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Giù le mani da Cutrone

Jack O'Malley

La storia la conoscete: l'attaccante segna un gol di mano, ma nessuno se ne accorge: non l’arbitro, non gli avversari, non il guardalinee, non gli addetti al Var. Poi ecco il processo mediatico

Londra. Ho fatto un sogno, o meglio un incubo. Dopo avere seguito su tv, giornali e social network la vicenda del gol di mano di Cutrone in Milan-Lazio ho bevuto molto brandy, sono caduto in un sonno agitato, più inquietante di un post partita di Coppa Italia su Rai Sport. Avevo appena letto le scuse dell’attaccante del Milan, postate in una story su Instagram: “Ho rivisto le immagini del gol. In un momento di adrenalina e istinto ho avuto la sensazione di colpire la palla in maniera regolare. Il mio non è stato un gesto volontario, mi spiace che venga messa in discussione la mia onestà”.

 

  

La prima cosa che ho pensato è stata che Cutrone beve più di me, oppure pensa che noi tutti beviamo molto, tanto da non accorgerci dell’assurdità delle sue dichiarazioni. La storia la conoscete: Cutrone segna un gol di mano, ma nessuno se ne accorge: non l’arbitro, non gli avversari, non il guardalinee, non gli addetti al Var. Lui esulta, il Milan vince anche grazie a quella rete. Il giorno dopo parte il solito processo al Var (ve li immaginati gli arbitri asiatici, quest’estate al Mondiale, mentre rivedono le azioni e non ci capiscono un cazzo?), con una novità interessante: la giustizia sportiva potrebbe punire Cutrone per comportamento antisportivo con due giornate di squalifica. Si capiscono allora le scuse surreali di Cutrone, che non si sarebbe accorto di avere toccato la palla con il braccio per colpa dell’adrenalina. Che è come quando dico a mia moglie di non essermi accorto di avere perso tutti quei soldi giocando al pub a freccette per colpa della birra: da non crederci.

  


Sofia Milosevic, fidanzata dell’attaccante del Torino Ljajic, batte i pugni sul tavolo: lui deve impegnarsi di più in allenamento, o continuerà a finire in panchina


 

La vicenda – e qui veniamo al mio incubo – è l’esemplificazione perfetta del calcio che ci stanno propinando. Gli arbitri non decidono più niente, e quando lo fanno lo fanno con la stessa lucidità con cui Piero Fassino fa previsioni politiche: tanto c’è il Var, pensano loro e pensano tutti, che ci salverà. L’illusione che grazie al controllo assoluto della tecnica ogni ingiustizia sarà sanata comincia a mostrare le prime crepe, ma l’idea che tutto sia rivedibile e dunque punibile a posteriori è troppo forte e appetitosa per essere abbandonata: nel mio incubo distopico in campo non c’erano più arbitri.

 


Sofia sa che il suo compagno rischia di non giocare con Mazzarri. Dato che lo ama, gli mostra come sedersi bene in panchina


 

Il Var, entità eterea e salvifica, intercede con insistenza per i tifosi, con gemiti inesprimibili, soffiando dove vuole, parlando al pubblico in adorante attesa attraverso gli altoparlanti dello stadio: “E’ gol!” – esultanza – “Non è gol!” – boato – “E’ rigore!” – sospiro. Per tutti gli altri falli ci si appellerà all’onestà dei giocatori in campo, che segnaleranno loro quando l’intervento che hanno fatto è falloso o meno. Pena, in perfetto stile Cutrone, la squalifica per due o più giornate. Giocatori onesti per forza, perché tanto sanno che comunque verranno scoperti, e se avranno mentito riceveranno doppia pena, come succede ai terroristi che si dichiarano innocenti in America. Gli onesti verranno premiati, la delazione sarà un merito (“Signor Var, il mio compagno ha segnato di mano!”), a chi confesserà sarà tolto un cartellino giallo, ogni dieci delazioni verrà assegnato un rigore a favore. Sarà il campionato dell’onestà-tà-tà, i tifosi si autoconvinceranno che è giusto così: esulteranno (con due minuti di ritardo causa Var review) anche per i gol degli avversari. In questo mondo distopico da me sognato ieri notte, però, alla Figc erano riusciti a eleggere un presidente: in un tripudio di ammissioni colpevolezza da parte dei giocatori, e decisioni sbagliate degli arbitri, era stato scelto Pietro Grasso. E poiché nel calcio che ci aspetta non ci sono nemmeno differenze di genere, Laura Boldrini presidente della Lega calcio.

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