Vincenzo Nibali (foto LaPresse)

L'impresa di Nibali, l'amore di Rihanna per Scarponi e il furto del Trofeo senza fine. Le pagelle del Giro

Giovanni Battistuzzi

Si è chiusa domenica la 99esima edizione della corsa rosa, la più spettacolare degli ultimi anni, merito anche di un percorso finalmente azzeccato da parte dell'organizzazione. La surreale ammissione di Maurizio Milani che ha fatto da telefonista per chiedere che il Giro facesse tappa a Pergine Valsugana.


Allora: dispiace dirlo perché sembra di mancare di rispetto al Giro, però… la notte prima dell'ultima tappa il Trofeo senza fine (la coppa del vincitore del Giro) è stata trafugata. La telefonata per chiedere il riscatto l'ho fatta io alla Gazzetta dello Sport. In cambio della resa della coppa ho chiesto che il prossimo anno il Giro faccia tappa a Pergine Valsugana. Loro hanno accettato. L'appuntamento per lo scambio era ai giardini Vincenzo Mazzini di Milano (zona Fiera). Avevo il trofeo in un borsone, ma nell'andare mi hanno scippato. L'hanno trovata abbandonata in un cestino dei rifiuti, spaccata in due. Subito qualcuno l'ha portata alla Gazzetta. L'unico rammarico è che il prossimo anni il Giro non si fermerà a Pergine Valsugana. Volevo comunque far sapere all'organizzazione che io ho fatto solo da telefonista. Sono stato il tramite perché ho sempre vissuto di delinquenza e dispiace dirlo ma sono sempre stato bravo a fare tale lavoro. Almeno fino a oggi. Ora penso di andare in pensione o concorrere per vincere il Giro.

 

Ma non so. Anche perché Michele Scarponi è stato eletto da Sport Illustrated (Usa) sportivo dell'anno. Per cui il prossimo anno canterà all'apertura del Superbowl con Rihanna. Lei infatti si è innamorata di Michele vedendolo al Giro. Su Twitter Rihanna ha postato "Amo un ciclista dell'Astana". Non c'è il nome, ma tutti nell'ambiente sanno che è Scarponi. Invece Britney Spears si è innamorata di Chaves e lo ha chiesto in sposo tramite Instagram. Lui risponderà veros le 2, massimo 2,30 di notte. Penso dica sì. I testimoni di nozze saranno Beppe Conti e per la sposa Carlo Rubbia, almeno stando al sito gossipdelfoglio.it.

 

LE PAGELLE DEL GIRO


Percorso, voto 10 – Quello appena concluso è stato il Giro più bello degli ultimi anni. Merito dei corridori, certo, merito soprattutto di un percorso eccellente, che ha permesso alla corsa di essere imprevedibile e ingestibile. E' stata un'edizione che ha archiviato in un sol colpo un ciclismo che si era trasformato in un esercizio di tattica e pretattica, attesa infinita dell'ultima ascesa per creare quei distacchi utili per imporsi. La decisione dell'organizzazione di non puntare sulle pendenze impossibili e su arrivi in salita proibitivi per spostare prima le ascese decisive ha costretto gli atleti a osare e improvvisare, ha creato spettacolo. Sono ritornate le fughe degli uomini di classifica, è ritornato un ciclismo che sa di antico, fatto di grandi cotte e grande imprese. Ne è venuta fuori una battaglia incerta sino alla fine, che ha premiato il coraggio degli atleti. Chapeau.

 



 

Vincenzo Nibali, voto 9 – Lo Squalo era partito bene, poi si è perso a Roccaraso, si è ritrovato sull'Appennino tosco-emiliano e poi sulle prealpi venete, è ricaduto sulle Dolomiti, si è esaltato su quelle franco-piemontesi. Il suo è stato un Giro altalenante, chiuso con due imprese che sono storia. A Risoul ha ribaltato la corsa, a Sant'Anna di Vinadio (e sul Colle della Lombarda) l'ha legittimata. Non è stato il più forte nelle tre settimane, ma ha avuto il colpo del campione nel momento decisivo.

 



 

Steven Kruijswijk, voto 8,5 – Maglia rosa dalle Dolomiti in poi. Il più forte in salita per due settimane, imperiale addirittura sull'Alpe di Siusi e salendo verso Fai della Paganella. Lo ha fregato la foga, l'incapacità di capire i suoi limiti. Durante l'ascesa alla Cima Coppi ha fatto fatica, si è salvato con classe, scendendo però ha commesso un errore banale che gli è costato il Giro. Ha voluto a ogni costo stare con Nibali, più bravo e determinato di lui quando la strada scende. Si è ritrovato a bordo strada, sbalzato su di un muro di neve. Alla fine ha stretto i denti ed è arrivato all'arrivo. Lì ha perso la Rosa e il Giro. L'indomani si è difeso con una costola incrinata, ha perso il podio per poco. Applausi comunque.

