L'esultanza di Francesco Totti dopo il gol di ieri contro la Sampdoria (foto LaPresse)

Totti e Storari, due splendidi quarantenni

Leo Lombardi
Sul primo si sono esauriti gli elogi: genio e trascinatore senza tempo della Roma, che ieri rischiava di affondare sotto la pioggia e i colpi della Samp. Il portiere del Cagliari si prepara a un'altra stagione di sacrificio per portare la sua squadra alla salvezza

Forse non aveva tutti i torti quando insisteva sostenendo di poter giocare a pallone ancora una stagione. Basta rivedere Roma-Sampdoria per mettersi dalla parte di Francesco Totti. Prima presenza stagionale, un ingresso nel secondo tempo che ribalta i valori di una partita che i giallorossi stavano buttando via, sul piano tattico e mentale. Fino a invocare (forse) il rinvio definitivo, complice il temporalone che ha costretto a un intervallo extralarge. Sarebbe stato un aiuto importante per chi si ritrovava a corto di idee. Quelle che non mancano invece a Totti, eterno come la città. L'ingresso in campo con la fascia al braccio, indossata per 45 minuti da Florenzi e passata di mano con un cambio al volo quantomeno insolito, è stato il segnale.

 

Il resto lo ha fatto un talento innato, con un assist che nemmeno la goffaggine di Dzeko ha impedito di tramutare in gol e con il rigore della vittoria calciato personalmente a tempo scaduto. Un tempo che, invece, non sembra scadere per Totti. Il 27 settembre gli anni saranno quaranta, esattamente il doppio – per dare un'idea – di quelli di Lucas Torreira, centrocampista sampdoriano da tenere d'occhio e avversario di domenica. Uno che nasceva quando il giallorosso era alla quarta stagione in serie A. Insieme ci sono i venticinque anni di presenza fissa in campionato e i ventitré consecutivi sempre a segno. Da altre parti (altre parti in cui lo sport possiede senso e dignità differenti) lo avrebbero scelto come monumento nazionale vivente.

 

Da noi ci sono la cattiveria di chi lo mette su un infinito viale del tramonto unita ai rimpianti di chi avrebbe voluto vederlo in azione in un altro posto che non fosse il ventre caldo di Roma, e della Roma. Proprio dove, per assurdo, avrebbero voluto pensionarlo la scorsa stagione. La proprietà stelle&strisce gli aveva già disegnato un futuro da dirigente, da ambasciatore del calcio giallorosso, un segnale di gratitudine di cui – in verità – altri sono incapaci (vedi la Juventus con Del Piero oppure il Milan con uno dei tanti ex a scelta). Totti ha ringraziato, ha abbozzato, ha ribattuto: gioco ancora. Il presidente Pallotta ha dovuto desistere, e che non si sia trattato di un capriccio lo si è visto domenica pomeriggio all'Olimpico.

 

A pochi mesi di distanza insegue Marco Storari, che i suoi quaranta anni li compirà il 7 gennaio. Per un portiere è più facile allungare una carriera, aiuta parecchio un gioco che ti evita il movimento sul campo. Però il contrappasso è micidiale: un errore e sei giudicato. E quello di Storari ha aperto non solo la sua porta, ma anche quella della sconfitta al Cagliari: una punizione malandrina di Verdi, un movimento in leggero ritardo e il Bologna è passato in vantaggio. Con un ulteriore aiuto da parte di Storari, andato a rendersi indigesto il lunch-match con un'uscita fuori area e fuori luogo, buona solo per l'espulsione. Una partita storta può capitare a tutti, Storari deve però metabolizzarla in fretta. Le imprese passano spesso dall'aiuto dei portieri, a Cagliari lo avevano chiamato un anno fa per salutare un prepensionamento dorato alla Juventus e per rimettersi in gioco. Lui c'è riuscito subito, contribuendo in maniera determinante al ritorno immediato in serie A. Ora gli viene chiesto di portare i mattoni per la salvezza. Dimenticando Bologna.