Mikel Landa

Landa vince per Scarponi sul Piancavallo che bacchetta Dumoulin. Quintana in Rosa

Giovanni Battistuzzi

L'ultimo arrivo in salita del Giro ribalta la classifica: l'olandese fatica ma Nibali e il colombiano non riescono a farlo crollare. Pinot recupera ancora, dietro la fuga finalmente vincente del basco

Mikel Landa in cima al Piancavallo ci arriva a braccia alzate, dita al cielo, pensiero a Michele Scarponi, suo ex compagno di squadra all'Astana. Tom Dumoulin invece a spalle piegate, viso incupito, pensiero alla maglia che ha addosso, ma che gli si è stinta addosso negli ultimi 15,5 chilometri della diciannovesima tappa. Landa e Dumoulin sono un'antitesi di emozioni, che mutano e si oppongono nel giro di 24 ore. Landa ieri battuto e beffato dall'americano Tejay Van Garderen, oggi trionfante, finalmente, dopo due secondi posti dopo altrettante fughe; Dumoulin ieri sicuro di aver superato le difficoltà maggiori, oggi distaccato e distante, inseguitore per una tappa, battuto, ma non fuori dai giochi. E così il surplace verso Ortisei diventa passato recente, la dimostrazione di superiorità olandese un ricordo che stride con quanto visto salendo verso il Piancavallo. Del Bazooka olandese che controlla, che quasi scherza con Nairo Quintana e Vicenzo Nibali, che si dimostra schiacciasassi, superiore, quasi imbattibile, non rimane che una Maglia Rosa, ma in fondo al gruppo, fuori dall'inquadratura comune. E' passato un giorno, sembra passato un Giro.

Un mistero friulano che inizia in Carnia, discende in pianura e risale verso i 1.290 del Gran Premio della Montagna d'arrivo. Un mistero friulano che inizia come come un agguato d'alta classifica e finisce in un inseguimento a passo lento, che sconvolge, ma non decide, che raggruppa più che dividere. E questo nonostante la strada dica distacchi e pesanti. E' la classifica a dire il contrario. Ora guida Nairo Quintana, Tom Dumoulin retrocesso, Vincenzo Nibali stabile, Thibaut Pinot pure, ma in forte ascesa. Quattro corridori in 53 secondi, poi Ilnur Zakarin a un minuto e ventuno, Domenico Pozzovico a uno e mezzo. Tutto ribaltato, tutto riaperto e due tappe per riscrivere tutto: in salita domani, oltre il Monte Grappa verso Asiago; a cronometro domenica, conclusione a Milano.

Un mistero friulano che inizia in Carnia e si conclude sul Piancavallo, che sconvolge ciò che sembrava ovvio. Ma è il ciclismo, non scienza. E' la legge della fatica, che stringe muscoli e polmoni quando meno lo si aspetta. E lo fa senza preavviso. Colpisce e in silenzio. E' la legge della fatica che fa arretrare Dumoulin, ma non lancia né Quintana, che pur prende la Rosa, né Nibali, bloccati di gambe e di paura di saltare, sempre fianco a fianco, incapaci di provare la rivoluzione per timore di un fallimento. Attendismo che premia il francese Pinot, che tenta l'allungo per vedere che effetto che fa, e si accorge che l'effetto è buono, il buco è grande abbastanza per provare a salire sul podio, il tempo è buono per guadagnare e arrivare alle spalle dello Squalo.

  

Può fare più danni la discesa che da Sappada porta a Ovaro che un tappone dolomitico? Sì, o meglio, quasi. Perché la bici ha due ruote che devono essere mosse e molte volte a muoverle sono più la fame e la disperazione, che le gambe. Il Bazooka olandese si distrae dove non doveva, perde la testa del gruppo, gli avversari che, squadre in testa e a testa bassa, diventano furia e vortice. E così, a volto in giù e a centoquaranta chilometri dal traguardo nel luogo e nel modo dove era meno pensabile, Dumoulin si ritrova staccato, la sicurezza incrinata. Un minuto guadagnato, una cinquantina di chilometri in avanscoperta, poi il recupero e il rientro. Qualche scoria è rimasta, il Bazooka si è inceppato.

Domani la sfida ritorna. E sarà sfida collettiva, senza alleanze. Perché è l'ultima occasione, perché sono le ultime salite, perché saranno le ultime energie da utilizzare, perché a questo punto e con una cronometro che rimane come sipario conclusivo c'è ben poco da risparmiare: l'unica missione possibile è quella di scaricare le riserve altrui.


Giro d'Italia fisso - la rubrica di Maurizio Milani


Il prossimo Giro d'Italia verrà corso su biciclette senza freni. Lo ha deciso la giuria della corsa così nessuno si potrà più lamentare degli attacchi in discesa. La stessa giuria dopo le polemiche sulla pericolosità delle discese ha deciso di vietarle del tutto: una volta arrivati al termine della salita i corridori verranno dotati di uno slittino per scendere in completa sicurezza.