Al Giro Chaves si prende le Dolomiti, Kruijswijk la rosa, Gilbert l'Inter. Ecco i dettagli
Nibali prova a staccare tutti sul Passo di Valparola, ma si deve arrendere al colombiano e all'olandese che staccano tutti gli uomini di classifica e sono i soli a rientrare su Atapuma, l'ultimo ad arrendersi, Preidler e Siutsou, che erano in fuga dal mattino. Abecedario della corsa: P come Passo e P come Philippe Gilbert.
Quattordicesima tappa, Alleghe-Corvara, 210 chilometri – La tappa è regale, lo scenario magnifico, la corsa emozionante, il finale naif. Esteban Chaves, Steven Kruijswijk, Darwin Atapuma e Georg Preidler si presentano all’ultimo chilometro soli in testa. Atapuma e Preidler sono avanguardisti dal mattino, gli altri due il meglio che il gruppo ha offerto. La volata è dilettantesca, una moviola nella quale il colombiano della Orica-GreenEdge riesce a spuntarla più per immobilismo altrui che per velocità propria. In ogni caso un risultato eccezionale e sorprendente perché il recupero di Chaves e Kruijswijk è stato perentorio e crudele: i due hanno staccato tutti i migliori, hanno inflitto 37 secondi a Vincenzo Nibali, due minuti e mezzo a Ilnur Zakarin e Rafal Majka, tre a Domenico Pozzovivo e Alejandro Valverde, il grande sconfitto di oggi. La maglia rosa, Andrey Amador ne perde quasi quattro. L’olandese si ritrova in cima alla classifica senza averlo preventivato, il colombiano si candida al podio, e non solo.
La tappa è una corsa a eliminazione. Sotto le cime pallide delle Dolomiti è un lungo logoramento, fisico e mentale. Vincenzo Nibali prova a calarsi nella parte del giustiziere: schiera la squadra a tirare il collo al gruppo sul Passo Giau, prova a liberarsi della compagnia dei colleghi da classifica poi sul Valparola. Il principio è incoraggiante. Alejandro Valverde, colui che doveva essergli rivale accanito, fatica, si stacca, si scioglie. Dopo di lui Zakarin, Majka, Uran. Davanti i residui degli avanguardisti, dietro il grande del gruppo, in mezzo in tre: con lo Squalo, Chaves e Kruijswijk. Sono gli ultimi cinque chilometri dell’ultimo Gran premio della montagna però il problema. Il messinese rimane sulle gambe all’allungo deciso del colombiano, arranca, ma non crolla. Perde venti secondi subito, ma lì resta, non va in crisi, si difende. La sua è una resistenza da campione, dove intelligenza e furbizia prendono il sopravvento allo scoramento del distacco. I secondi subiti al traguardo non sono molti, le speranze di vittoria intatte. Domani si salirà ancora: 11 chilometri contro il cronometro ad arrampicarsi sull’Alpe di Siusi per capire la condizione e la capacità di recupero.
ARRIVO: 1. Chaves; 2. Kruijswijk; 3. Preidler; 4. Atapuma +6"; 5. Nibali +37"; 6. Siutsou; 7. Zakarin +2'29"; 8. Majka; 9. Uran +2'50"; 10. Pozzovivo +3'00".
CLASSIFICA GENERALE: 1. Kruijswijk; 2. Nibali + 41"; 3. Chaves + 1'32"; 4. Valverde +3'06"; 5. Majka +3'29"; 6. Zakarin + 3'53"; 8. Uran + 5'01"; 9. Siutsou +5'38"; 10. Fuglsang.
P come PHILPPE GILBERT – E’ il più grande ciclista in attività di questo sport. E sarà il prossimo presidente della nuova Federazione ciclistica mondiale. Domani, anzi oggi, farà una potente intervista in esclusiva al Foglio. Qui dichiarerà che il suo secondo sport preferito è il calcio e di aver tenuto sempre all’Inter. E di volerlo comprare. Thohir che è sempre stato tifoso di Gilbert dirà “sì, ma voglio in cambio la BMC team racing”. Lo scambio si farà alla pari. Valore dell’affare circa due miliardi di dollari. Anzi il doppio.
P anche come Pistoia, che è la città più bella d’Italia. Qui volevamo organizzare noi del Foglio una festa in discoteca con tutti i vincitori del Giro degli ultimi cinque anni. Siccome loro sono impegnati, in discoteca si presenteranno cinque sosia dei campioni con tanto di abbigliamento e bici da gara. Il casting per trovare tali sosia si svolgeranno domani sul sito del Foglio. E’ prevista la partecipazione del sosia ufficiale di Bono degli U2. A volte Bono si diverte a sostituire il suo sosia per cui magari arriva lui. Ma non credo. Viene anche un altro ragazzo famoso. Ma non diciamo chi è.
P come PASSO – Il debutto delle Dolomiti al Giro d’Italia è regale: 17esima tappa del Giro del 1937, Vittorio Veneto-Merano, 227 chilometri. Il traghettatore è il Rolle. Sotto il Cimon della Pala, accanto alla chiesetta che segna il Passo, è Gino Bartali a scollinare primo e solo. E’ avanguardista ed esploratore. Ginettaccio testa queste salite toste, di aria rarefatta e pareti selettive, strade in sassi dimenticate da stato e Dio. Lui borbotta e maledice tutti. Fa il vuoto. Supera il Costalunga, poi Bolzano. A Merano è primo con oltre cinque minuti e mezzo su Mollo, Generati e Valetti, con 8’18” di vantaggio su quest’ultimo in classifica generale. Quella del toscano è la prima storia ciclistica delle Dolomiti. Da lì in poi si trasformeranno in mito.
Dieci anni dopo quell’assolo, le Dolomiti furono invece croce per Ginettaccio. Il 12 giugno 1947 il Giro partiva da Pieve di Cadore per raggiungere Trento, 194 chilometri tra i monti Pallidi. Bartali era in maglia rosa, Coppi secondo era staccato di due minuti e quaranta. Era la sedicesima tappa, l’ultima buona per riscrivere l’esito della corsa rosa. Al mattino Gino borbotta, Fausto ha detto di non stare bene, ma lui non gli crede. Gli si mette a ruota sin dal via. Sul Falzarego sono già soli. Ma dopo quaranta chilometri la maglia rosa ha un salto di catena. E’ il quel momento che il Campionissimo se ne va. E’ un monologo di 150 chilometri, supera il Falzarego solo, aumenta il vantaggio sul Pordoi, a Cavalese il vantaggio è di oltre 8 minuti. Bartali maledice tutti, aspetta gli inseguitori, li incita, lavora, recupera quattro minuti. All’arrivo però si sfila il simbolo del primato in favore del rivale e non la rivedrà mai più.
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