Vincenzo Nibali (foto LaPresse)

Nibali vince e ricorda al Tour cos'è il ciclismo

Giovanni Battistuzzi
Lo Squalo ottiene la prima vittoria italiana alla Grande Boucle con uno scatto sulla Croix de fer e oltre cinquanta chilometri da solo. Ora è quarto a 1'19" dal podio. Froome per la prima volta staccato da Quintana. Domani l'Alpe d'Huez, ultimo arrivo in salita della corsa.

Regina è la tappa, regale l'impresa. Un assolo di oltre cinquanta chilometri sulle Alpi più alte, più dure, più belle, un assolo vorace che riconcilia il Tour con il ciclismo, che addormenta le voci e le accuse su Froome, che riporta Nibali e l'Italia alla vittoria. Vincenzo fa l'impresa alla penultima occasione, sulla strada verso La Toussuire, centro sciistico della Savoia, scoperta giovane della Grand Boucle. E lo fa facendo riscoprire alla Francia come si corre, cos'è questo sport, cosa vuol dire dimenticare la tattica e affidarsi alla classe, al coraggio, alla determinazione.

 

Lo Squalo si ritrova sulle sue cime, sulle sue salite e lo fa a suo modo, abbandonando i calcoli per cercare l'ebbrezza della solitudine, dell'azione solitaria; lo fa con uno scatto di rabbia e potenza sulla Croix de Fer, seconda ascesa di giornata, penultima prima di quella finale a La Toussuire; lo fa fregandosene dell'idiozia moderna del fair play ad ogni costo, scatta nel momento esatto del salto di catena di Chris Froome, perché così il ciclismo è sempre andato, gli inconvenienti sono parte di questo sport e sta alla forza del singolo sfruttarli al meglio.

 

Nibali sorride sul traguardo, gioisce, applaude, si applaude, lo applaudono. Nibali si riprende quello che gli era stato dalla sfortuna e dal nervosismo di un anno da unica àncora di salvezza dell'Italia a pedali, quella di una squadra travolta da casi di doping e di poca chiarezza, quella di un Tour che ha rischiato di vedere da casa a causa di una licenza in forse sino a marzo.

 

[**Video_box_2**]L'impresa del siciliano ridesta il Tour da quel senso di impotenza che era caduto sui corridori dopo la vittoria di Froome a La Pierre-Saint-Martin. Il vantaggio della maglia gialla è ancora ampio, probabilmente incolmabile, ma oggi ha subito per la prima volta un dimagrimento. Il keniano perde terreno da Quintana, accusa una trentina di secondi, resta sui pedali agli scatti dello scalatore colombiano, fatica, ma non arranca, rende comunque chiara l'idea di non essere inarrivabile.

 

Domani c'è l'ultima possibilità per ribaltare il già scritto, per riscrivere il copione della maglia gialla. Domani c'è l'Alpe d'Huez, prima la Croix de Fer, ancora. Domani è l'ultima chiamata, per sovvertire serve coraggio e pazzia, serve un attacco da lontano, serve fare il Nibali.