Mattia Caldara esulta dopo il gol di ieri contro il Sassuolo (foto LaPresse)

Lode alla Giovane Atalanta di Gasperini

Leo Lombardi
I ragazzi della Dea fanno tesoro di un cammino intrapreso anni fa con l'imprenditore Zingone: puntare sulla formazione dei giovani calciatori. Bocciato l'attacco inceppato del Pescara

Per fortuna che Zingonia c'è. Chi si occupa di imprenditoria, sa che si tratta di quella realtà artificiale voluta dall'imprenditore Renzo Zingone negli anni Sessanta a pochi chilometri da Bergamo: un centro che unisse zona industriale e area urbanistica, per dare agli operai lavoro e casa a portata di mano. Un progetto visionario, mai decollato realmente. Chi si occupa di calcio sa, invece, che si tratta del centro sportivo dell'Atalanta. Un luogo dove si sono formati (e si formano) allenatori e giocatori al tempo stesso. Una miniera tornata a fornire materia prima come accadeva un tempo, quando in maglia nerazzurra i titolari erano in gran parte ragazzi cresciuti tra il capoluogo e le valli. Gente che avrebbe fatto la fortuna dell'Atalanta, nei risultati e nei bilanci, con cessioni vantaggiose. Ragazzi come Montolivo e Pazzini, come Morfeo e i gemelli Zenoni, come Federico Pisani, morto in un incidente stradale prima di poter mostrare appieno il proprio valore.

 

Una vera riscoperta in questi giorni, quelli che vedono l'Atalanta entrata di buon diritto nelle zone alte della classifica, come capitava sul finire degli anni Ottanta, quando l'allenatore era Emiliano Mondonico e i nerazzurri arrivavano a giocarsi una semifinale di Coppa delle Coppe. Oggi l'allenatore è uno che con i giovani ci sa fare, visto che Gian Piero Gasperini si è formato come tecnico (vincendo) nella Primavera della Juventus. Arrivato a Bergamo dopo anni di Genoa, si è affidato ai ragazzi nel momento di difficoltà, venendone ripagato. Sei vittorie (e un pareggio) nelle ultime sette partite e un quarto posto totalmente inatteso. E quanto contino i giovani lo si è visto domenica a Reggio Emilia contro il Sassuolo, nel derby delle provinciale ambiziose. Un 3-0 per i bergamaschi che ha forse significato un passaggio di testimone, con le reti di Mattia Caldara e Andrea Conti, due del 1994. Di Bergamo il primo, di Lecco il secondo, entrambi di formazione strettamente “zingoniana” e tornati alla base dopo prestiti in serie B. Gasperini ha dato loro un'occasione (come ad Andrea Petagna, classe 1995, massiccio centravanti su cui il Milan non ha mai puntato fino in fondo) e loro se la sono presa, in maniera anche sfrontata: basti vedere la splendida conclusione con cui Caldara, un difensore centrale, ha realizzato il 2-0. La dimostrazione che nel calcio italiano i giovani ci sono. Invece di piagnucolare sulla mancanza di ricambi servirebbero piuttosto allenatori che concedano loro fiducia. A Bergamo sanno da sempre come si fa, da altre parti stanno cominciando a imparare.

 

Ha invece imparato poco o nulla il Pescara, pur avendo avuto tre anni a disposizione. Sono quelli che l'hanno separato dalla retrocessione dalla Serie A alla promozione di quest'estate. Nel 2012 gli abruzzesi vinsero trionfalmente il campionato di serie B. Tre titolari erano Marco Verratti, Ciro Immobile e Lorenzo Insigne, gente con qualità tali da regalare uno dei rari successi (nel senso di qualcosa da esporre in bacheca) a Zdenek Zeman. Partiti loro, non erano stati adeguatamente sostituiti. Risultato? Ultimo posto in A, senza colpo ferire. Pochi mesi fa il Pescara è tornato tra le grandi. Lo ha fatto attraverso gli spareggi vinti con il Trapani, portato per mano dalla straordinaria verve realizzativa di Gianluca Lapadula, autore di 27 reti in campionato, più altre tre nei playoff. Ceduto il centravanti al Milan (si è sbloccato domenica con un colpo di tacco da applausi), non è arrivato nuovamente un sostituto degno di questo nome. In attacco sono spuntati il francese Bahebeck e l'albanese Manaj che, in tutta la carriera, di reti ne hanno realizzate 26: in due, una in meno di Lapadula. Facile immaginare come possa andare a finire, soprattutto se si riesce a perdere 4-0 in casa lo scontro diretto contro un Empoli che, nelle undici partite precedenti, aveva segnato soltanto due gol. Oggi come allora il presidente era Daniele Sebastiani che, dopo la batosta di domenica, ha avuto almeno il buon gusto di confermare in panchina Massimo Oddo. Il passo successivo sarà accontentarlo al mercato di gennaio, con un attaccante vero.

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