggi Marco Cecchinato ha perso 75 76 61 in semifinale al Roland Garros contro Dominic Thiem, testa di serie numero sette del torneo è uno dei più forti giocatori al mondo sulla terra rossa, dopo Rafa Nadal. Due set e più di due ore di partita perfetta, giocata con il braccio sciolto e i nervi saldi non sono bastati: il punteggio lo ha confermato la regola del tennis, l’austriaco è più forte, vittoria meritata, sconfitta anche.

 

Tutto qui? Non proprio. Marco Cecchinato oggi, sul campo centrale di Parigi ha ruggito, stringendo denti e pugni ha corso su ogni angolo del campo, ha lasciato andare il braccio e giocato di tocco quando è stato il caso di farlo. I primi dieci giocatori al mondo non sono di un altro pianeta, l’ha capito anche lui mentre provava a stare dietro al ritmo di Thiem e ci riusciva. Durante il tie break del secondo set, che ha deciso la partita ed è finito 12 a 10 per l’austriaco, ha avuto a disposizione tre palle per vincere il set e ne ha salvate altrettante prima di cedere. È durato ventidue punti, il tennista palermitano ha lasciato andare il servizio, il diritto e il rovescio. “Ma dove lo trova tutto questo coraggio?” si chiedevano in molti osservando il suo sangue freddo mentre sul campo centrale di Parigi, davanti a uno stadio pieno, colpiva l’ennesima smorzata perfetta. La verità è che se sai giocare a tennis sai farlo ovunque, nei campi di Orbetello, dove l’italiano ha conquistato uno dei suoi primi successi, e sopra la terra più bella del mondo. Cecchinato ha lasciato la paura in un angolo, non ha mai lasciato che giocasse al posto suo. Ha provato ad alzare la testa ogni volta che ha potuto: servizio esterno, diritto e piedi dentro al campo per farsi vedere dal suo avversario, per guardarlo negli occhi. Durante il secondo set Thiem era furioso, arrabbiato, l’italiano non lo ascoltava neanche, pensava soltanto a colpire la palla.

 

Dopo essere stato a due punti dalla vittoria del secondo set e averlo perso, Cecchinato si è arreso. Basta un attimo e la fiducia scompare, l’energia che ti tiene in piedi anche. Il tennista è rimasto in campo soltanto perché non poteva fare altrimenti, ma non vedeva l’ora di tornare negli spogliatoi. Sguardo fisso suoi piedi, spalle alzate, sorrisi amari e vittoria di Thiem. Il pubblico ha cercato di incoraggiarlo fino alla fine, ma non poteva giocare al posto suo. La testa è la prima a dichiarare la resa, quando succede il fisico obbedisce e si ferma: 6 1 in poco più di un attimo.

Cecchinato ha abbandonato il Roland Garros applaudendo sé stesso e il pubblico presente, battendosi i pugni sul petto, con la testa alta.

 

Le vittorie durano poco insegnano niente. Le sconfitte, invece, fanno male per giorni interi.

Non in questo caso però. Da lunedì il tennista italiano sarà il numero ventisette del mondo. Prima di questo torneo era settantaduesimo, in due settimane ha guadagnato quarantacinque posizioni nel ranking e ha battuto due giocatori tra i top ten è un ex numero uno Novak Djokovic. Avrà a disposizione cinque minuti di sollievo per pensarci e per congratularsi con sé stesso e con tutta la strada che ha fatto. Poi ritornerà a giocare. La stagione sulla terra rossa è finita, sta per cominciare Wimbledon.