Fabio Fognini (foto LaPresse)

A Roma Fognini batte Thiem e i suoi fantasmi (ma fino a quando?)

Giorgia Mecca

Il tennista italiano supera l'austriaco in tre set. Negli ottavi affronterà il tedesco Gojowczyk, ma il problema per lui non è mai l’avversario, piuttosto ciò che succede tra un punto e l’altro

“Adesso Fabio, ti prego, rimani in campo, non farti massacrare dai tuoi fantasmi, dalle tue rese, dalle partite che hai perso perché hai buttato via. Non farti massacrare dalla paura. Colpisci la pallina, ti prego, non pensare a nient’altro”. Fabio Fognini ha pensato a questo oggi pomeriggio sul campo centrale del Foro Italico durante il secondo turno degli Internazionali d’Italia. Stava per cominciare il terzo set contro Dominic Thiem, il tennista austriaco numero otto al mondo. Fognini aveva vinto il primo set 6-4 giocando in modo perfetto. Nel secondo però la partita era scivolata nelle mani dell’avversario, 6-1 in poco più di venti minuti. “Colpisci la palla. Non pensare a nient’altro. Tieni gli occhi fissi sul campo”. Una battaglia persa. Fabio non ci riesce mai. Il tennis lo sfinisce, gli divora i nervi. Sa che dovrebbe mantenere la calma, che solo così si vincono le partite. Lui però non ci riesce, allora urla, se la prende con chiunque incontri il suo sguardo, ride di sé stesso, guarda il suo angolo in maniera ossessiva, come se servisse a qualcosa. Non basta ancora. La litania va avanti. Stringe i denti contro l’asciugamano per costringersi a stare stare zitto, stringe le palline tra le mani e poi le getta via. Vorrebbe liberarsene una volta per tutte, vorrebbe trovarsi da qualunque altra parte. Fa male soprattutto a sé stesso.

 

Ogni punto sbagliato potrebbe essere l’occasione giusta perché la sua testa vada a pezzi. Fabio guarda la racchetta, prova a contare fino a dieci, non ci riesce, e allora la scaraventa per terra, una, due, tre volte finché non si rompe. Quante ammonizioni, quanta energia sprecata. Il problema per lui non è mai stato giocare contro l’avversario, ma ciò che succede tra un punto e l’altro.

 

Fabio Fognini compirà trentuno anni tra otto giorni, il 24 maggio, ed è il numero ventuno della classifica mondiale. In carriera ha vinto trecentodue partite. Molte altre le ha perse e le ha perse male. Ha insultato arbitri e avversari, ha sputato sentenze contro sé stesso, contro il mondo e contro suo padre. Gestacci, smorfie, fischi dal pubblico e lui che ogni volta sembra voler dire: “Allora, provateci voi, se ne siete capaci, a trovarvi qui dentro”. Ha ragione. Il tennis è uno sport di polsi fermi e sangue freddo. Con i nervi fragilissimi che ha ricevuto in sorte e che non è riuscito a migliorare, Fognini ha fatto miracoli per diventare un giocatore di tennis, per continuare ad esserlo. Gioca tra i professionisti da più di quindici anni e da sette è stabilmente tra i primi cinquanta, nel 2014 è stato il numero tredici al mondo. Troppo poco per un talento come lui, chi ha sempre voglia di criticare lo accusa: avrebbe potuto fare molto di più. Sì, certo. “Allora provateci voi”.

 

Oggi durante l’inizio del terzo set Fognini è stato costretto a salvare palle break su palle break, ha risposto ai servizi di Thiem andando a sbattere contro il telone di fondo campo, è rimasto inchiodato allo scambio con tutta la poca energia che gli rimaneva in corpo. “Colpisci la palla e non pensare a nient’altro”. Il settimo game è durato più di tredici minuti, sua moglie Flavia Pennetta era impietrita, tamburellava le dita sulla bocca e intanto bisbigliava. “Dai amore”. “Rimani in campo Fabio”. Per una volta Fabio in campo c’è rimasto fino alla fine. Urlando come al solito, insultandosi, mandando a quel paese la pallina che non faceva il suo dovere, tirando calci contro la terra rossa per frustrazione. Il tennis però ha prevalso sui nervi fragili. Sul campo Centrale oggi il tennista italiano ha fatto vedere al pubblico di Roma rovesci lungolinea che sembravano usciti da un manuale, ha difeso quando doveva difendere ed è entrato in campo quando è arrivato il momento di attaccare. I campioni giocano così. A un certo punto ha giocato un pallonetto usando soltanto il polso. Una magia. È scoppiato a ridere anche lui. È raro che accada, ma a volte il tennis può essere divertente anche per chi lo gioca. Il tennista italiano dopo due ore e cinque minuti di partita ha vinto 6-3 al terzo set contro Dominic Thiem, l’unico giocatore che quest’anno è riuscito a battere il cannibale Nadal senza sbagliare niente. I suoi nervi, fragilissimi come al solito, questa volta non hanno prevalso. Domani, negli ottavi di finale, incontrerà il tedesco Peter Gojowczyk.

“Alla fine della mia carriera mi porterò dietro molte vittorie e parecchi rimpianti”, ha ammesso un giorno il tennista italiano pensando a tutto ciò che ha perso e che avrebbe dovuto vincere. Oggi è successo il contrario. Fognini è rimasto dentro il campo dall’inizio alla fine, non ha pensato a nient’altro, è stato un giocatore di tennis.