José Mourinho, l’allenatore che non deve chiedere mai, è scivolato nella retorica del “se non avessimo pareggiato avremmo vinto”, roba che ormai non si vede più nemmeno in serie A (foto LaPresse)

That win the best

Anche Mourinho s'adegua alla logica italica del lamento

Jack O'Malley

Mou che tira in ballo la sfiga sembra Mazzarri che se la prende con la pioggia, con la differenza che lo Special One non è mai stato così.

Manchester. Il calcio è uno sport che non si coniuga al condizionale. Il calcio è indicativo presente, passato e futuro, mai condizionale. Quando un allenatore comincia a dire che “con sei punti in più saremmo tra le prime quattro”, e lo ripete dopo ogni partita persa o pareggiata, vuol dire che qualcosa non va. Il Manchester United sabato ha giocato una bella partita contro l’Arsenal – nulla di sconvolgente, sia chiaro: in 90 minuti Pogba ha fatto più retropassaggi che un’intera squadra allenata da Ventura – ed è stato beffato al 90’ da un colpo di testa di Giroud, quando Mourinho già pregustava le salaci battute da fare in conferenza stampa su quanto sia sfigato l’allenatore dei Gunners, Arsene Wenger. Invece ha dovuto cambiare copione, arrivando a tirare in ballo la sfortuna per giustificare il sesto posto a 9 punti di distanza dal Chelsea di Conte: “Siamo la squadra più sfigata della Premier League, non ho niente da rimproverare ai miei giocatori”. Tranne forse avere lasciato un colpo di testa a Giroud a un minuto dalla fine. Mou che tira in ballo la sfiga sembra Mazzarri che se la prende con la pioggia, con la differenza che lo Special One non è mai stato così: una volta almeno attaccava furbamente gli arbitri, o dava la colpa a se stesso. Cadere nella banalità lamentosa del “se non avessimo pareggiato avremmo vinto” è sintomo evidente che qualcosa non va. Superato dall’eterno rivale – mai veramente sconfitto – Guardiola e persino dai nuovi arrivati Conte e Klopp, deve essere insopportabile come immaginare Marotta che se la ride per il pacco Pogba rifilato a quel prezzo ai Red Devils. Capisco Rooney, ormai utilizzato come un Del Piero a fine carriera: anche io in questa situazione andrei a sbronzarmi durante i ritiri della Nazionale.

 


Sam Cook fa vedere al fidanzato Chris Smalling l’unico modo con cui quest’anno il Manchester United può vedere il Chelsea. Di spalle  


 

Sarà pure vero, come dicono, che Chelsea e Liverpool traggono benefici enormi dalla loro assenza dalle competizioni europee – e quante analogie sono state fatte e si potrebbero fare con i benefici che il popolo inglese può trarre dall’uscita dall’Unione europea – ma la realtà è che Conte è diventato maestro del calcio roccioso e vincente che Mourinho aveva messo a sistema. Credo alle statistiche sul calcio quanto credo ai sondaggi sui referendum costituzionali in Italia, ma i numeri del Chelsea fanno effettivamente paura: 17 gol nelle ultime sei partite e l’imbattibilità che dura da quasi seicento minuti provano che Diego Costa è in forma strepitosa, ma soprattuto provano che il bolso luogo comune sull’attacco che è la migliore difesa andrebbe aggiornato. La difesa è la miglior difesa. Una volta pochi in Europa conoscevano questa grande verità meglio di Mourinho, ora si lamenta delle sconfitte umilianti e se la prende con il destino. Di positivo c’è che questa grande guerra di allenatori e filosofie calcistiche sta aumentando ulteriormente la distanza fra la Premier e i campionati minori. Ho guardato il derby di Milano e, a parte la questione tragicomica delle maglie uguali – per una volta do ragione al famoso “popolo del web”, ma prometto che non succederà più – sono rimasto assai stupito nel leggere così tanti commentatori definirlo “divertente”. Era divertente quanto lo può essere una partita della clausura argentina, con le squadre che al trentesimo minuto occupavano novanta metri di campo e dei pascoli si erano aperti proprio lì dove dovrebbe esserci traffico e intensità. Normale che in un contesto del genere Suso passi per un fenomeno. Sulla distanza abissale rispetto alla Liga spagnola nemmeno vale la pena soffermarsi troppo: basta il video virale di Neymar che irride un giocatore del Malaga con un sombrero, e questi crolla miseramente, probabilmente per un calo di zuccheri. Se nella Bundesliga il Lipsia è solitario al comando, e già preparano ironiche magliette celebrative per sfottere lo stradominio solito del Bayern, e la Ligue 1 ha sempre un argomento di conversazione pronto all’uso – Mario Balotelli – la Liga è il torneo in cui un paio di squadre giocano mentre le altre fanno il mannequin challenge.