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C'è la Svezia tra gli Azzurri e i Mondiali in Russia (e non sarà una passeggiata)

Francesco Caremani

Andata a Solna il 10 novembre, ritorno in casa il 13. Cosa c'è da sapere sui gialloblu, che anche senza Ibrahimovic possono impensierire questa Italia

Sono le mani di Fernando Hierro, ex centrale del Real Madrid e della Spagna, a disegnare il destino dell’Italia verso Russia 2018. Sarà quindi la Svezia di Jan Andersson l’avversaria della Nazionale. Gli Azzurri giocheranno l'andata fuori casa, e già qui ci sono più scuole di pensiero su cosa sarebbe stato meglio, ma per l'Italia adesso conta solamente passare il turno, pure pareggiando con gol fuori casa e facendo 0-0 al ritorno, con la regola delle coppe europee e sicuramente con la stessa sofferenza. La Svezia ai Mondiali vanta un secondo e due terzi posti, ma nel 2010 e nel 2014 non si è qualificata per la fase finale. Cinque invece le partecipazioni consecutive agli Europei (2000-2016), con i quarti di finale del 2004. Ventitré gli incontri fino a oggi con undici vittorie, sei pareggi e sei sconfitte, ventotto gol fatti e ventiquattro subiti. Un calcio, quello svedese, che è alla nostra portata ma che in alcuni periodi storici abbiamo anche subìto, soprattutto dal punto di vista fisico. Quasi sicuramente mancherà il loro giocatore più importante, Zlatan Ibrahimovic, ma è difficile attaccarsi a questo dopo le ultime partite della Nazionale che di certo non ci hanno riempito gli occhi.

 

 

Irlanda del nord-Svizzera, Croazia-Grecia e Danimarca-Irlanda gli altri spareggi con Svizzera, Croazia e Irlanda sulla carta favorite rispetto alle avversarie. L’unico precedente spareggio dell’Italia per andare ai Mondiali è stato quello del 1997 con l’esordio di Gigi Buffon; sarebbe sportivamente tragico e beffardo se la sua carriera in azzurro finisse contro la Svezia, squadra che nella storia ha fatto fare brutte figure a Dino Zoff e Walter Zenga, anche se con esiti di squadra opposti. Allora contro la Russia abbiamo pareggiato a Mosca 1-1, gol di Vieri, e vinto a Napoli 1-0, rete di Casiraghi, poi sappiamo tutti com’è andato il Mondiale: fuori ai rigori contro la Francia padrona di casa e futura vincitrice. Gli ultimi due precedenti importanti contro la Svezia riguardano l’Europeo del 2004, col tacco beffardo di Ibrahimovic che di fatto ci condannò all’eliminazione e la vittoria per 1-0 con gol di Eder in quello del 2016, dopo una partita tattica, fisica e di difficile interpretazione che Conte seppe affrontare con sagacia e la squadra con pazienza. Questa volta, forse, in ballo c’è un traguardo più importante, traguardo che l’Italia ha mancato (dopo la rinuncia del 1930, al primo Mondiale) solamente nel 1958, perdendo malamente a Belfast contro l’Irlanda del nord in uno dei tanti gialli legati a questa manifestazione.

 

La faccia di Gabriele Oriali al momento dell’estrazione dei sorteggi non è di quelle che fanno ben sperare. L’Italia vista contro Spagna, Macedonia e Albania manca di tante cose. Di cattiveria agonistica, di certezze tattiche e, in parte, di talento. Ne avevamo molto di più nel ’97, quando siamo finiti comunque agli spareggi. La Nazionale, la storia lo dimostra, non è una squadra con la quale fare esperimenti, ma con cui si devono mettere a proprio agio i giocatori migliori. Su tutti Insigne, che non rende come nel Napoli ed esporlo a inutili critiche crediamo sia controproducente. È venuto a mancare il blocco difensivo bianconero, non solo perché Bonucci è passato al Milan, con un’evidente involuzione, ma è venuta a mancare la forza di quei meccanismi rodati. E in mezzo al campo, tra infortuni vari, siamo alla ricerca di una formula come il rabdomante dell’acqua; senza contare che nei ruoli chiave le squadre più forti del campionato hanno solo calciatori stranieri. Con Immobile e – speriamo – il recupero di Belotti in attacco, invece, non dovrebbero esserci problemi insuperabili. L’Italia ha già vissuto momenti come questo, di aspre critiche e grandi difficoltà, sapendo risollevarsi o comunque sapendo soffrire per portare a casa il risultato: è da sempre una delle nostre migliori caratteristiche.

 

La Svezia è una squadra e una Nazionale che, a suo modo, sa vivere appuntamenti come questo e in casa ha un pubblico capace di scaldarsi come pochi altri, spingendo la formazione gialloblù verso mete a volte insperate. Tolto Ibrahimovic è difficile parlare dei singoli in un undici che, come sottolineato, fa della forza fisica uno dei suoi punti di forza (anche se nel 2016 non tirarono mai in porta). Nel Gruppo A di qualificazione è arrivata seconda dietro la Francia e a pari punti con l’Olanda, superata per la migliore differenza reti; negli scontri diretti erano in vantaggio gli olandesi e non si capisce come mai questa regola venga cambiata ogni tanto. A dirla tutta, la sconfitta è arrivata nell’ultima giornata, con gli svedesi oramai sicuri del secondo posto, dato statistico quindi poco rilevante. Un aspetto colpisce di questa nazionale: ha segnato ventisei gol e ne ha subiti nove, vincendo sei partite, perdendone tre e pareggiandone una, affrontando, tra le altre, Francia e Bulgaria. Il problema, come accaduto nel 2016 (con un’altra squadra e un altro Ct), sarà fare gol, tutti consapevoli che, pure di stinco, l’importante è superare l’ostacolo e qualificarsi per Russia 2018. Con buona pace di chi tifa contro la Nazionale e di chi prova fastidio per quei giorni in cui i club dovranno farle spazio lasciandole i giocatori migliori. Più giusto dire: quelli che passa il convento.