Vladimi Putin (foto LaPresse)

Perché nonostante il Fifagate i Mondiali del 2018 saranno disputati in Russia

Giovanni Battistuzzi
Tre anni per organizzare una manifestazione come la Coppa del Mondo sono pochi per riaprire una gara, presentare progetti, avviare e finire lavori. Quattro le alternative: confermare la sede scelta, appaltarla a un’altra nazione, renderla itinerante come gli Europei 2020, farla saltare.

Da una parte le indagini sul cosiddetto Fifagate che continuano, si espandono, tirano in mezzo un po’ tutti, dai dirigenti ai ministri dello sport, parlano di corruzione a ogni livello, Mondiali comprati e venduti, anzi svenduti per ottenere altri favori; dall’altra Blatter – che resiste a suo modo, annuncia dimissioni, ci ripensa, diffonde voci su una sua possibile ricandidatura – e il calcio, o quello che resta e sarà, una Coppa del Mondo che si avvicina, quella in Russia, nel 2018. Tre anni, pochi per organizzare una manifestazione del genere, pochissimi per riaprire una gara, presentare progetti, avviare e finire lavori. Quattro le alternative: confermare la sede scelta, appaltarla a un’altra nazione, renderla itinerante come gli Europei 2020, farla saltare.

 

Esclusa l’ultima opzione, impensabile, rimangono le altre tre. Intanto in Russia si guarda al proseguimento delle indagini, si attendono le prove di un effettivo coinvolgimento nello scandalo, l’eventuale processo, insomma quello che accadrà. C’è attesa, tensione, ma non si attende, anzi. Il ministro dello sport russo Vitaly Mutko ha ricevuto a Samara Jérôme Valcke, segretario generale della Fifa, per un sopralluogo degli stadi che dovrebbero ospitare il Mondiale e per discutere di logistica, indicare i possibili luoghi per il ritiro delle squadre e altri aspetti organizzativi. “Continuiamo a lavorare, se ci fossero prove del nostro coinvolgimento sarebbe una discussione diversa", ha detto Mutko all'agenzia di stampa statale Tass, “ma non abbiamo nulla di cui vergognarci”.

 


Sepp Blatter con Vladimir Putin prima della finale del Mondiale in Brasile


 

 

E i lavori non solo proseguono, avanzano spediti, in ampio anticipo rispetto ai tempi di consegna ipotizzati nel dicembre 2010, quando a Zurigo venne assegnata la Coppa del Mondo a Mosca. Nelle ultime settimane il governo russo, come riporta il Wall Street Journal, ha accelerato le pratiche per sbloccare le risorse necessarie per la costruzione degli stadi e la realizzazione delle migliorie di miglioria urbana richieste dalla Fifa al momento dell’attribuzione dell’evento sportivo. La maggior parte degli impianti dovrebbero essere pronti già entro la metà del 2017, la rete viaria conclusa a fine del 2016 e le altre infrastrutture pronte entro i primi mesi del 2018. Un aspetto da non sottovalutare, soprattutto alla luce dei problemi gestionali e d’immagine capitati alla vigilia degli ultimi due Mondiali in Sud Africa e Brasile, con stadi non del tutto finiti, strade di collegamento rattoppate e servizi non all’altezza della manifestazione.

 

Se gli inquirenti continuano a indagare, Mosca non aspetta e punta sull’avanzamento dei lavori e il rispetto dei tempi di consegna dei nuovi impianti per convincere Fifa e giustizia dell’impossibilità di trasferire altrove la massima competizione calcistica mondiale. "Mancano tre anni all'inizio della Coppa del Mondo, e tre anni non sono molto tempo per decidere di spostare il torneo altrove e soprattutto per organizzarlo in maniera decente”, ha detto Mutko alla televisione russa durante l’incontro con il segretario generale della Fifa, “ma è un tempo più che sufficiente per completare i preparativi che abbiamo già iniziato”.

 


Le sedi del Mondiale 2018


 

Al momento, infatti, è già stato elargito alle regioni che dovranno supervisionare i lavori circa il 37 per cento dei 660,6 miliardi rubli (12 miliardi di euro) stanziati da governo e privati per l’organizzazione della Coppa del Mondo, ed entro fine anno già il 60 per cento del budget sarà distribuito. Dei dodici stadi, undici sono già in stato avanzato di costruzione o ammodernamento (solo quello di Kaliningrad preoccupa in quanto l'azienda a cui è stato appaltato il lavoro è andat in bancarotta), i finanziamenti sono già stati elargiti e “non si può tornare indietro, poiché non è previsto per legge un rimborso allo stato delle risorse già assegnate. Se ci saranno novità, chi avrà avuto l’onere di prenderle, dovrà spiegare ai russi il perché i loro soldi sono stati impiegati per qualcosa che ci doveva essere e non c’è stata”.

 

[**Video_box_2**]Alla velocità russa si contrappone l’immobilità della Fifa e del calcio mondiale. Se la Fifa post Blatter (se ci sarà davvero un post Blatter) deciderà una rassegnazione della competizione lo farà solamente nel 2016 dopo la nuova elezione del presidente del massimo organismo calcistico internazionale. E con due anni di anticipo rispetto all’inizio del Mondiale la candidature possibili, considerando che la competizione dovrà essere ospitata in Europa sarebbero due: Francia, che ospiterà gli Europei 2016, e soprattutto Inghilterra. Ma la Football Association ha già detto tramite il suo amministratore delegato Martin Glenn di non essere interessata a organizzare la Coppa del Mondo né nel 2018, né nel 2022: "E' stato assegnato alla Russia in buona fede. Non hanno mai ospitato un Mondiale, perché non dovrebbe giocarsi lì? E l'intenzione per il Mondiale 2022 non è mai stata quella di farlo disputare in Europa, quindi deve svolgersi fuori". E anche la federcalcio francese, sentito il governo, non sarebbe disponibile a farsi carico dei Mondiali. Per quanto riguarda l’ultima ipotesi, quella di renderla itinerante come gli Europei 2020, ha già risposto Jérôme Valcke due settimane fa: “Non scherziamo, un conto è un torneo continentale, altra cosa è il Mondiale”.