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Complotto volante

Jack O'Malley

Sono stati gli hacker russi a ridurre le inglesi in Champions League da 5 a 1? No

Londra. Se mi chiamassi Maurice Sorrows direi che c’è – palese – un complotto contro le squadre inglesi (e se fossi banale direi che è colpa degli hacker russi): agli ottavi di finale di Champions League sono arrivate in cinque, un record, in semifinale ce ne sarà soltanto una. Falcidiate da sfiga, arbitri, superiorità degli avversari, allenatori portoghesi e italiani, ma soprattutto da se stesse, Manchester United, Tottenham e Chelsea hanno salutato l’Europa avviandosi a una stagione fallimentare – soprattutto per Red Devils e Blues. Le palline calde e fredde dell’Uefa hanno fatto il resto: ai quarti sarà “derby” Liverpool-Manchester City, e tanti saluti a un’altra squadra dell’isola che il calcio lo ha inventato. Non sono però Maurice Sorrows, non ho tempo di credere ai complotti, anzi invidio chi riesce a sostenere senza sembrare ubriaco che se la Juventus vince 5-0 è perché l’avversaria si è scansata mentre se a farne 5 è il Napoli è perché gioca il calcio più bello d’Europa (pur non essendoci traccia degli Azzurri oltre il confine italiano da qualche settimana).

 


Assidua lettrice del Foglio, la nuova fiamma di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello, ama soffermarsi soprattutto sugli interventi di Umberto Silva, che poi medita a lungo da sola, prima di parlarne con le amiche durante appassionanti cene letterarie (foto via Instagram)


 

Mi rendo conto che sia accettabile (no, non lo è, ma facciamo finta che lo sia) l’eliminazione del Chelsea di Antonio Conte, ma non posso digerire quella dello United di José Mourinho, arrivata dopo una sconfitta in casa contro una squadra di pellegrini allenati da Vincenzo Montella, che appena un giorno prima della partita all’Old Trafford era stato sbeffeggiato pubblicamente (anche su questa pagina) per avere immiserito la stagione del Siviglia. Naturale che ora si bulli, dicendo che al Milan non è stato capito. Facile, soprattutto dopo la meritatissima eliminazione dei rossoneri dall’Europa League (la simulazione di Welbeck è stata vergognosa, e a differenza di quanto fanno in situazioni simili i giornali italiani, i media inglesi lo hanno scritto, ma attaccarsi a un episodio fa molto Maurice Sorrows, amici milanisti). La vittoria di Montella ha fatto gridare a tutti che il re Mou è nudo. Va bene le battute caustiche agli avversari, gli show in panchina e conferenza stampa, le campagne acquisti che nemmeno una donna lasciata dal fidanzato prima dei saldi, ma da troppo tempo lo Special One sembra essersi trasformato nel suo maestro Van Gaal: allenatore vincente e rivoluzionario nei primi anni di carriera, superato da manager più giovani dopo qualche anno, incapace di ripetersi. Mou ci aveva abituati troppo bene, e non ha considerato la maledizione di Sir Alex Ferguson: l’allenatore più vincente della storia dei Red Devils incombe sui suoi successori come un rigore a favore non visto incombe sugli incubi dei tifosi laziali. A Mou resta l’Fa Cup, ma difficilmente risulterà credibile se penserà di avere salvato la stagione in caso di vittoria finale a Wembley. Certo, è pur sempre la coppa più antica del mondo, roba che in confronto la Coppa Italia è il Trofeo Berlusconi, ma non può bastare per giustificare le spese volute in estate dal manager portoghese (che dalla scorsa settimana ha smesso di pettinarsi, ci avete fatto caso?).

 

Meno male che c’è il Liverpool: con un Salah così forte ad Anfield cominciano a credere che sia possibile persino battere il Manchester City di Guardiola. Nulla in confronto ai sogni che si sono già fatti i romanisti: i giallorossi battono il Barcellona ai quarti, sconfiggono la Juventus in semifinale e vanno a Kiev a giocarsi la coppa contro il Liverpool. Ovviamente vincono ai rigori, vendicando la finale persa all’Olimpico quando io ero ancora astemio per limiti di età. E poi si svegliano tutti bagnati.

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