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L'impresa del Barcellona si spiega anche con questa Champions ridicola

Jack O'Malley

Risultati da campionato scozzese e rimonte storiche. Come potete entusiasmarvi?

Londra. Vi siete emozionati in tanti, mercoledì sera, nel vedere il Barcellona passeggiare sui resti del Paris Saint-Germain, squadra che per il fatto stesso di essere francese ha scritto nel dna l’inadeguatezza alle grandi imprese calcistiche. Si erano illusi, i dipendenti del Qatar, che un 4-0 all’andata li avrebbe salvati dal clamoroso risultato che li ha per sempre inchiodati al ruolo di vittime, e fatti ricordare negli annali come quelli che hanno subìto la rimonta più incredibile della storia del calcio. I ragazzi allenati da Emery non avevano considerato una cosa molto importante, e non mi riferisco al fatto che il Barcellona è una grande squadra, non molla mai, ha un pubblico incredibile quando vince e un allenatore con un gran culo. Il Psg non aveva considerato che ormai la Champions League voluta da Michel Platini è una sorta di campionato scozzese allargato, una serie A lituana con nomi di grido, una Liga più chic.

 

In questi ottavi di finale si sono sprecati i risultati in stile tornei giovanili, con dilaganti vittorie fuori casa, con una media di 5-6 gol a partita, come quando si gioca a calcetto con gli amici il mercoledì sera, appesantiti dal lavoro e dall’età. Il Bayern ha ficcato 10 gol all’Arsenal in 180’, il Real ne ha fatti 6 al Napoli, il Manchester City ha vinto 5-3 contro il Monaco (altra francese), l’Atletico Madrid è andato a Leverkusen piazzando quattro bombe nella rete dei tedeschi e subendone due. Gli unici risultati normali si sono avuti in Porto-Juventus, comunque una passeggiata per i bianconeri, e Siviglia-Leicester, con le Foxes allenate ancora da Claudio Ranieri, che hanno perso ma paraculosamente segnato un gol che le tiene attaccate alla possibilità di qualificazione.

 

Il Barcellona ha dato uno spettacolo di forza agonistica e mentale degna di un lanciatore di coltelli al circo, mentre i francesi hanno interpretato alla perfezione il ruolo dei pagliacci, con autogol imbarazzanti e buchi in difesa che nemmeno il Pescara allenato da Oddo era capace di fare. Onore ai blaugrana, perfetti interpreti della formula colabrodo di questa edizione di Champions (ma non solo, è nel calcio in generale che si è smesso di difendere, fatte salve alcune rare eccezioni). In fondo il calcio è ormai puro spettacolo emozionale, e possiamo farci poco. Resiste tenacemente l’Italia, però, dove gran parte dei commenti sulla partita del Camp Nou era sull’arbitro che avrebbe concesso un rigore alquanto generoso al principe degli attori drammatici, quel Suárez di cui su queste pagine ancora si ricorda con nostalgia il morso sulla spalla di Chiellini. D’altronde il calcio è teatro, vive di colpi di scena, improvvisazioni, grandi registi e battute a vuoto. Mercoledì sera i francesi avevano dimenticato la parte, oppure l’hanno recitata fin troppo bene. Che in fondo è poi la stessa cosa. Tranquilli, fra due stagioni la Champions cambierà. Certi risultati, temo, no.