Joseph Blatter e Michel Platini (foto LaPresse)

La squalifica per 90 giornate di Blatter e Platini, ovvero la caduta dei cialtroni del calcio ridotto a location globale

Maurizio Crippa
Altro che che la caduta degli dèi. I due satrapi della Fifa sono gli stessi che ci costringono ai weekend di stop alla serie A, perché ci sono le qualificazioni europee. La morte del calcio

La camera di giudizio del Comitato etico, presieduta da Hans-Joachim Eckert, ha sospeso in modo provvisorio il presidente Fifa Joseph Blatter, quello dell’Uefa e vicepresidente della Fifa Michel Platini e il segretario generale della Federcalcio mondiale Jérôme Valcke per 90 giorni”. Secco e gnecco, è il comunicato della Fifa. E se non scappasse da ridere si potrebbe dire che sembra la caduta degli dèi. Ma viene da ridere: per l’argomento, per i personaggi e soprattutto per il comitato “etico”, aggettivo impalatabile a furia di abuso, tanto più se applicato a uno sport nato come sublimazione delle guerre di strada. La storia è arcinota, la puntata più recente riguarda Le Roi Michel, sentito dalle autorità svizzere in merito a un versamento da 2 milioni di franchi effettuato, a spese della Fifa, da Blatter nel 2011: lui dice per un vecchio lavoro, quelli sospettano per aver calciato una bella punizione a favore del Qatar quando c’era da scegliere la location dei Mondiali 2022. I Mondiali, gli Europei. Averli ridotti al rango di location a scopo di lucro geopolitico, quello è il reato vero, altro che gli estero su estero. Il risultato di decenni di Blatter e Platini è infatti questo: chi preferirebbe il calcio giocato – il pubblico pagante, ma pure i signori della tv – dovrà invece beccarsi il solito weekend di stop alla serie A, perché ci sono le qualificazioni europee. Dette anche la morte del calcio, o il martello sui coglioni del tifoso. Basta vedere i promo disperati e disperanti della Rai per tentare di erotizzare “le sfide” (Gesù!) con Azerbaigian e Norvegia  per capire quanti danni hanno fatto, con questa idea che al calcio, come all’Onu o all’Unione europea a 28, debbano partecipare tutti. Pure le Isole Fær Øer. Tutti. Per apparecchiare il più squallido spettacolo del mondo. Dateci i clandestini, piuttosto.

 

Diciamo che più che la caduta degli dèi, è la caduta dei cialtroni, dei satrapi gestori di un sistema che non funziona più e non interessa a nessuno. Colpevoli di aver deliberatamente gestito il calcio così. Un baraccone che per il Pallone d’oro si dimentica Buffon e mette Carlos Bacca merita di essere bombardato dai droni e invaso da Putin. Ed è chiaro che il bradisismo che sta tirando giù il palazzo è per l’appunto un regime change, perché quelli che nel calcio contano qualcosa e ci mettono i soldini vorrebbero qualcosa che somigliasse più a un’area business che a un Palazzo di Vetro in formato Calciopoli.

 

[**Video_box_2**]Poi fa anche brutto (vabbè dài, qui è l’ipocrisia che paga un tributo all’ironia) che Michel Platini finisca come Ignazio Marino: con tutti i danni che ha fatto a Roma, incastrato per una cenetta a piazza Margana. Un regime change fatto nel peggiore dei modi, per via giudiziaria. Viene quasi voglia di difendere l’adorabile faccia da schiaffi del Roi: accusarlo di aver messo su tutto questo macello di Uefa, che sembra il casino organizzato di Fascetti, per un paio di milioncini dal Qatar, che poteva pure permettersi di regalargli tre arrondissement di Parigi, è un insulto alla sua intelligenza. Del resto, se non c’è più il calcio dove era rigore quando arbitro fischiava, è perché loro l’hanno ridotto a un calcio in cui è squalifica quando bonifico canta.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"