L'attaccante argentino della Juventus Paulo Dybala

Dybala, Lasagna e Floccari. Il calcio dimentica in fretta, ma ripaga con gli interessi

Leo Lombardi
I dubbi estivi, le certezze invernali. L'argentino è diventato l'uomo del giorno. Non potrebbe essere diversamente. Per lui parlano i numeri: 12 gol e 6 assist, vale a dire quasi il 50 per cento del potenziale offensivo bianconero. L'attaccante del Carpi ha segnato la sua prima rete a San Siro contro l'Inter. Floccari invece è abituato a partire in panchina, salvo poi diventare uno su cui contare.

Il calcio dimentica in fretta. A volte troppo in fretta. Prendete Paulo Dybala, per esempio. In estate più di uno aveva alzato il sopracciglio per i 32 milioni (e altri 8 di bonus) spesi dalla Juventus per acquistarlo dal Palermo. A inizio stagione, poi, la compagnia dei dubbiosi ere lievitata, per i passaggi frequenti dell'argentino in panchina, con il corredo delle inevitabili critiche a Massimiliano Allegri e alla presunta incapacità di saper sfruttare quanto la società gli aveva messo a disposizione. Oggi tutto è scordato, oggi tutto è riposizionato. E Dybala è diventato – giustamente – l'uomo del giorno. Non potrebbe essere diversamente. Per lui parlano i numeri: 12 gol e 6 assist, vale a dire quasi il 50 per cento del potenziale offensivo bianconero, fatto di 38 reti. Oltre ai numeri, ci sono le situazioni di campo: Dybala non solo segna in ogni maniera (anche su punizione, erede di Tevez e Pirlo al tempo stesso) ma, passo dopo passo, sta studiando da leader. Lo vedi dai gesti, dagli atteggiamenti, da come lo considerano compagni e avversari. Facili i paragoni con Leo Messi, vista la somiglianza di fisico, lineare e minuto. La strada resta lunga, ma Dybala vuole percorrerla in fretta, come aveva fatto dalla natia Cordoba, città defilata rispetto al cuore del calcio argentino, e in un club di secondo piano come l'Instituto. Lo aveva fatto segnando la prima rete il 20 agosto 2011, prima di compiere 18 anni, battendo il primato di un monumento quale Mario Kempes. Lo sta facendo oggi alla Juventus, dove ha messo il segno sulle undici vittorie consecutive, come accaduto domenica sera contro la Roma. Avrebbe potuto farlo con l'Italia, visto che ha preso la cittadinanza grazie alla nonna, ma quando Antonio Conte l'ha contattato ha risposto: “No grazie, preferisco l'Argentina”. Lo farà personalmente, perché prima o poi il calcio avrà bisogno di nuovi eroi, e Dybala sta studiando per diventarlo.

 

E, suo malgrado, nuovo eroe si è ritrovato Kevin Lasagna. Si possono immaginare i risolini che ne hanno accompagnato il percorso umano e professionale: con quel cognome, gli autori di facili titoli sognavano un gol accompagnato a uno di Massimo Maccarone in un Empoli-Carpi, magari in un lunch-match… Lui la sua prima rete l'ha comunque segnata e per farlo ha scelto San Siro e (chi altri sennò?) l'Inter. Un contropiede in cui c'era tutto il Carpi, per linearità e determinazione. Un 1-1 in cui è racchiuso tutto il calcio di Fabrizio Castori, fatto di velocità, dedizione, applicazione. Le qualità con cui il Carpi aveva conquistato una promozione inaspettata in serie A, le qualità con cui sta cercando oggi di salvarsi, dopo aver percorso la via sbagliata in un mercato estivo fatto di nomi (o presunti tali) e soliti stranieri di dubbie qualità. Quando il tecnico ha potuto riprendere in mano la situazione, è tornato sulle rotte conosciute. Restare in serie A è un'impresa, il Carpi ci sta provando, visto che non perde da quattro partite. E giocatori come Lasagna, la cui carriera fino al 2014 era fatta di Governolo, Cerea ed Este mentre l'Inter era solo la squadra per cui tifare, sono più che necessari. Anzi, determinanti.

 

[**Video_box_2**]Come determinante è sempre stato Sergio Floccari, abituato a partire fuori dall'undici titolare, salvo poi recuperare il tempo perduto e diventare uno su cui contare. Se ne ricordava bene Roberto Donadoni, che lo aveva avuto pochi mesi al Parma nel 2012. Un centravanti non da grandi cifre ma capace di sbattersi per i compagni, l'uomo giusto per situazioni in cui la sopravvivenza è pane quotidiano. Come è stata la storia di Floccari, sempre finito in squadre da combattimento puro nelle zone basse di classifica (Lazio esclusa). Per questo il tecnico ha indicato lui quando ha chiesto un elemento con cui completare la prima linea del Bologna. Una trattativa non semplice, con qualche screzio di troppo tra l'attaccante, che voleva andar via dal Sassuolo, ed Eusebio Di Francesco, che aveva finito per lasciarlo fuori dalle convocazioni. Alla fine l'affare si è fatto e a Floccari sono bastati pochi minuti per dare ragione a Donadoni. Domenica entra a mezz'ora dalla fine, prende palla al limite e cerca a tutti costi la conclusione personale, nonostante un compagno libero in una posizione migliore. Come si usa dire, “un gol voluto”. E' solo un caso che la porta fosse quella del Sassuolo e che in panchina ci fosse Di Francesco?

 

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