La squadra nigeriana di bob al debutto ai Giochi olimpici invernali di PyeongChang (foto LaPresse)

Missione impossibile a PyeongChang: le nazioni debuttanti ai Giochi olimpici

Alessandro Berrettoni

Per la prima volta alle Olimpiadi invernali ci saranno Ecuador, Eritrea, Kosovo, Malesia, Nigeria e Singapore: sei paesi che poco hanno a che fare con la neve, rappresentati da un pugno di atleti accomunati dalla stessa storia e desiderio di rivincita

Quelle di PyeongChang saranno le Olimpiadi invernali con la più alta partecipazione globale di sempre: sono infatti 92 le nazioni rappresentate. Quattro in più dei Giochi di Sochi del 2014, 76 delle prime Olimpiadi invernali, che si tennero nel 1924 in Francia, a Chamonix.

 

La cosa curiosa è che saranno presenti anche nazioni che poco hanno a che fare, per tradizione o geografia, con l’inverno e gli sport sulla neve. E’ così per la maggior parte dei sei paesi che fanno il loro debutto a PyeongChang. Ma in comune c'è dell’altro. Gli atleti che li rappresentano condividono vicende personali affini, nella maggior parte dei casi sono figli di immigrati che vivono le Olimpiadi come una forte chance di marcare un traguardo storico per i loro paesi di origine.

 

Ecuador

L’Ecuador sarà rappresentato solo da un uomo: lo sciatore di fondo Klaus Jungbluth, che sarà - ovviamente - anche il portabandiera nella cerimonia di apertura. Jungbluth ha scoperto lo sport, e la neve, mentre studiava in Norvegia e Repubblica ceca. Una volta tornato in Ecuador, ha iniziato ad allenarsi sui pattini a rotelle a Guayaquil. Gli amici lo avevano soprannominato per questo “lo sciatore dell’asfalto”. Poi Klaus si è trasferito in Australia, dove sta ottenendo un dottorato di ricerca in scienza dello sport. Anche lì si allena sui roller, ogni giorno, alle 4 di mattina. Non avendo l’Ecuador una federazione sciistica, requisito necessario per competere come paese ai Giochi olimpici, è stato lo stesso Jungbluth a crearne una, insieme al comitato olimpico del paese.

 


Eritrea

In Eritrea la temperatura media è di 28 gradi. Stupisce che ci sia qualcuno che coltivi il desiderio di scendere sulle piste innevate, come ha fatto Shannon-Ogbani Abeda, portabandiera a PyeongChang. Per gran parte della sua vita, Abeda si è allenato a Fort McMurray, in Canada, dove è nato e vive. I suoi genitori si sono trasferiti in nord America come rifugiati negli anni ‘80 per stabilirsi tra le montagne dell’Alberta. Un luogo che ha ispirato Shannon fin da piccolo, ha infatti iniziato a sciare all'età di 3 anni. Da allora non ha più posato gli scarponi, e già deteneva il record di primo eritreo a partecipare a un evento sportivo invernale: nel 2012 si era qualificato alle Olimpiadi giovanili in Austria. “Spero di ispirare altri bambini, non solo eritrei, ma anche di un altro piccolo paese a partecipare alle Olimpiadi”, ha detto al giornale locale canadese Fortmccurrytoday.

 

 

Kosovo

La neve in Kosovo abbonda, eppure i giochi olimpici invernali finora gli erano stati preclusi. Dal 2008, quando ha dichiarato l’indipendenza dalla Serbia, il paese balcanico è stato riconosciuto da 114 nazioni. Per partecipare alle olimpiadi ci sono voluti anni di sforzo diplomatico, fino al riconoscimento da parte del comitato olimpico nel 2014. Il debutto è avvenuto a Rio 2016, in Brasile, paese che non ha mai formalizzato il riconoscimento dell’indipendenza. Albin Tahiri ha 28 anni e ha iniziato a sciare all’età di sette anni, in Slovenia e mentre scenderà in pista, il suo paese celebrerà il decimo anniversario dell’indipendenza.

 

Malesia

Jeffrey Webb è diventato il primo atleta malese a qualificarsi ai Giochi olimpici invernali. Sciatore alpino, ha 19 anni, è nato a Kuala Lumpur e vive negli Stati Uniti da quando ha cinque anni. Suo padre è un maestro di sci, la madre invece è la vice presidente di Ski Malaysia, associazione che fa parte della Fédération Internationale de Ski. La vita di Webb si divide tra l'Oregon e la Svizzera, ma scenderà in pista con la bandiera malese. Sarà accompagnato da un connazionale, Julian Zhi-jie Yee, pattinatore di figura. Venti anni, Julian si è assicurato il suo ticket per PyeongChang a settembre 2017. Anche lui è nato a Kuala Lumpur e si allena "pattinando per almeno tre ore al giorno nei parcheggi di due centri commerciali locali".

 

 

Nigeria: bob e skeleton

La loro qualificazione ha già fatto il giro del mondo. Seun Adigun, Akuoma Omeoga e Ngozi Onwumere sono il primo team africano di bob a partecipare alle Olimpiadi invernali. Nessuno ci avrebbe scommesso. La  federazione nazionale di bob nigeriana ha dovuto raccogliere il denaro per comprar loro l’equipaggiamento. Un investimento che però è stato decisamente ripagato: le tre stelle del bob, infatti, vivono tutte negli Stati uniti e hanno già firmato contratti pubblicitari con marchi prestigiosi come Under Armour, Visa e Beats. La stessa attenzione è concentrata su Simidele Adeagbo, prima atleta africana donna specialista di skeleton, una disciplina che prevede una discesa con una slitta a rotelle dotata di pattini. Ex triplista, Adeagbo aveva mancato di un soffio la qualificazione a Pechino 2008. Ispirata dalle imprese dalla squadra di bob, in cui aveva provato a entrare, si è poi dedicata allo skeleton, riuscendo a staccare il biglietto per la Corea alla sua prima discesa in assoluto.

 

Singapore

Cheyenne Goh, come Shannon-Ogbani Abeda, deve le sue sorti sportive al Canada, che l’ha accolta quando aveva 4 anni. E’ stato lì che ha iniziato, per gioco, a pattinare sul ghiaccio, prima di iniziare a giocare a hockey. “Perché non provi lo short track?”, le propose il padre, mentre stavano guardando le gare di Vancouver 2010 della disciplina in velocità. Goh ha 18 anni ed è allenata da Chun Lee-kyung, quattro volte campione olimpico. Qualificatasi a novembre 2017, è la 36esima del ranking mondiale.

 

 

Come Julian Zhi-jie Yee, anche lei si allena su una pista da ghiaccio di fronte a un centro commerciale. E forse è questo, l’ennesimo tratto comune che unisce i destini dei sei paesi e dei loro atleti: la rivincita, l’impossibilità che diventa ragionevole dubbio e poi tarlo che si insinua in testa e va rimosso. La voglia, il desiderio di battere ogni ostacolo e farcela, anche se ti devi allenare in mezzo ai bambini o agli innamorati. L’essenza stessa dello sport, racchiusa in una pista di fronte a un centro commerciale. D'altronde, Pechino 2022 è vicino, e la Cambogia si è già prenotata.