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Il colpo di testa di Brignoli è un lampo di follia nella quotidianità del pallone

Leo Lombardi

Il gol del portiere del Benevento nei minuti di recupero contro il Milan regala il primo punto ai campani. Un ribaltamento carnevalesco come quello di Rampulla e Taibi

Il sogno di ogni giornalista sportivo. Un portiere che segna è come l'uomo che morde il cane, è l'imprevisto che irrompe nella quotidianità del pallone. Meglio ancora se avviene per un lampo di follia e non all'interno di un'apparente normalità. I tifosi del Torino, in Coppa Italia, si erano stupiti quando Vanja Milikovic-Savic (fratello minore del laziale Sergej) aveva colpito una traversa su punizione contro il Carpi. Qualcosa di già visto e tradotto in serialità da altri portieri come il paraguaiano José Luis Chilavert e il brasiliano Rogerio Ceni, due sentenze quando si doveva calciare dal limite. Come altri erano sentenze al momento dei rigori: Antonio Rigamonti del Como negli Anni Settanta e Lucidio Sentimenti, il quarto di famiglia, prima di lui tra Juventus e Lazio. Ma il gol su azione no. Quello è frutto della casualità, di quando le aree si trasformano in arene negli ultimi istanti di gioco. Allora i portieri lasciano la propria per infilarsi in quella altrui, a volte senza neanche chiedere il permesso all'allenatore. Tutto è lecito nell'istante in cui si cerca il gol che vale un punto oppure la vittoria. Alberto Brignoli non ha fatto altro che inserirsi in un percorso che, in Italia, era stato aperto venticinque anni fa da Michelangelo Rampulla, capace di segnare anch'egli di testa per la Cremonese in casa dell'Atalanta.

 

Da allora la serie è proseguita con campioni del mondo come Marco Amelia (pro Livorno in Coppa Uefa), con chi non ha saputo mantenere le promesse come Massimo Taibi (a segno per la Reggina contro l'Udinese), con chi ha fatto uno scherzetto a colleghi famosi come Francesco Toldo (un gol per l'Inter a danno della Juventus di Gigi Buffon). Brignoli ha reso indimenticabile l'esordio sulla panchina del Milan di Rino Gattuso, che si è visto sfilare sotto il naso la vittoria all'ultimo istante utile. Una rete per il 2-2 doppiamente storica, non solo perché arrivata in maniera insolita ma anche perché ha significato il primo punto in serie A per il Benevento, andato a fermare una serie negativa fatta di quattordici sconfitte consecutive da inizio campionato.

 

Una rete spettacolare, con quel tuffo a occhi chiusi definito “da portiere, non da attaccante”. Brignoli sembra essere lì per caso nei minuti di recupero, andato in area rossonera più per sollecitazione della panchina (“Sali, sali mi dicevano”) che per convinzione. Al punto che sulla punizione di Cataldi è tutto solo al limite, colpevolmente ignorato dalla difesa del Milan che si accorge dell'errore solo quando la palla è alle spalle di Donnarumma. Una rete che segna la carriera fin qui anonima di Brignoli. Il cartellino appartiene alla Juventus, ma il suo destino è stato finora quello di tantissimi finiti in un grande club e poi passati di prestito in prestito. Prima di essere acquistato dai bianconeri, era sempre stato titolare fisso a Montichiari e a Lumezzane, prima della serie B a Terni. Dal 2015, anno dell'approdo juventino, poco gloria in Italia (Sampdoria) come in Spagna (Leganes). La svolta a gennaio, di nuovo in Umbria. Finisce a Perugia, in porta sbaglia poco, ai playoff dà filo da torcere proprio al Benevento, che si ricorda di lui quest'estate. Finora non era andata benissimo, ma un gol può cambiare una stagione. E, forse, una carriera.

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