Alejandro “Papu” Gomez (foto LaPresse)

A Bergamo è tornato a risplendere il Papu Gomez

Leo Lombardi

L'attaccante che in estate ha deciso di non lasciare l'Atalanta, anche grazie al lavoro discreto dei Percassi, si conferma leader in campo e punto di riferimento dei tifosi. E dopo le due sconfitte iniziali, la squadra sembra non volersi più fermare 

Normalmente Antonio Percassi lascia che sia Luca Percassi a occuparsi della quotidianità dell'Atalanta. Padre e figlio, ieri giocatori nerazzurri, oggi presidente e amministratore delegato del club. Ma quest'estate Percassi senior ha voluto personalmente tirare le file nella vicenda che ha tenuto più con il fiato sospeso la piazza bergamasca: il rinnovo di Alejandro Gomez. Che Kessie se ne sarebbe andato, tutti lo avevano messo in preventivo, anche se si immaginava la Roma e non il Milan. Che Caldara fosse della Juventus, e di passaggio ancora un anno di nerazzurro, lo sapeva chiunque, tra città bassa e città alta. Ma Gomez era il punto interrogativo grosso così.

 

I motivi? Presto detti. La migliore stagione da professionista, non soltanto in serie A ma dall'inizio di carriera, con sedici gol realizzati e partite sempre convincenti. E poi l'età. A 29 anni viene voglia di sfruttare le ultime possibilità che ti vengono proposte, la prospettiva di giocare in Champions League scuote anche le personalità più solide. Questi richiami erano arrivati (vedi ancora la Roma), alla fine Gomez è rimasto. Un lavoro lungo e discreto, quello dei Percassi, andati a toccare le ragioni del cuore e del portafoglio. Le prime erano quelle di una società cui l'attaccante aveva dato tanto, ricevendo altrettanto, e di una città unica nel tifo. Le seconde si sono manifestate sotto forma di un contratto da due milioni all'anno per cinque stagioni. Una cifra tale da convincere i più recalcitranti.

 

Un bene per entrambi? Risposta affermativa, a vedere l'attuale inizio di stagione. Difficile ripetere il clamoroso quarto posto dell'ultimo campionato, oggi c'è da fare i conti con le rinnovate ambizioni delle due milanesi, pronte a lottare se non per lo scudetto, almeno per la zona Champions con Juventus, Napoli e Roma. Però c'è sempre la possibilità di divertirsi, specialmente in una squadra allenata da Gian Piero Gasperini. Il tecnico era abituato al Genoa di Preziosi, ogni estate una squadra rivoltata come un calzino. A Bergamo si è cambiato, ma in maniera non così eclatante, concedendosi anche il lusso di tamponare eventuali mal di pancia, come quello di Spinazzola, voglioso di andare alla Juventus con un anno di anticipo. A naso la squadra pare perfino migliorata, sotto il profilo della qualità (vedi Ilicic). Soprattutto è aumentato il livello delle conoscenze rispetto a un anno fa, quando il cammino iniziale fu parecchio faticoso. Avvio con due sconfitte che ci potevano stare (quelle con la Roma in casa e con il Napoli fuori) e poi l'accelerazione improvvisa. In campionato come – e soprattutto – nelle coppe. Perché in Europa League è tornato a risplendere Gomez, con una prestazione straordinaria contro l'Everton. Da quel giorno non si è più fermato: tre partite e tre gol, con il ruolo di comandante in campo indossato magnificamente. Leader della squadra e punto di riferimento dei tifosi, con la capacità innata di passare naturalmente dalla professionalità del mestiere al cazzeggio proprio dell'età (vedi sui soliti social, dove il Papu crea tendenza) e viceversa. Perché il segreto per vivere bene nel calcio è prendersi sul serio, ma fino a un certo punto. E Gomez lo conosce.