 

Michele Scarponi, voto 8 – Ha domato il Colle dell'Agnello, Cima Coppa del Giro. Lassù, ai 2.744 metri del passo è stato il primo a passare. Poteva vincerla quella tappa, invece si è fermato, ha atteso il capitano, Vincenzo Nibali, e lo ha condotto sino alle prime rampe verso Risoul. Il giorno dopo si è ripetuto, ha sgranato il gruppo sulla Lombarda, ha imposto un ritmo che è rimasto sulle gambe di tutti. E' stato rampa di lancio per lo Squalo. Il miglior gregario di questo Giro. Indispensabile. E quel quinto posto nella cronoscalata all'Alpe di Siusi...

 

Matteo Trentin, voto 8 – Prima si è fatto il mazzo per Marcel Kittel, ha tirato in pianura, lo ha lanciato allo sprint: due vittorie per il tedesco. Poi si è fatto il mazzo per Gianluca Brambilla, ha tirato per quasi 100 chilometri a tutta verso lo sterrato dell'Alpe di Poti, ha lanciato il capitano: vittoria e maglia rosa. Ha continuato a lavorare per Brambilla e Jungels primi in classifica, si è piazzato in volata quando poteva. Infine ha vinto a Pinerolo con un recupero sensazionale in salita e in discesa. Secondo all'ultima tappa, secondo nella classifica a punti.

 

Esteban Chaves, voto 8 – Il colombiano è arrivato secondo in classifica generale, ha vinto una tappa, ha vestito un giorno la maglia rosa. In salita va come un missile, è giovane e ha un grande futuro. E' educato, sorridente e onesto. Una scoperta, a cui è mancata l'esperienza per poter vincere.

 

Gianluca Brambilla, voto 7,5 – Una vittoria di tappa, due giorni in maglia rosa che potevano essere di più se non si fosse messo, primo in classifica, a lavorare per il compagno Jungels. Più che una sorpresa, una conferma.

 

Diego Ulissi, voto 7,5 – Due tappe, tantissimi chilometri in fuga e la consapevolezza di poter un giorno competere per la classifica finale. Il problema sarà la gestione delle energie: quest'anno ne ha bruciate parecchie.

 

Andrey Amador, voto 7,5 – Primo costaricano in maglia Rosa. Ottavo in generale nonostante i gradi di mezzo capitano e mezzo gregario. In discesa di meglio non ce n'è. In salita sì, ma ha grinta e agonismo da grande corridore.

 

Bob Jungels, voto 7 – Miglior giovane della corsa, una terza settimana fantastica con la quale ha raggiunto il sesto posto in generale. E' fortissimo a cronometro, regge bene in salita ed è furbo e determinato. Paga ancora una certa disattenzione nelle fasi decisive della corsa. Non ha ancora 26 anni, ha tutto il tempo per migliorarsi.

 

Alejandro Valverde, voto 7 – Alla fine è terzo in classifica: a trentasei anni suonati è salito sul podio in tutti i tre grandi Giri. Oltre ad aver vinto quasi tutte le grandi classiche. In questa edizione ha vinto pure una tappa. Non ha però mai azzardato, non è riuscito soprattutto a lottare davvero per la maglia rosa.

 

Darwin Atapuma, voto 6 – Quando il Giro ha toccato e superato i 2.000 metri c'era sempre e sempre era in fuga. A Corvara è stato ripreso a due chilometri dall'arrivo, a Sant'Anna di Vinadio è giunto secondo. Si è fatto beffare, ma ha in salita sa in ogni caso fare la differenza. Peccato che sia atleta solo da salita.

 

Rafal Majka, voto 5,5 – Diceva di essere da podio. Poteva essere da podio, ma non si è mai visto nelle salite importanti. Sempre a inseguire, mai all'attacco. Alla fine è quinto. Senza infamia e senza lode, ma qualcosa in più era auspicabile da uno come lui.

 

Rigoberto Uran, voto 5 – Chi l'ha visto? Solo Chaves quando lo ha raggiunto e aiutato. Poi quando il colombiano si è staccato ha fatto la sua corsa. Settimo in generale a fine Giro più per le crisi altrui che per meriti propri.

 

Domenico Pozzovivo, voto 4 – Sempre staccato. Mai presente nelle fasi decisive. Poi la bronchite e i 40 minuti patiti a Sant'Anna di Vinadio. Peccato.

 

André Greipel, voto 3 – Ha vinto tre volte, ha dimostrato di essere il migliore, ma la scelta presa a inizio corsa di non tentare nemmeno la scalata alle Dolomiti è una mancanza di rispetto per la corsa.